Sabbioncello: la misericordia che prima di tutto salva chi la fa. L'incontro al convento
Il convento di Sabbioncello ha ospitato nella serata di sabato una conferenza a tema povertà e accoglienza, ospitando il direttore della Caritas dr. Luciano Gualzetti e padre Gabriele Trivelli di OFM Milano - Francescani per la vita. Scopo dell'incontro, moderato dal diacono Alessandro Misuraca, è stato quello di analizzare in un certo senso la figura dei buoni samaritani dei nostri tempi e il significato del loro gesto di misericordia verso le sempre più numerose persone scartate e abbandonate dalla società.
''La chiave di volta, in ogni caso, è capire che tutti gli uomini hanno una dignità inviolabile'' ha proseguito il direttore della Caritas. ''Ciò va anche a vantaggio delle future generazioni, del creato. Se rimuovo la non dignità la rimuovo anche per le future generazioni. Bisogna impegnarsi tutti per cambiare le cose. Ogni uomo è degno di costruirsi una vita che dia il meglio di sè. Questa è la condizione per una pace duratura. Si deve basare su una possibilità, sul sognare una umanità diversa. Bisogna cambiare il nostro modo di vedere gli altri e avere un atteggiamento di apertura e benevolenza''.
''Le iniziative di carità sono ubicate in tante grandi città'' ha spiegato frate Gabriele. ''Il mio compito oggi è quello di raccontare una realtà che spesso sfugge ai nostri occhi. Per comprendere tutto questo partirei però dall'esperienza di San Francesco. 'Mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi' diceva. 'Nell'aspetto non piacevole ma di fronte a questa realtà il Signore mi condusse tra loro e usai con essi misericordia'. Per fare il bene, innanzitutto, bisogna saper conoscerlo. L'incontro con il lebbroso, per San Francesco, si trasforma da ciò che era troppo amaro in dolcezza per anima e corpo. I poveri diventano così i nostri maestri: Francesco, infatti, non si accosta al lebbroso per aiutarlo, perchè il vero bisognoso è lui e questo incontro lo guarisce. I poveri sono la nostra medicina, possono guarirci''.
Padre Gabriele Trivelli
''Dal modo di vivere che ci chiude in noi stessi abbiamo bisogno di essere guariti'' ha proseguito il religioso. ''L'utopia della fraternità può nascere non solo dal riconoscerci fratelli ma dal bisogno di lasciarci guarire dalle amarezze della vita e tutto ciò che ci impedisce di realizzare una vita gioiosa. La compassione diventa progetto. Tutto il progetto medio della società era andato sgretolandosi ma l'incontro con il lebbroso lo salva dalla depressione. In questa esperienza di attenzione all'altro riesce a partire quel processo di guarigione di cui tutti abbiamo bisogno, di mettersi in confronto con l'altro anche se dà fastidio. Ciò vale per il diverso, lo straniero, la persona sola con tutte le problematiche ma anche il compagno nella quotidianità. Nel corso della pandemia il gesto di carità diventava la medicina che faceva uscire dalla solitudine e metteva in relazione con le persone bisognose''.
Il dottor Luciano Gualzetti
''La solidarietà va innanzitutto spiegata e approfondita'' ha invece commentato il dr. Gualzetti. ''Perchè in un certo senso solidali possono esserlo anche i mafiosi che si prendono cura di determinate cose e persone. Però chiaramente nella loro solidarietà c'è l'inganno. La prossimità, se chiusa ad una cerchia ristretta, diventa solo dei suoi soci. L'estasi, invece, è fare fuori da sè, avere uno sguardo esterno da sè aiuta anche a ricevere provocazioni degli altri e questo aiuta a vedere le proprie ferite. Ed è attraverso questi segni che nasce la solidarietà. Ma torno a ripetere, c'è atteggiamento e atteggiamento. Molte storture vanno viste in faccia e dobbiamo cercare di smascherare chi ci inganna''.
Il diacono Alessandro Misuraca
E.C.