Merate: la comunità saluta con affetto Don Luca Rognone, e lo invita a portare nel suo viaggio 'la parola di Dio e la gente'
Don Luca Rognone
"Il pane e l'uva, frutti della terra e segni del tuo dono d'amore per noi. Delle racchette da montagna e un telo, a ricordarci che il cammino può avere dei tratti in salita, ma possiamo trovare sostegno e ristoro nel Signore. Una clessidra, segno del tempo speso e donato agli altri e richiamo ad usare bene e a ringraziare per il tempo che ogni giorno ci viene regalato. Una valigia vuota, col desiderio di essere pronti ad accogliere con gioia e disponibilità le esperienze che la riempiranno. Una casula, da parte di tutta la comunità, come segno di ringraziamento per il dono del ministero di sacerdote e della tua presenza in mezzo a noi. Otto ceri accesi, infine, portati all'altare prima della liturgia eucaristica in ricordo delle otto fiaccolate vissute con la comunità. per ricordarci di essere sempre testimoni luminosi del Vangelo che corrono o camminano senza perdere di vista la meta".
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Sono state queste le parole che hanno accompagnato l'offertorio nel corso della messa di saluto a don Luca Rognone, che si appresta a lasciare Merate per la parrocchia di Samarate, in provincia di Varese. La liturgia è stata celebrata in oratorio, addobbato a festa per l'occasione, dove campeggiava un grande "grazie" scritto con i palloncini e rivolto proprio a colui che per nove anni ha coordinato le attività dell'oratorio insieme al parroco, don Luigi Peraboni, e a don Arivu Mariappan. Gremiti i portici, a testimonianza dell'affetto che don Luca ha lasciato nel cuore di tutti. Nel corso della predica, il religioso ha esordito riprendendo un invito contenuto nelle letture, quello a "non temere".
"La paura governa le nostre azioni, una su tutte quella della morte. Tutti noi siamo destinati a morire, e il rischio è che in molti si trovino a vivere una vita condizionata dall'angoscia. Nelle auto, nelle moto e sulle bici ci sono i freni, ma non è possibile procedere con il freno tirato, poichè il motore ha bisogno di forza, così come la vita, che nasce dalla fiducia e che vuol dire sapere che la nostra storia è nelle mani di Dio".
Don Luca si è soffermato sul concetto di paura, che ci fa vivere in una logica di sottomissione, e che andrebbe rimpiazzato con un sano timore, in grado di farci riconoscere le cose più grandi. Paragonando l'uomo alla creta, ha concluso ricordando che è solo quando impariamo a fare della nostra vita un dono che possiamo vedere la potenza di Dio. "Siamo creta, custodi di un tesoro che si fa concreto nel segno della potenza del Signore realizzata dentro di noi" ha concluso.
Al termine della messa, animata dalle voci del coro e dalle note degli strumenti musicali, è stata la volta dei saluti, vissuti con commozione dai presenti. Innanzitutto il sindaco di Merate, Massimo Panzeri, che lasciando in dono a don Luca un libro di cartoline su Merate l'ha ringraziato per l'operato di questi nove anni, augurandogli "buon viaggio" per il futuro.
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É toccato poi al parroco, don Luigi Peraboni, che ha esordito ricordando il tempo trascorso insieme. "In nove anni abbiamo fatto alla comunità una proposta di vita cristiana, e abbiamo vissuto questo tempo camminando insieme in concordia - ed in questi tempi non è facilissimo - ma con i nostri limiti ce l'abbiamo fatta".
In un lungo e sentito discorso, il sacerdote ha ringraziato don Luca a nome di tutta la comunità cristiana e l'ha fatto dando un titolo all'omelia fatta poco prima: "Lo stupore del vaso di creta, perchè siamo fragili come vasi e solo gli stupidi non sanno riconoscerlo. La parola di Dio che abbiamo ascoltato oggi ci ha invitato a meravigliarci di questo. Quindi, caro don Luca, se andandotene via da Merate porti via il tuo vaso di creta ti invito a metterci le cose essenziali, quelle che contano davvero. Non ti darò dei consigli, ti suggerisco quello che io ci metto: la parola di Dio - che è per sempre - e la gente - con i loro volti e le loro storie".
Profondamente commosso, don Luca si è infine rivolto ai presenti dicendosi grato per questi anni."Chiedo alla mia mente coraggio di cercare , chiedo alle mie mani la forza di donare, chiedo al cuore incerto passione per la vita e chiedo a te, fratello, di credere con me" ha esordito, riportando la frase di un canto molto amato. "Non c'è sofferenza più grande, per un prete, che sapere che la gente non frequenta più la messa. In questo luogo dove ho avuto il privilegio di celebrare tante messe e dove riconosco oggi di avere un grande debito di riconoscenza dico anche io il mio più grande grazie" ha proseguito, rinvolgendo un pensiero a ciascuno: agli amici sacerdoti - don Luigi, don Arivu, don Gigi - alle religiose, alle famiglie che si spendono per la parrocchia e l'oratorio, a chi si dà da fare anzichè lamentarsi, alla comunità educante - catechiste, educatori e allenatori dell'OSGB - all'amministrazione comunale, ai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti e ai giovani.
"Il momento in cui riprendiamo la valigia della nostra vita e ci mettiamo in cammino è un momento di fede. Noi andiamo, Gesù resta" ha concluso.
La giornata di festa è proseguita con un pranzo comunitario e un pomeriggio di saluti per don Luca, che è stato circondato dall'abbraccio della comunità meratese.
G.Co.