L’ultimo saluto a Stefano Galli, il leghista che tanto ha fatto per la sanità lecchese
Oggi non ci sono più difensori del San Leopoldo Mandic, ma in realtà nemmeno del Manzoni e dell'Umberto I°. I consiglieri regionali leghisti in carica sono del tutto assenti sul tema, più impegnati nell'individuare il posizionamento migliore che la riapertura della Psichiatria di Merate chiusa all'inizio della pandemia e mai più riaperta nonostante le rassicurazione del direttore generale Paolo Favini.
E non ci sono più leghisti disposti a sostenere le evidentissime criticità del nostro presidio perché così ordinano dall'alto, guai, la regione è a trazione Lega come si fa a contestarne le strategie? Prendiamo il sindaco di Merate che dovrebbe avere il massimo dell'attenzione sul presidio. Qualcuno l'ha mai sentito alzare la voce, presentare un documento, indossare la fascia tricolore e chiedere perché i reparti vengono ridimensionati, il personale se ne va, le prestazioni calano a tutto vantaggio delle strutture private?
Bene Stefano Galli tutto questo lo faceva, a modo suo, un po' brutale, ma sempre in buona fede. Forse oggi la Cardiochirurgia al Manzoni è un eccesso, probabilmente aveva ragione Giulio Boscagli a sostenerne l'inutilità. Ma allora, vent'anni fa la Cardiochirurgia voleva dire assegnare al presidio di Germanedo un asset in più per competere col Sant'Anna e il San Gerardo.
Stefano se n'è andato col solo conforto della famiglia e di pochi amici, ha pagato il conto per tanti ma alla fine la presenza dei più significativi top manager alle sue esequie ha sancito in via definitiva quanto questo leghista duro e puro ha fatto per la sua comunità.