Montevecchia: la testimonianza di Marta, volontaria OMG, tra difficoltà e speranze

È stata una testimonianza preziosa quella che Marta Capra - volontaria dell'Operazione Mato Grosso e ormai dal 2007 missionaria attiva a Lima, in Perù - ha condiviso con i presenti giovedì sera nella parrocchia San Giovanni Battista Martire di Montevecchia.

La missionaria Marta Capra con il marito Melvin

"La casa Virgen de Guadalupe - dove vengono ospitati circa una trentina di pazienti malati e bisognosi di cure - desiderata fortemente da padre Ugo, ha vissuto due anni difficili e particolari con il manifestarsi dalla pandemia di Covid19" ha spiegato la missionaria, "Abbiamo vissuto in maniera molto diversa con lo scoppio improvviso della pandemia. Gli ospedali erano totalmente bloccati quindi la maggior parte dei malati che assistiamo non hanno potuto avere accesso alle cure, se non solo i pazienti oncologici". Anche il numero di persone abitualmente ospitate nella casa ha dovuto ridursi per poterle curare in sicurezza e l'abitudine di vedere sempre l'abitazione ricca di persone si è andata un po' persa.
Assistere i pazienti malati è l'aspetto prioritario di cui si occupa Marta - che ha studiato per diventare infermiera - insieme al marito Melvin, e ad altre operatrici. Il compito principale è quello di accompagnarli negli ospedali del centro dove i pazienti devono fare visite ed esami facendosi carico di pagare loro i mezzi di trasporto, come bus e taxi. Un grande problema per le famiglie del Perù è proprio quello di farsi carico dei malati, che rappresentano un peso economico, e una bocca in più da sfamare che non contribuisce però al mantenimento della famiglia. Poi ci si occupa anche di altri progetti, come le spedizioni nelle zone rurali della Serra Andina - fuori da Lima, capitale che ospita circa 30 milioni di abitanti - dove la gente vive ancora di agricoltura e allevamento e la povertà si fa sentire con forza.

Soprattutto per i più giovani non è facile districarsi dalle difficoltà che incontrano e anche di questo ha cercato di occuparsene padre Ugo, "ha aperto una cooperativa in cui i ragazzi possono imparare il mestiere del falegname o dello scultore - ha spiegato Marta - le creazioni che vengono realizzate, principalmente mobili e arte sacra, vengono poi vendute sia a Lima che in altre parti del mondo. Per le donne invece ci sono i lavori di maglieria, mosaico e vetro fusione". Con questa formazione l'obiettivo è permettere ai ragazzi e alle ragazze che finiscono la scuola media e si trasferiscono in città, a Lima, di avere un lavoro e poter restare in paese. E anche dal punto di vista dell'educazione, nonostante questa si sia incrementata, non è sempre possibile gestirla nella maniera corretta, "Adesso la maggior parte dei ragazzi frequenta la scuola. Hanno 6 anni di primaria e poi 5 di secondaria. Il problema è che le scuole pubbliche hanno un numero molto alto di studenti e nelle scuole rurali, invece, i professori sono poco controllati e non tutti svolgono bene il proprio lavoro" ha detto la volontaria. Sicuramente ci sono stati passi avanti, come l'introduzione dell'obbligo per i professori di conoscere la lingua parlata dagli Inca, il Quechua, per poter insegnare.

Nonostante ci siano degli aspetti in cui il governo peruviano ha cercato negli anni di intervenire per garantire un supporto alla popolazione, una delle grosse piaghe rimane la corruzione, e un sistema oligarchico, in cui la ricchezza del paese è in mano a pochi. "La volontà di fare denaro facile è diffusa, soprattutto con il covid abbiamo visto molta speculazione, per esempio su ossigeno o ventilatori, da una parte c'è stato un grande sostegno delle Università ma la direzione degli ospedali non è stata in grado di sfruttare in modo efficiente quanto messo a disposizione". Per quanto riguarda invece l'assicurazione sanitaria, lo stato ha iniziato a garantirle anche ai più poveri, "Ci sono strutture statali a cui si può accedere a prezzi modici, per le fasce più povere della popolazione, poi vi sono quelle per i lavoratori che possono godere di un'assicurazione più alta e infine le strutture private a cui hanno accesso solo i benestanti". Quando lo Stato non riesce a coprire le spese delle cure per i malati che vivono nella Casa allora Marta e gli altri volontari cercano di intervenire aiutandoli nel pagamento della spesa in strutture private.
L'opera di volontariato è indispensabile per far fronte a tutte queste necessità e uno degli ultimi progetti di cui si sta facendo carico è quello di assistere gruppi di bambini che hanno vissuto situazioni particolarmente difficili o subito violenze e che alloggiano in due piccole case con una capienza massima di una trentina di ragazzi. A sostenere le missioni in Perù, ha riferito Marta, sono soprattutto gruppi in Italia, "la maggior parte degli aiuti arriva da lì, poi abbiamo donne che fanno ravioli il cui ricavato della vendita ci viene donata, o oppure amici benefattori che da anni ci sostengono e ultimamente abbiamo anche incontrato un benefattore a Lima, che ogni quindici giorni ci fa la spesa e questo è un grande aiuto." Indispensabili per poter far fronte alle spese più ingenti, quali il mantenimento della Casa.

La testimonianza di Marta è terminata accompagnata dalle parole di fede e speranza di don Fabio, " Quello che rimane è un racconto di chi ha a che fare con gli ultimi in situazioni non semplici in cui le prospettive non sono mai rosee. Da questo racconto emerge la costanza del bene seminato goccia a goccia ed è questo l'importante. Il bene vale perché è bello e va al cuore delle persone e va nel concreto di quella che è la situazione e usa tutti i mezzi possibili immaginabili per farlo".

F.Fu.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.