Retesalute: il Giudice respinge la richiesta di sequestro beni a carico di Anna Ronchi. Colpo durissimo alla strategia dei liquidatori di addossare colpe al personale e ex membri CdA

E' il primo colpo, durissimo, al castello costruito dal collegio dei liquidatori, e in particolare dal suo presidente Ciro D'Aries mostrato ai Comuni soci di Retesalute affinché coprano entro il 30 settembre, pro quota, il disavanzo accumulato dall'azienda di quasi 4 milioni di euro (per quanto una perdita d'esercizio diventa tale soltanto dopo che l'assemblea, e non solo il cdA,  ha approvato il relativo bilancio) più altri cinquecentomila euro per le spese di liquidazione perizie ecc. Secondo il Presidente del collegio, infatti, quei 4,5 milioni dovranno essere coperti - dopo i dovuti passaggi nelle aule giudiziarie - dagli ex vertici di Retesalute, le dottoresse Simona Milani e Anna Ronchi e da un numero imprecisato, ma curiosamente non esaustivo, di ex membri del CdA - peraltro rimasti in carico un anno e mezzo, revisori e alcuni componenti dell'organismo di sorveglianza.

La dottoressa Anna Ronchi
Ma il primo passaggio in Aula, presso il Tribunale di Lecco, sentenza dottoressa Federica Trovò, rappresenta una mazzata a questo disegno. La domanda di sequestro conservativo di beni patrimoniali a carico di Anna Ronchi è stata respinta. Analoga domanda nei confronti di Simona Milani è stata rinviata alla sezione specializzata in materia di impresa del tribunale di Milano. Ma attenzione, il rinvio deve essere curato dai vertici del collegio dei liquidatori, a loro spese. E già nel punto 3 della sentenza il Giudice fa rilevare che  "...  la carenza di idonee allegazioni in ordine all'effettiva entità del danno asseritamente prodotto dalle odierne convenute precluderebbe anche la determinazione del limite massimo entro il quale il sequestro conservativo verrebbe autorizzato, limite che rappresenta un elemento essenziale della misura cautelare del sequestro conservativo, il quale non ha ad oggetto beni determinati, ma viene eseguito dal creditore sui beni che lui stesso individua, contenendolo però nei limiti dell'importo stabilito da giudice". Fondamentale ai fini del proseguo della vertenza questo passaggio, egregiamente illustrato dalla dottoressa Trovò: "È evidente tuttavia che le perdite occultate non necessariamente rappresentano conseguenze dirette delle irregolarità contabili, ma semmai possono avere indotto a comportamenti (nel caso di specie il mancato adeguamento delle tariffe), che a loro volta hanno aggravato le perdite. La difesa attorea tuttavia non fa alcun distinguo sotto questo profilo e si limita ad un'apodittica sovrapposizione tra le perdite emerse e i danni cagionati dal direttore generale e dalla responsabile del settore contabile, senza allegare - come sarebbe stato necessario - circostanze concrete e logicamente plausibili per cui si potrebbe far valere tale sovrapposizione".  

Lunedì prossimo il Collegio cui fa parte l'ex presidente del CdA Alessandra Colombo incontrerà i sindaci per valutare il piano di rilancio dell'azienda - 58 pagine - e la volontà dei Comuni di versare le proprie quote accantonate come debiti fuori bilancio. Ma già sono note le perplessità di numerosi segretari comunali e responsabili dell'area amministrativa verso questo richiesta. Olgiate con uno studio approfondito della dottoressa Gaeta, segretaria comunale, ha contestato la richiesta con una ricchissima dotazione di riferimenti legislativi e, comunque, ha chiesto che in prima battuta, si debba deliberare la revoca immediata della procedura di liquidazione. Come dire, non ci siamo proprio.
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