Osnago: ultimo saluto al parroco don Costantino con omelia dell'Arcivescovo Delpini: ''la sua morte è un dono d'amore''

È stato celebrato nel suo oratorio il funerale di don Costantino Prina, venuto a mancare giovedì 7 ottobre a 74 anni. Negli spazi all'aperto dove hanno scorrazzato generazioni di bambini, rallegrando l'animo del parroco in tanti momenti, nella mattinata odierna, sabato 9 ottobre, è arrivato il momento del raccoglimento, della preghiera, della commozione, del ricordo. Moltissime le persone accorse in via Gorizia, sfruttando quasi completamente l'area esterna dell'oratorio.

A officiare le esequie dell'ex decano di Merate è stato l'arcivescovo di Milano Mario Delpini, che ha ricordato così don Costantino: "Un prete che è sempre stato stimato, è sempre vissuto in una comunione profonda con i suoi vescovi, anche con me per una personale amicizia. Ha vissuto intensamente il servizio alla Chiesa di Milano". Monsignor Delpini nell'omelia ha indugiato sul ruolo che un prete ha all'interno della comunità religiosa, quali sono le gioie e gli affanni nella vita di un sacerdote. "Il prete vive di una vocazione. Il suo modo di vivere, le sue scelte e le sue parole sono risposte al Signore che chiama. Accoglie la parola di Gesù e non ha altro scopo nella vita che praticarla e annunciarla".

Don Costantino Prina, parroco di Osnago dal 2007 al 2021

L'arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini

L'obbedienza a Dio è la cifra dell'agire di un prete e il criterio per valutare il suo magistero. Ma il giudizio del suo operato, ha rammentato monsignor Delpini, spetta solo al Signore. E così, ha concluso tornando a parlare del parroco di Osnago: "Don Costantino è stato un prete, ha risposto alla sua vocazione, ha preparato alla Pasqua, ha offerto il perdono dei peccati. Ha fatto della sua vita e della sua morte un dono d'amore. È stato un prete. Ecco il messaggio che ci rivolge portando adesso a compimento quella missione che qualche volta gli sembrava incompiuta".



In un passaggio dell'intervento di monsignor Delpini anche un riferimento implicito all'episodio di violenza subito in canonica da don Costantino nel 2016: "Gesù ha fatto del bene, ha curato i malati, ha accarezzato i bambini e i lebbrosi, ha dato da mangiare agli affamati. Ha ricevuto in cambio insulti e percosse. Dunque questa è la strada anche per me, prete, fare del bene a tutti, anche in caso di ricevere percosse, di incontrare distanze e indifferenza".
Al termine dell'omelia, in un'invocazione al Signore, l'arcivescovo di Milano ha pregato: "Dio di misericordia, accogli in cielo nell'aperta contemplazione della Tua verità don Costantino che fu qui in terra per Tuo volere dispensatore fedele dei Tuoi sacramenti".


Conclusa la funzione religiosa con la benedizione, l'arcivescovo ha lasciato l'oratorio. È stato il momento dei ricordi delle persone che don Costantino ha incontrato lungo il percorso a Osnago. È intervenuto il sindaco Paolo Brivio, in prima fila insieme al sindaco di Canzo - paese natale di don Costantino - Giulio Nava, al sindaco di Malgrate - dove ha esercitato il sacerdozio dal 1991 al 2003 - Flavio Polano, la sindaca di Lomagna Cristina Citterio in rappresentanza della Conferenza dei sindaci del Meratese. Anche il primo cittadino osnaghese, che per la giornata odierna ha decretato il lutto cittadino, ha ricordato l'episodio di violenza subito da don Costantino. "La sua umiltà e la sua coraggiosa mitezza mi avevano stupito quando, uscito dall'ospedale, mai si era lasciato andare ad una parola di rabbia, di risentimento o rimprovero nei confronti dei due giovani ai quali aveva aperto la porta e che lo avevano quasi strangolato. Nemmeno aveva esibito retoriche parole di perdono pubblico. Lo aveva testimoniato con i fatti, riprendendo il filo dell'accoglienza e dell'apertura che erano suoi impegni profondi". Paolo Brivio ha quindi concluso: "L'amministrazione comunale e l'intera comunità di Osnago hanno un debito di gratitudine nei confronti di don Costantino".

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Nel corso della celebrazione funebre sono stati pure letti due scritti da parte del Cardinal Ravasi, che ha avuto don Costantino come alunno al seminario milanese, e del Cardinal Scola. Ravasi ha testimoniato di aver sentito poco tempo fa telefonicamente don Costantino venendo a sapere "per sua stessa voce l'annuncio della sua fine imminente, offrendomi una straordinaria testimonianza di serenità e di abbandono fiducioso a Dio". Il legame con Angelo Scola è nato invece quando don Costantino è stato parroco di Malgrate, paese natio dell'allora arcivescovo. "Fin da subito mi ha colpito in lui l'umiltà della fede e la grande generosità nell'azione pastorale. Il suo sacerdozio ne risultava particolarmente illuminato" ha riportato Scola, che ha espresso gratitudine per il modo in cui don Costantino ha accompagnato i suoi genitori nella fase finale dei loro giorni. "La sua finezza d'animo e la sua resistenza alle prove erano l'espressione della sua dedizione a Gesù e dell'edificazione della comunità cristiana".
 
In ultimo tre testimonianze. Una dal mondo della scuola dell'infanzia. Da parte dei genitori è stata apprezzata la generosità silenziosa del parroco, dai bambini la dolcezza nei suoi sorrisi. Insieme al personale scolastico le famiglie dei bambini avvertono già la sua mancanza. A nome del gruppo dei ragazzi dell'oratorio una giovane ha ricordato don Costantino come un solido punto di riferimento a cui affidare le proprie incertezze, "una guida sincera e disponibile, capace di infondere tanto amore e affetto". Doti dimostrate fino all'ultimo.

Le parole più commosse sono giunte infine dai membri del Consiglio pastorale, che hanno riassunto il magistero di don Costantino in tre parole: fede, speranza e carità. "Hai sempre saputo orientarci all'essenzialità della fede. Il Consiglio pastorale ha sottolineato l'impulso che don Costantino ha mosso per le attività caritative della Locanda del Samaritano.
Il feretro è stato quindi trasportato al cimitero di Osnago, dove don Costantino ha voluto essere sepolto. Un lungo corteo ha accompagnato la salma del parroco al camposanto.

M.P.
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