Verderio: con la proloco visita guidata alla chiesa dei ss. Giuseppe e Floriano


La Proloco di Verderio ha aderito per la terza volta all'importante manifestazione di Ville Aperte in Brianza proponendo visite guidate presso la chiesa parrocchiale dei santi Giuseppe e Floriano. Una ventina le persone, provenienti da vari luoghi, che hanno partecipato con entusiasmo al tour organizzato sabato 18 settembre. L'edificio - come spiegato dal presidente della Proloco Romina Villa - uno dei più importanti tra quelli fatti erigere a Verderio dalla nobile famiglia Gnecchi Ruscone che - a partire dalla prima metà dell'800 - possedeva in paese numerose proprietà immobiliari e fondiarie. ''Abbiamo raccontato la storia, l'architettura e i tesori artistici di questa chiesa e - come fuori programma - abbiamo accompagnato poi i visitatori in una breve visita degli altri luoghi storici, ma anche iconici, del paese'' ha spiegato Villa. ''Da presidente della Proloco ho voluto fortemente l'ingresso di Verderio in questa manifestazione. Sono convinta che anche i piccoli paesi abbiamo la loro storia da raccontare, che spesso neanche gli abitanti stessi conoscono a fondo. Per le visite guidate a Verderio ci affidiamo alla ricca letteratura prodotta dallo storico del paese Giulio Oggioni e al blog di Marco Bartesaghi, altro storico compaesano e collezionista di importanti materiali documentari e fotografici".

''La valorizzazione del territorio è un tema che a mio avviso deve diventare prioritario per i piccoli comuni e le associazioni culturali mentre i proprietari di luoghi storici vanno sensibilizzati su questo argomento'' ha proseguito. ''Ho notato che qualcosa si sta muovendo, soprattutto tra i giovani. Sui social, per esempio, ci sono pagine interessanti dedicate alla Brianza. Voglio sperare che sia iniziato un ciclo positivo in questo senso''.

 
La chiesa dei SS Giuseppe e Floriano di Verderio è sicuramente l'edificio più importante tra quelli lasciati in eredità al paese dalla nobile famiglia Gnecchi Ruscone che qui, già da metà Ottocento, possedeva numerose proprietà immobiliari e fondiarie. La sua costruzione fu un'iniziativa di Giuseppina Turati, vedova di Giuseppe Gnecchi Ruscone, la quale nel 1897 decideva di donare a Verderio una chiesa nuova e più grande, impegnando notevoli somme e incaricando del progetto il noto architetto milanese Fausto Bagatti Valsecchi e l'ingegnere Enrico Combi. Il 26 ottobre 2002, la chiesa fu consacrata alla presenza dell'arcivescovo di Milano Cardinal Ferrari. Fu una solenne cerimonia, alla quale parteciparono centinaia di persone provenienti dal circondario e numerosi nobili milanesi. Fu un evento mediatico, di cui si parlò abbondantemente sui giornali nei giorni successivi. Per l'occasione, fu pubblicato anche un libretto, scritto dal noto architetto e storico dell'arte milanese Luca Beltrami.


L'ARCHITETTURA e LO STILE 
L'architettura e lo stile della chiesa si rifà inequivocabilmente alla tradizione tardomedievale lombarda, quella che si ispirava alle basiliche romaniche, ma che includeva inserti tipicamente gotici, come per es. il rosone e le grandi finestre ogivali. La decorazione esterna in laterizio rosso, omaggio alle chiese tipiche nella nostra regione nel XV secolo, è ingentilita ed esaltata da inserti di marmo bianco ed intonaco, donando all'edificio un aspetto elegante e raffinato, pur mantenendo una certa sobrietà e pulizia formale. L'interno - monumentale - presenta una planimetria a croce latina, con tre navate che si intersecano con un transetto ridotto, ai lati del quale ci sono due piccole absidi. E' illuminato dalla morbida luce che penetra dalle grandi finestre nonché dalle piccole aperture che corrono sulle pareti del tiburio; le originali decorazioni multicolore che adornano l'abside, le pareti, i costoloni delle volte a crociera e i sottarchi sono opera di Ernesto Rusca, che seguì le indicazioni e i disegni di Fausto Bagatti Valsecchi. Un apparato decorativo sontuoso - in cui forme e colori non si ripetono - è resa leggera dal fondo bianco delle pareti e delle volte e dove l'elemento dominante è la figura del sole raggiato che rappresenta il simbolo della vita che da Cristo si irradia a tutti gli uomini, con al centro il monogramma di Cristo. La famiglia Gnecchi dotò la chiesa di numerose opere pittoriche e scultoree di alto valore artistico, nonché di arredi liturgici di particolare eleganza. Tra le opere più importanti:


Cappella di San Giuseppe: Natività - Adorazione dei Pastori attribuito a Pellegrino Tibaldi.
Nella cappella dedicata a San Giuseppe è inserito un dipinto attribuito a Pellegrino Tibaldi. L'opera ad olio su tavola risalente al XVI secolo rappresenta l'adorazione di Gesù da parte dei pastori. La scena si apre con Giuseppe e Maria inginocchiati per terra con in mezzo Gesù, in una capanna piuttosto malandata e con i pastori, appena giunti, guidati dal coro degli angeli; sulla destra una colonna spezzata simboleggiante la fine del mondo pagano e l'inizio dell'era cristiana.


Transetto sinistro: Crocifissione 
Nel transetto sinistro è posta la Crocifissione, un'opera dipinta ad olio su tela e databile intorno alla metà del XVII secolo, di autore sconosciuto. La scena è molto raccolta, quasi intima, il dolore dei personaggi è rappresentato in forma contenuta chiusi come sono nella loro sofferenza, senza dialogo tra loro. Alla sinistra della croce la figura invecchiata di Maria, con gli occhi dolenti levati verso il figlio, le mani giunte, strette al petto, in segno di dolore più che di preghiera. La desolazione di Giovanni, alla destra della croce, con gli occhi bassi rivolti al terreno. Ai piedi della croce la Maddalena, con la fluente chioma di capelli sciolta sulle spalle, asciuga, con un panno bianco, il sangue delle ferite sui piedi di Gesù. Un particolare insolito si mostra in questa opera: il Redentore appare crocifisso per mezzo di quattro chiodi, due per le mani, due per i piedi.


Controfacciata: Deposizione 
Nella controfacciata della navata di sinistra è fissata un'opera dipinta ad olio su tela del XVI secolo, di anonimo, rappresentante la Deposizione. La Vergine Maria china sul corpo del figlio; Giovanni, col mantello rosso, fissa la mano martoriata di Gesù; due uomini: Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, tengono il lenzuolo in corrispondenza della testa e dei piedi di Gesù; due pie donne al centro e una terza donna a sinistra che stringe al petto un calice: figura simbolica della Chiesa che, avendo raccolto in un calice il sangue uscito dalla ferita nel costato di Cristo, si fa unica depositaria della redenzione degli uomini. Sullo sfondo, a destra, in una luce giallognola la scena collinare del Golgota con le tre croci, quella di mezzo, con una scala appoggiata, è ormai vuota.

Pala d'altare di Giovanni Canavesio (1499).
Sull'altare maggiore campeggia un'imponente pala, divisa in 31 riquadri racchiusi da una magnifica cornice dorata e dedicata alla Vergine Maria e a San Dalmazio. Realizzata a tempera su legno, l'opera è stata eseguita dal presbitero Giovanni Canavesio, nativo di Pinerolo e attivo in Liguria nella seconda parte del '400, la cui firma è presente nel cartiglio ai piedi della Madonna. Una seconda iscrizione che si legge nella zona inferiore del polittico ci conferma che l'opera è stata terminata il 20 marzo 1499, su richiesta dalla comunità di Pornassio, in provincia di Imperia, in onore di Dio e della gloriosa Vergine Maria e di San Dalmazio, durante il sacerdozio di Lazzaro Bonanati guida spirituale di questo luogo. Alla fine del 1800 la pala venne acquisita dalla famiglia Gnecchi Ruscone e quindi donata alla parrocchia di Verderio. Al centro della pala vi è la Madonna in trono con in braccio Gesù Bambino. Attorno a lei una teoria di Santi, a partire dalle figure importanti di Giovanni Battista, l'Arcangelo Michele, San Dalmazio (il santo a cui è dedicata la pala e patrono di Pornassio), i quattro dottori della chiesa e negli scomparti più piccoli sante e santi, tutti raffigurati con ricchezza di particolari e vivace cromatismo. Nella parte superiore è dipinta la Crocefissione: una scena affollata e colta nel suo svolgersi. Il Cristo sta per essere deposto dalla croce ed il suo corpo pende verso la Madonna, che tende le braccia al figlio ed è sorretta alla vita da Maria di Cleofe; la Maddalena, i cui capelli lunghi biondi spiccano sciolti sul rosso mantello, è inginocchiata ai piedi della croce; a destra di questa stanno San Giovanni e Giuseppe d'Arimatea che con una mano trattiene il suo mantello e con l'altra indica il Cristo che sta per essere deposto dalla croce. Sullo sfondo un paesaggio naturale in cui si distinguono una città fortificata, turrita e dalle mura bianche e, più in lontananza, sulla cresta di uno sperone di roccia, un castello. A piedi della pala, sopra la predella, piccole scene raffigurano alcuni momenti della vita della Vergine.

L'ORGANO
Posato di spalle all'altare maggiore il prestigioso organo, fu costruito dalla ditta Giovanni Tamburini di Crema. La sua inaugurazione avvenne nella serata del 25 ottobre 1902, vigilia della consacrazione della chiesa. Al concerto furono invitati i rappresentati della borghesia e dell'aristocrazia milanese che raggiunsero Verderio dalle loro case di villeggiatura sparse per la Brianza, il Varesotto e i Laghi: quella sera si contarono circa 160 carrozze. Il primo organista della nuova parrocchiale fu Luigi Valtolina di Cornate d'Adda, non vedente
E.C.
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