Osnago: 17enne morì nello schianto di un ultraleggero. Assolto l'unico imputato


La vittima del drammatico incidente del 2017, Nicola Beretta

Assolto l'unico imputato a processo per la morte di Nicola Beretta, il 17enne osnaghese deceduto il 14 aprile 2017 in provincia di Cremona, dopo essere precipitato mentre era ai comandi di un ultraleggero, sul quale si trovava anche Rodolfo Frigerio, 27 anni, figlio del presidente e direttore della scuola di volo dell'Associazione Country Club di Dovera, Alberto. Proprio quest'ultimo è stato assolto ieri dall'accusa di duplice omicidio colposo ''perché il fatto non sussiste''. I due ragazzi erano decollati dal campovolo cremasco e avevano sorvolato la campagna circostante. Il proprietario della cascina Molino Rizzi, dove l'aereo cadde, raccontò di aver visto un denso fumo scuro. Per le due vittime, nonostante i tempestivi soccorsi, non ci fu nulla da fare.
Il processo penale è stato celebrato in tribunale a Cremona al cospetto del giudice Francesco Beraglia, in ruolo monocratico. A conclusione dell'istruttoria dibattimentale, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione; secondo la ricostruzione della Procura infatti, Rodolfo Frigerio si sarebbe proposto come istruttore di volo senza avere la necessaria abilitazione, a fianco di Beretta che aveva all'attivo solo 20 ore di pilotaggio, e a scopo di esercitazione gli avrebbe fatto fare una manovra ''a cappio'' che aveva determinato la perdita di controllo del velivolo Tecnam P92, precipitato in picchiata. Responsabilità ascrivibili per il PM, proprio ad Alberto Frigerio.
Si era invece battuto per l'assoluzione l'avvocato Daniele Sussmann di Milano, che nella sua arringa ha tentato di smontare punto per punto, il quadro accusatorio. A questo proposito sono stati chiamati come consulenti due comandanti d'aereo: Stefano Benassi, ispettore Faa, e Stefano Patacca, istruttore a Dovera. Entrambi avrebbero la manovra ''a cappio'', ritenuta impensabile da attuale con gli ultraleggeri e men che meno a circa 300 metri di quota a cui stavano volando i due ragazzi.
Per la difesa l'incidente sarebbe stato causato da un difetto del passo variabile dell'elica, che all'improvviso avrebbe fatto perdere spinta, e quindi velocità, determinando lo stallo. Sempre a detta dell'avvocato Sussmann il suo assistito, assente quella mattina, non poteva rispondere del fatto che il diciottenne osnaghese avesse deciso di portare al suo fianco un passeggero. Inoltre, pur a fronte di diversi rilievi e suggerimenti di sicurezza nella relazione d'indagine Ansv, la difesa ha sottolineato come non fossero emerse irregolarità nella gestione dell'ultraleggero di proprietà del club.
Ritiratosi in camera di consiglio, il giudice ha sentenziato l'assoluzione dell'unico imputato.
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