Accadeva/1, puntata speciale per i nati negli anni '40 e '50. Quando Merate era un paese unito da amicizia e solidarietà

Questo "Accadeva" è una puntata speciale perché è dedicata essenzialmente ai nati negli anni quaranta e cinquanta, a quella generazione che ha contribuito in maniera determinante alla ricostruzione dell'Italia modellata come si presenta oggi. Un'Italia fatta di migliaia di paesini all'interno dei quali ciascuno ha sviluppato una forma di convivenza, fondata sulla solidarietà e l'amicizia.

Gianni Comi


In questo viaggio abbiamo un compagno d'eccezione, Gianni Comi. Posto che è tuttora in gran forma, usiamo l'imperfetto per contestualizzare il racconto. Gianni era l'operatore, uno dei primi appassionati di fotocinematografia e poi di riprese video. Grazie a lui la città - se ha rispetto per la sua memoria storica recente - dispone di molto materiale di grande interesse. Anche ora che i videogiochi hanno da tempo soppiantato i carri allegorici. Basti pensare che nell'archivio parrocchiale, istituito dal precedente Parroco Don Luigi Conti e intitolato "FONDO GIANNI COMI", ci sono ben 67 titoli/video, tutti in DVD, documentanti eventi, celebrazioni e rappresentazioni teatrali che hanno interessato dal 1959 al 2020 la storia della nostra Parrocchia Sant'Ambrogio e dell' Oratorio di Merate.



La pietra angolare di questo viaggio ha scolpita una data: giugno 1959. Perché Gianni?

"Perché, caro direttore, nel giugno del 1959 arrivò a Merate, proveniente da Lissone, don Giuseppe Fumagalli, il novello sacerdote che il parroco don Franco Longoni aveva scelto come suo coadiutore per la cura spirituale di noi giovani maschi. Quando arrivò, subito dopo l'ordinazione sacerdotale, non credevamo ai nostri occhi: avevamo di fronte un pretino magrissimo, allampanato che non aveva ancora 23 anni. La sua tonaca nera, perché sempre la indossava, pareva muoversi da sola; accanto a don Giuseppe Castiglioni, che era due volte lui, pareva ancor più mingherlino. Don Castiglioni era stato destinato alla cura dell'oratorio femminile, mentre don Fumagalli a quello maschile che aveva il suo sito sul colle di San Rocco, il San Luigi costruito a immagine della basilica di Lourdes ma mai ultimato, e oggi semidiroccato accanto al Cimitero. Siccome nel gruppo dei giovani c'era qualcuno dell'età di don Fumagalli e altri più giovani di qualche anno, decidemmo di trattarlo come un amico chiamandolo semplicemente don Peppino". 

L'oratorio di san Rocco

E da allora per tutti i fedeli, e i meratesi in generale, è rimasto l'indimenticato don Peppino.

"Proprio così. A lui andò bene e per cementare l'amicizia decidemmo di organizzare subito una gita a Firenze con la Gianna, una corriera sgangherata, del Maggioni, che normalmente faceva la navetta tra Merate e la stazione ferroviaria. Bastò quella gita per avere la conferma che don Peppino era uno dei nostri. Don Giuseppe Castiglioni era un sacerdote molto affabile, a modo, ma aveva quarant'anni e a lui ci si rivolgeva con una certa sudditanza, le sue regole erano da rispettare senza deroghe. Con don Peppino era arrivata finalmente la ventata d'aria nuova che noi giovani aspettavamo". 


In gita a Firenze


Ci sono testimonianze video della gita grazie al tuo lavoro di cineoperatore e narratore.

"E' vero, durante la gita a Firenze provai a usare per la prima volta una cinepresa che mi aveva prestato un amico. Sono sempre stato appassionato di fotografia e con questa cinepresa, la mitica Bolex Paillard 8 mm con due obiettivi fissi, iniziai la mia esperienza di cineoperatore dilettante riprendendo le fasi principali del viaggio e della giornata trascorsa a Firenze. Sulla corriera che ci riportava a Merate, il mitico amico Angelo Milani ed io gettammo le basi per la nostra prima iniziativa targata "Don Peppino": la realizzazione di un filmatodocumentario da presentare al parroco don Franco per renderlo edotto di questa nostra avventura toscana e, al tempo stesso, "lanciare" positivamente la figura del nostro nuovo coadiutore. La sera successiva, dopo cena, in casa di don Peppino dentro il castello Prinetti, nel suo piccolo alloggio che dava sull'ingresso della chiesina di san Dionigi, accuditi amorevolmente da mamma Rosa e in attesa del ritorno della pellicola Kodakrome, inviata al, laboratorio Kodak per lo sviluppo, con il fattivo coinvolgimento del nuovo coadiutore mettemmo a punto il nostro progetto. Don Peppino disponeva di un magnetofono Philips (ignoto ai giovani d'oggi) nuovo di pacca, col quale avremmo potuto abbinare alle immagini filmate una colonna sonora. Operazione complessa con i mezzi di allora era sincronizzare immagini e suoni, proiettore e magnetofono. Il melomane Angelo si procurò la musica di sottofondo e scrisse il testo "voice over", la voce fuori campo, mentre io effettuai il montaggio delle immagini girate, tagliando e incollando spezzoni di pellicola con l'aiuto di una moviola manuale e di una giuntatrice a colla, acquistate per l'occasione. Lavorando sodo per qualche sera fino alle ore piccole riuscimmo a completare il nostro primo filmato in un paio di settimane e a proiettarlo, con successo, in casa parrocchiale all'attonito don Franco. Il nostro Prevosto restò a bocca aperta. Ci chiese dove avevamo lavorato per produrre un risultato così straordinario. A casa di don Peppino, fino a notte fonda, rispondemmo. Al che don Franco allarmato ci chiese se anche il coadiutore avesse fatto le ore piccole con noi. No, no, lui dormiva profondamente. Rassicurato, don Franco ci fece grandi complimenti per il bel lavoro. Di questo primo filmato è rimasta nell'archivio parrocchiale una copia del master/documento, riversato in digitale dal magnetofono e dalla pellicola cinematografica 8 mm. su disco DVD: Un Giorno a Firenze Rif. D79 ".


E da allora la casa di don Peppino diventa, per voi giovani, una sorta di punto di ritrovo dopo cena nonché fucina di una serie di iniziative che avrebbero coinvolto tutta la città, via per via, piazza per piazza, quartiere dopo quartiere.

"E' proprio così, il ritrovo serale divenne abituale, ipotizzando quanti altri filmati avremmo potuto realizzare se avessimo organizzato al meglio le attività oratoriane. Con Angelo Milani, Gian Carlo Bosisio e don Peppino nacque allora l'idea di dividere il paese in rioni per creare quel giusto campanilismo nelle gare suscitando lo spirito competitivo tra i ragazzi che frequentavano la Domenica pomeriggio il vecchio oratorio San Luigi. Prendeva così forma l'idea del "Palio delle Contrade" di Merate".

1/continua

C.B.
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