Nelle elezioni comunali ha prevalso l'iperlocalismo, la frammentazione una banalizzazione della gestione della cosa pubblica. E in provincia?
E' tempo di castagne, di ricci aperti, chiusi e socchiusi che aspettano di partorire per sgravarsi del frutto maturo. Basta salire in Valsassina per incontrare sul sentiero persone, gruppi famiglie con bambini o anziani con la borsa di plastica, con il bastone che frugano tra l'erba, i sassi e le sterpaglie. La castagna fa scattare il sorriso e un'esclamazione:"trovata!"
Poi, per qualche strana associazione, la castagna richiama la composizione politica della valle. Il centrosinistra è quasi assente, ci sono delle rare presenze individuali in alcune liste; prevalgono le liste civiche di paese del buon senso che guardano più verso il centrodestra; anche nella sponda del lago domina il centrodestra.
In Brianza tre postazioni storiche del centrosinistra sono cadute. Il centrodestra nella provincia lecchese con le sue liste del buon padre di famiglia, del razionale pragmatico dominano la scena. Con il rinnovo del Consiglio Provinciale di Lecco si vedrà se questa disseminazione di anime di buona volontà e iperlocalistiche saranno in grado di eleggere una maggioranza. Le condizioni sulla carta, ragionando con vecchi schemi di riferimento, dovrebbero esserci. Soltanto il prevalere di una rigidità iperlocalista e non identitaria di appartenenza potrà mettere in forse l'impasto.
Dall'altra parte il Pd, con i suoi conflitti interni, non è in grado di analizzare e sviscerare il fallimento di questo secondo turno elettorale delle comunali. A parte Lecco (33 voti di differenza), anche nell'altra tornata dell'anno scorso il centrosinistra ha perso comuni storici come Cassago Brianza. Valmadrera, Oggiono se la sono cavata perché la Lega e il centrodestra si sono divisi e non solo.
Per il centrosinistra si è chiusa una fase: le lancette dell'orologio sono tornate indietro almeno di trent'anni. Punto e a capo. Nessuno esclude che nel Pd si siano svolte, a porte chiuse. delle discussioni, ma nulla è stato comunicato all'esterno agli elettori e ai simpatizzanti. Qualche coraggioso del Pd ha messo - pubblicamente - in discussione la funzione dei Circoli. Ma anche questo è un linguaggi criptato per gli appartenenti. Un osservatore esterno può solo registrare che il Pd lecchese, come i porcospini di Schopenhauerin, si sta chiudendo per proteggersi e difendersi.
In contemporanea, in questi giorni, sta girando un documento di alcuni sindaci di Iv o simpatizzanti per le prossime elezioni Provinciali. Il documento si caratterizza per la sua pragmaticità e razionalità: gestire meglio l'esistente (semplificazione). Ma la cosa che sorprende, e fa un po' sorridere, è che i promotori del documento si presentano come se fossero il "nuovo ". Sono persone che hanno alle spalle una lunga militanza nei vecchi partiti storici del novecento; in tutti questi anni sono stati capaci di muoversi con intelligenza e destrezza. Nulla di male. Però, presentarsi come quelli che fanno le pulci ai dogmatismi del centrosinistra o del centrodestra, fa sorridere.
L'altra lista, o aggregato di piccole sigle, è quella del civismo. Anche in questo caso questa tipologia di civismo sollecita qualche perplessità. Infatti, la proposta fatta dalla lista civica di incontrarsi con i sindaci, è stata già messa in stand by dalle dichiarazioni pubbliche da un triplicante neo sindaco. I due provengono dallo stesso partito storico: mutatis mutandis.
Va riconosciuto ai sindaci la capacità politica di sapersi muovere prima degli altri e di lanciare la partita delle elezioni provinciali.
Sul territorio lecchese si è disegnata una mappa caratterizzata da un iperlocalismo comunale che evidenza la frammentazione e la "banalizzazione" della gestione della cosa pubblica. Non basta essere un buon padre di famiglia, una buona madre o un buon nonno per gestire la cosa pubblica. Fanno bene i vecchi sindaci del novecento a sollecitare un ragionamento. I contenuti sono ovvi. Come osservatori delle cose della politica adesso attendiamo le proposte del Pd e degli altri partiti grandi o piccoli che siano per il Consiglio Provinciale. Nel frattempo le castagne potranno essere cucinate al forno, sulla brace, bollite e non solo.
Poi, per qualche strana associazione, la castagna richiama la composizione politica della valle. Il centrosinistra è quasi assente, ci sono delle rare presenze individuali in alcune liste; prevalgono le liste civiche di paese del buon senso che guardano più verso il centrodestra; anche nella sponda del lago domina il centrodestra.
In Brianza tre postazioni storiche del centrosinistra sono cadute. Il centrodestra nella provincia lecchese con le sue liste del buon padre di famiglia, del razionale pragmatico dominano la scena. Con il rinnovo del Consiglio Provinciale di Lecco si vedrà se questa disseminazione di anime di buona volontà e iperlocalistiche saranno in grado di eleggere una maggioranza. Le condizioni sulla carta, ragionando con vecchi schemi di riferimento, dovrebbero esserci. Soltanto il prevalere di una rigidità iperlocalista e non identitaria di appartenenza potrà mettere in forse l'impasto.
Dall'altra parte il Pd, con i suoi conflitti interni, non è in grado di analizzare e sviscerare il fallimento di questo secondo turno elettorale delle comunali. A parte Lecco (33 voti di differenza), anche nell'altra tornata dell'anno scorso il centrosinistra ha perso comuni storici come Cassago Brianza. Valmadrera, Oggiono se la sono cavata perché la Lega e il centrodestra si sono divisi e non solo.
Per il centrosinistra si è chiusa una fase: le lancette dell'orologio sono tornate indietro almeno di trent'anni. Punto e a capo. Nessuno esclude che nel Pd si siano svolte, a porte chiuse. delle discussioni, ma nulla è stato comunicato all'esterno agli elettori e ai simpatizzanti. Qualche coraggioso del Pd ha messo - pubblicamente - in discussione la funzione dei Circoli. Ma anche questo è un linguaggi criptato per gli appartenenti. Un osservatore esterno può solo registrare che il Pd lecchese, come i porcospini di Schopenhauerin, si sta chiudendo per proteggersi e difendersi.
In contemporanea, in questi giorni, sta girando un documento di alcuni sindaci di Iv o simpatizzanti per le prossime elezioni Provinciali. Il documento si caratterizza per la sua pragmaticità e razionalità: gestire meglio l'esistente (semplificazione). Ma la cosa che sorprende, e fa un po' sorridere, è che i promotori del documento si presentano come se fossero il "nuovo ". Sono persone che hanno alle spalle una lunga militanza nei vecchi partiti storici del novecento; in tutti questi anni sono stati capaci di muoversi con intelligenza e destrezza. Nulla di male. Però, presentarsi come quelli che fanno le pulci ai dogmatismi del centrosinistra o del centrodestra, fa sorridere.
L'altra lista, o aggregato di piccole sigle, è quella del civismo. Anche in questo caso questa tipologia di civismo sollecita qualche perplessità. Infatti, la proposta fatta dalla lista civica di incontrarsi con i sindaci, è stata già messa in stand by dalle dichiarazioni pubbliche da un triplicante neo sindaco. I due provengono dallo stesso partito storico: mutatis mutandis.
Va riconosciuto ai sindaci la capacità politica di sapersi muovere prima degli altri e di lanciare la partita delle elezioni provinciali.
Sul territorio lecchese si è disegnata una mappa caratterizzata da un iperlocalismo comunale che evidenza la frammentazione e la "banalizzazione" della gestione della cosa pubblica. Non basta essere un buon padre di famiglia, una buona madre o un buon nonno per gestire la cosa pubblica. Fanno bene i vecchi sindaci del novecento a sollecitare un ragionamento. I contenuti sono ovvi. Come osservatori delle cose della politica adesso attendiamo le proposte del Pd e degli altri partiti grandi o piccoli che siano per il Consiglio Provinciale. Nel frattempo le castagne potranno essere cucinate al forno, sulla brace, bollite e non solo.
dr. Enrico Magni