Il senso del cestino rifiuti secondo l'assessore Robbiani

Caro direttore
È ben vero che con quel che accade nel mondo, fa persin sorridere parlare dei cestini dei rifiuti di Merate. Ma, come diceva quello, qualcuno dovrà pur farlo. E allora ci provo io.
Ho letto sul suo giornale una esilarante risposta dell’assessore all’Ecologia (e già sindaco) Robbiani a proposito della rimozione di un numero considerevole di cestini dei rifiuti. In poche parole, i contratti pubblicitari sono scaduti e, di conseguenza, non c’era motivo per continuare a lasciare i marchi in bella vista e gratuitamente. Al di là dei dubbi sull’efficacia di una simile pubblicità, resta lo sbalordimento: anziché sostituire i pannelli con nuovi inserzionisti o, al più, lasciarli in bianco si preferisce rimuovere i cestini? Dubbio che deve essersi insinuato anche nella mente del nostro amministratore il quale ha aggiunto, un po’ scompostamente, che di cestini a Merate ce ne sono comunque a sufficienza. Lasciando intendere che in Trentino Alto Adige e in altri paesi ecologicamente avanzati, i cestini si contano sulle dite di una mano senza che questo pregiudichi la pulizia della città. E’ vero, è proprio così. Trovare un cestino in Alto Adige è un’impresa, ma c’è una differenza sostanziale con Merate: a quelle latitudini le strade sono pulite, di cartacce non ce ne sono ed appare tutto lindo come una copertina. Merate, invece, è una città sporca (molto sporca), e non solo perché la coscienza civica ed ecologica dell’italiano media è paragonabile a una nutria in calore. Carte, cartacce, bottiglie, foglie, escrementi canini caratterizzano persino le strade del centro storico, a cominciare da Piazza Prinetti che paga a questa trascuratezza gran parte del proprio fascino. La realtà è che la pulizia viene fatta poco e male, probabilmente per contenere i costi dell’appalto e alzi una mano chi ha mai avvistato uno spazzino con la ramazza in mano. Il ragionamento di Robbiani ha quindi valore in Alto Adige. Non qui. O meglio: prima il Comune provveda a tenere in ordine la città, assicurando il decoro che merita. Poi provveda a multare i cittadini che sporcano, con l’utilizzo delle telecamere e le pattuglie dei vigili urbani. E soltanto allora potrà permettersi di rimuovere i cestini, anche tutti se del caso. E di dare lezioncine di ecologia.
Non scopro io che il bello chiama il bello, il pulito chiama il pulito. Come si può chiedere a un cittadino medio (lasciamo stare i virtuosi) di tenersi la cartaccia in tasca, quando le strade ne sono piene e lo rimangono anche dopo i presunti passaggi delle spazzatrici? Il discorso si potrebbe allargare a un più generale senso di arredo urbano. Robbiani dovrebbe fare un bell’esame di coscienza. Magari cominciando dalla pensilina del pullman di viale Lombardia (non il vicolo più remoto di Novate, per capirci) il cui plexiglass ha assunto colorazioni variabili tra il grigio polvere e il nero fango. Con tanto di scritte spray. Ha mai visto, così per dire, le pensiline dell’Alta Badia? E vogliamo parlare delle aiuole di Piazza Prinetti o degli indecenti marciapiedi che costeggiano piazza don Minzoni? O della sbiaditissima pista ciclabile di Viale Verdi ridotta a un parcheggio per automobilisti sfaticati? O, ancora, di piazza Prinetti rimasta al buio per una settimana in pieno luglio, senza che nessuno nella vicinissima Piazza degli Eroi se ne accorgesse? Insomma, avrebbe potuto trovare qualche giustificazione più plausibile per spiegare la rimozione dei cestini. A me resta il dubbio, e sarei lieto di essere smentito, che sia un modo sbrigativo per spendere un po’ meno nella raccolta dei rifiuti. Obiettivo legittimo, sia chiaro, del quale risponderà alle urne. Ma, con tutto il rispetto, almeno ci eviti il sermoncino.
Alessandro M.
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