Lago: ma quando si affronta il tema di isole e canneti?


All'analisi politica di Giacomo Ventrice aggiungiamo una considerazione più prosaica ma che riassume il giudizio maggiormente condiviso dai frequentatori della Riserva lago di Sartirana: l'immissario è indispensabile, lo sappiamo da molti anni, il sedimento va tolto, lo hanno già fatto quarant'anni fa con meno mezzi e meno soldi, ma quando si affronta anche il problema dell'espansione incontrollata delle isole e del canneto? Lo spirito ecologico-ambientalista impone di tutelare tutta la zona nord, una fascia coperta da mangrovie e altre piante acquatiche, peraltro tra rovi, alberi caduti, cespugli incolti e fango. Ma se le due isole ormai gigantesche si vanno saldando fra loro, la profondità dei canali diminuisce sempre più e il canneto centrale si allarga a dismisura, anche la fascia, cosiddetta "a parco pubblico" - insomma, qualcosa che anche la gente possa utilizzare non solo la fauna e la flora pure importanti - verrà meno e anno dopo anno lo specchio d'acqua andrà a chiudersi.

Chi sostiene che la natura deve fare il suo corso auspica questo, entro 100 o 200 anni - ma chi può dirlo secondo noi sono numeri a capocchia - il lago non esisterà più, sarà una specie di torbiera pronta ad inzupparsi al primo scroscio d'acqua.

Forse una via di mezzo va trovata: lasciamo pure in pace la fascia più sensibile, in pratica metà delle sponde del lago ma l'altra facciamo in modo che sia fruibile e magari, perché no, anche balneabile.

 

D'estate la Riserva è un centro di attrazione fatale soprattutto per quanti non hanno la possibilità di godersi le vacanze al mare. Attrezzare le rive, dotare la zona di un chiosco, sviluppare qualche elemento vagamente turistico, ampliare lo specchio d'acqua e renderlo balneabile in qualche punto sicuro dovrebbero essere obiettivi ragionevoli e condivisibili anche dagli ambientalisti. Al netto degli irriducibili, ovviamente.

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