Porchera: una serata per riflettere sulla disabilità con l'ass. La nostra famiglia

Una serata profonda e toccante quella che si è tenuta a san Zeno venerdì 10 settembre. In occasione della festa della Madonna Addolorata di Porchera - quest’anno alla sua 36esima edizione - gli organizzatori hanno deciso di ospitare all’interno della chiesetta San Giuseppe una mostra che descrive la storia e le attività che svolge l’associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini e invitare due persone che lavorano all’interno di questa realtà per parlare del tema ‘disabilità’.



Sfortunatamente l’affluenza non è stata altissima. Presenti all’inaugurazione della mostra, oltre ad alcuni volontari, il coordinatore della festa della Madonna Addolorata Renato Ardigò, don Giancarlo Cereda, il vicepresidente del Distretto di Lecco, nonché vicesindaco di Olgiate Molgora, Maurizio Maggioni e le due ospiti, Laura Baroffio, responsabile della comunicazione interna a La Nostra Famiglia, e Marica Granziera, coordinatrice infermieristica.


I volontari con Maurizio Maggioni (terzo da sinistra) e le ospiti Laura Baroffio e Marica Granziera,
don Giancarlo Cereda e Renato Ardigò



“Vi abbiamo invitato - ha spiegato Ardigò - perchè durante la festa della Madonna Addolorata ricorre anche il tema del dolore e la vostra realtà, operando per allentarlo, vi è a stretto contatto”. Laura Baroffio ha quindi descritto brevemente i pannelli esposti nella chiesetta (aperta nei prossimi giorni durante gli orari di Messa per chi volesse visitare la mostra), come quello che spiega come sia nato il centro a Bosisio Parini: quando nel 1960 le sedi de’ La Nostra Famiglia presenti a Ponte Lambro e Vedano Olona non furono più in grado di rispondere alla domanda, da parte di famiglie ed enti, di prendere in carico bambini con disabilità, don Luigi Monza - fondatore de’ La Nostra Famiglia - affidò a Zaira Spreafico e ad altre Piccole Apostole della Carità la missione di dar vita a una nuova realtà che potesse soddisfare le richieste.


Marica Granziera, Laura Baroffi e Maurizio Maggioni



Dopo che don Giancarlo e Maurizio Maggioni hanno raccontato alle ospiti la realtà olgiatese della Casa dei Ragazzi IAMA Onlus, che opera nella stessa direzione de La Nostra Famiglia, la serata è proseguita nella sala cinema dell’oratorio di San Zeno, dove a prendere parola per raccontare la propria esperienza a stretto contatto con la disabilità è stata Marica Granziera.




46 anni, infermiera, ha iniziato a lavorare proprio a Bosisio Parini, dove è tornata dopo una serie di esperienze nel 2015. In particolare, Marica opera con bambini molto piccoli per i quali è necessario fare una diagnosi. Un lavoro non facile, ha spiegato, soprattutto quando i genitori rifiutano di credere o accettare la disabilità del proprio figlio. Gli ospiti delle strutture non sono solo italiani, sono moltissimi infatti i paesi da cui provengono bambini e ragazzi disabili: Albania, Egitto, Marocco, Romania, Ucraina, Perù, etc. Ma la lingua non è mai una difficoltà quando si fa del bene, ha detto. Per Marica, cristiana e credente, questo lavoro è una vocazione, un bisogno. Quindi ha raccontato del rapporto e della relazione che si crea con i pazienti, che entrano spesso molto piccoli in struttura e vi rimangono ancora quando sono ragazzi, e della felicità che prova quando può constatare dei miglioramenti.



Terminata l’esposizione è stato il momento delle domande e da qui la serata si è protratta oltre le undici: nell’intimità della piccola sala cinema il tema ‘disabilità’ è stato trattato anche dal pubblico, da persone che hanno voluto riportare la personale esperienza nell’avere un figlio o un fratello disabile. Testimonianze toccanti che hanno portato alla luce le vere problematiche dell’avere in casa una persona disabile nel 2021. Nonostante la Lombardia sia una delle regioni più fortunate, poiché le realtà che aiutano famiglie con un figlio disabile sono molte, le opportunità non sono uguali per tutti. Ma al di là del discorso economico, il cuore del problema è la sensibilizzazione delle persone.



L’idea emersa dal pubblico è che chi non ha avuto esperienze di questo tipo non può comprendere il dolore che si prova nel vedere il proprio figlio disabile lasciato solo, abbandonato, senza un amico, senza aver mai ospitato un compagno di scuola a casa, allontanato dalla classe perchè ritenuto problematico e ingestibile dalle maestre e quindi costretto a isolarsi, chiudersi e combattere da solo la propria condizione. Sensibilizzare i bambini e gli adulti quindi, in modo che si impari ad accettare e ad aiutare le persone disabili e le loro famiglie, perchè molto spesso è soprattutto questo a mancare loro: un sorriso per strada, un amico.
E.Ma.
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