Cernusco: all'investitore del piccolo Gioele la procura notifica la chiusura delle indagini
A meno di cinque mesi di distanza dal drammatico incidente stradale di cui fu vittima Gioele Petza - il bimbo di sette anni soltanto deceduto per le conseguenze dell'impatto con un'auto mentre si trovava con la mamma e la sorella in Via Alpini, nei pressi della caserma dei vigili del fuoco di Merate - la Procura della Repubblica di Lecco ha notificato alle parti l'avviso di conclusione delle indagini, secondo quanto previsto dall'articolo 415 bis di procedura penale.
Un paio di immagini del sinistro stradale dello scorso maggio a Merate
Unico iscritto nel registro degli indagati - nel fascicolo passato dalle mani del sostituto procuratore Flavio Ricci a quelle del procuratore facente funzioni Cuno Tarfusser - con l'ipotesi di reato di omicidio stradale (art.589 bis c.p.) è Y.A., il 38enne cittadino pakistano residente a Carnate che si trovava alla guida della Fiat Punto di colore scuro che travolse il piccolo, residente con la famiglia a Cernusco Lombardone.Gioele, che all'epoca dei fatti frequentava la seconda elementare, stava camminando sul marciapiede insieme alla mamma Jenny e alla sorella Giorgia quando avvenne la tragedia. Un urto violentissimo, tanto che all'arrivo dei soccorritori del 118 le sue condizioni era apparse da subito disperate. Il cittadino pakistano alla guida dell'utilitaria aveva inizialmente raccontato agli agenti della Polizia locale di Merate, intervenuti per i rilievi, di essere stato speronato da un'auto che, dopo aver travolto Gioele e i familiari, si era poi data alla fuga.
Una versione che non aveva però convinto le forze dell'ordine; condotto al comando di PL presso il municipio cittadino, l'uomo era stato denunciato per lesioni stradali gravissime. Pochi giorni più tardi, la partenza già programmata (con tanto di biglietto e di tampone anti Covid prenotato) per il Pakistan, per partecipare al funerale del padre, fissato nei giorni successivi. Un viaggio che si era però prolungato più del dovuto a causa della comparsa proprio in quel periodo della variante indiana al Covid e più in generale delle restrizioni date dalla pandemia, con il rientro in Italia avvenuto a giugno.
Pervenuto l'avviso di conclusione delle indagini, la difesa ha chiesto che il proprio assistito venga ascoltato dalla Procura prima dell'eventuale fissazione dell'udienza preliminare davanti al giudice. Sono due infatti, le strade che si prospettano per il dr.Tarfusser: l'archiviazione o il rinvio a giudizio del 38enne che in quest'ultimo caso, valuterà insieme al proprio difensore la miglior strategia processuale, con l'eventuale ricorso a riti alternativi.
La famiglia di Gioele - parte lesa nella gravissima e delicata vicenda - si è invece rivolta allo studio dell'avvocato Ivano Chiesa del foro di Milano.
G. C.