Calusco: l'ultimo saluto all'ex studente dell'Agnesi Nicolò nel ricordo della sua straripante tenacia, nonostante la malattia

Un oceano di persone ha accompagnato e avvolto il ventunenne Nicolò Branciforti e i suoi familiari al funerale che si è svolto questo pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Calusco d'Adda. Nel paese della sponda bergamasca dell'Adda abitava coi genitori Denise e Vincenzo e il fratello Stefano, ma gli anni del liceo li aveva vissuti a Merate, da studente e rappresentante di istituto del Maria Gaetana Agnesi. Poi l'università, ormai in dirittura di arrivo. Nei giorni in cui stava preparando la tesi, dopo un anno e mezzo di caparbia resistenza a una malattia incurabile, venerdì 10 settembre ha lasciato un universo di persone di cui si era circondato grazie al suo spirito brillante e positivo.

"Da venerdì scorso questa bella comunità si è fermata per cercare di stare con Nicolò, con la sua famiglia e con i suoi amici. Penso che nel cuore e nella mente di ognuno di noi sia passato un sacco di pensieri, ma soprattutto una parola: ‘perché'. Una parola carica di umanità. La risposta è nella parola di Dio" ha detto durante l'omelia don Roberto Trussardi, che ha conosciuto Nicolò quando è stato vicario nella parrocchia di Calusco. "La preghiera non è soltanto quella che abbiamo insegnato noi. Può essere anche ricordare Nicolò nei suoi gesti e nelle sue parole. Pregare può essere anche arrabbiarsi con Dio e dire ‘io non ci sto', anche questa è preghiera, così come ringraziare e sostenere i famigliari di Nicolò". Ha quindi chiesto a tutti i padri presenti di sostenere papà Vincenzo, a tutte le madri di sorreggere mamma Denise, a tutti i giovani di stare vicino al fratello Stefano e a tutti i fidanzati di empatizzare con la ragazza di Nicolò, Alessia. "La nostra preghiera è di esserci per questa famiglia con la mente, con lo sguardo, con il cuore" ha aggiunto don Roberto.

 

Nella predica, il sacerdote ha cercato di lenire il tremendo dolore e lo sconforto dei parenti: "Con le mie poche parole, che sono come un balbettio dinnanzi a questo dramma, dico che lui è con il Signore, ma rispetto e comprendo chi in una situazione come questa fa fatica a crederci".

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Don Roberto, attualmente direttore operativo della Fondazione che sorregge Caritas Bergamo, ha conosciuto Nicolò in parrocchia quando era bambino. Ricorda e conserva il suo sorriso, la sua grinta, la sua curiosità, la sua voglia di scoprire, conoscere e incontrare il prossimo che, crescendo, si è tradotta nel desiderio di viaggiare. "Mercoledì aveva chiesto al padre di farsi costruire una mensola per appoggiare il computer e finire perciò la tesi. Giovani, sappiate aggrapparvi alla vita come Nicolò! Fate tesoro del suo esempio" ha detto il sacerdote. Poi si è rivolto direttamente a Nicolò: "Grazie, ti ho visto alle messe di mezzanotte, con il sorrise che diceva che eri innamorato della vita, breve, ma che hai vissuto bene".

Sul concludersi della funzione funebre, gli amici più stretti hanno letto con emozione e trasporto alcuni pensieri soppesati in queste difficili giornate. Poi il feretro è stato trasportato fuori dalla chiesa per l'ultimo saluto sgorgato in un applauso collettivo e il lancio dei palloncini e delle lanterne cinesi che si sono librati nel cielo, liberi.

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M.P.
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