Comodamente sedute/16: castagne e sensi di colpa. Imperfetti per poter cambiare vita

Avevamo ancora i figli piccoli quando mio marito una sera è tornato dall’ufficio con due piccole piante di castagno.
“Cosa ne facciamo?” avevo chiesto perplessa.
“Le piantiamo in giardino”.
Oggi quelle piccole piante sono diventati due alberi che in questo periodo traboccano di castagne che io amo, ma che ahimè nuocciono alla mia salute e a quella dei miei familiari.
Eppure ogni anno la storia si ripete: le raccolgo, mi dico stavolta resisto e poi inevitabilmente le faccio lesse o caldarroste salvo poi annegare nei sensi di colpa quando tutti quanti, dopo averle mangiate, si lamentano.
A volte compiamo dei gesti sapendo che produrranno conseguenze spiacevoli, ma perseveriamo, chissà perché.
Ci sono emozioni come l’amore e la paura che quando veniamo al mondo ce li abbiamo già sottopelle, mentre il senso di colpa il più delle volte emerge quando cominciamo a relazionarci con le persone, soprattutto con quelle che ci stanno a cuore: i familiari, i colleghi, gli amici, o gli ambiti sociali come la scuola, lo sport, il volontariato.
Pensate che la parola  “Colpa” deriva dal greco e significa mancare il bersaglio.
Il senso di colpa è una sorta di campanello di allarme che ci rimprovera quando compiamo qualche gesto che va contro il nostro codice morale, quando manchiamo in qualcosa in cui non avremmo dovuto fallire e di per sé questo stato d’animo non sarebbe nemmeno negativo, se venisse assunto a piccole dosi.
Invece permettiamo ai sensi di colpa di seppellirci, sia che provengano dal nostro cuore, o peggio ancora, da quello degli altri.
Ci sentiamo in colpa per qualcosa che abbiamo fatto
e non avremmo dovuto fare
o per qualcosa che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto.
Per questo ci sentiamo intrappolate.
C’è come un senso di inadeguatezza in noi che ci impedisce di accogliere le situazioni per quelle che sono, ci spinge a cercare in qualche modo di modificarle, aggiustarle, plasmarle per soddisfare le aspettative di chi ci circonda e per sentirci in pace nei confronti del nostro senso del dovere.



Come imparare a convivere con loro?
Forse potremmo cominciare accettando il fatto che non sempre siamo obbligati a fare qualcosa solo per il bisogno di compiacere gli altri, perché chi ci ama, lo fa a prescindere dai nostri sì e dai nostri no.
Soltanto facendo del nostro meglio, ma senza disperarci nel caso non dovessimo riuscire, potremo giungere a un compromesso con i nostri sensi di colpa e imparare che non siamo cattive persone se qualche volta deludiamo qualcuno.
Vi dico la verità, io con i sensi di colpa ho fatto passi da gigante, pur correndo il rischio di essere considerata un po’ egoista.
Ma ditemi voi cosa ne fanno i nostri figli di una mamma che si sente perennemente in colpa perché non riesce ad arrivare dappertutto?
Che insegnamento potrebbero mai trarre da questo atteggiamento?
E a proposito di figli, c’è un altro aspetto importante sul quale intendo lavorare: non suscitare i sensi di colpa nelle persone che amo.
Non è facile, a volte quando non riesco a mordermi la lingua in tempo e cedo alla tentazione di muovere osservazioni e rimproveri, mia figlia mi dice: “Mi fai sentire stra in colpa”.
Dico la verità, mi fa male il cuore dal dispiacere, perché capisco come si sente e vorrei risparmiarle questo sentimento.
Insomma siamo imperfetti, ma è meraviglioso pensare che finché ci sarà dato di stare al mondo, potremo davvero cambiare la nostra vita, a piccoli passi naturalmente e, possibilmente senza pungerci troppo.
Vi auguro una buona domenica senza sensi di colpa, magari dedicata alla raccolta delle castagne e come sempre, se avete voglia di venire a trovarmi, vi aspetto con piacere nel mio blog www.comodamentesedute.com.
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo
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