Rocchetta: in 10 anni la rinascita del sito infestato dai rovi. Il sostegno a Fiorenzo

Sono centinaia i messaggi di solidarietà, riconoscenza e sostegno che arrivano a Fiorenzo Mandelli, custode della Rocchetta fino a metà luglio quando, a seguito di una convocazione da parte di don Emidio Rota di Cornate cui afferisce il santuario e di sette parrocchiani, si è sentito messo alla porta, consegnando così le chiavi.
Una decisione che, secondo il "Cicerone della Rocchetta", come era anche chiamato per via del suo ruolo di "guida" che svolgeva con tutti i visitatori, illustrando storia e curiosità dell'ameno luogo nella valle dell'Adda, era inevitabile dati i toni assunti durante la discussione.

Le prese di posizioni istituzionali non sono mancate, a partire da quella del sindaco di Paderno d'Adda territorio comunale di afferenza del santuario, e ora si attende che anche i vertici della Curia, opportunamente notiziati dell'accaduto si esprimano in merito.

 

Ad oggi la chiesa non ha più le porte spalancate con le tempistiche che Fiorenzo garantiva quotidianamente e il timore di tanti è che, venendo meno l'attenzione e la premura, si ritorni indietro di 10 anni.

Il santuario della Madonna della Rocchetta situato nel territorio comunale di Paderno è però affidato alla parrocchia di Porto d'Adda. Prima dell'interessamento di Fiorenzo veniva aperto solamente una volta all'anno tanto che gli anziani che se ne occupavano oggi hanno superato abbondantemente le 90 primavere. Così le erbacce, le piante e i rovi avevano preso il sopravvento sia sulla chiesina che su ciò che la circondava. Tutto era lasciato al degrado e all'abbandono. Nel 2006, con il supporto di alcuni pensionati volontari di Porto, Fiorenzo aveva iniziato a fare pulizia e a liberare dalle piante infestanti sia l'area esterna sia quella a ridosso della chiesina.

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Visto il suo attaccamento don Egidio Moro, allora parroco di Cornate d'Adda, lo aveva nominato "curatore e responsabile del Santuario", consegnandogli le chiavi e il permesso di aprire volontariamente la struttura. Nel 2009-2010 grazie all'incontro con Luigi Gasparini, era nata l'idea di coinvolgere i ragazzi di una comunità terapeutica, per ridare luce alle risorse paesaggistiche e storiche lungo quel tratto dell'Adda, con un lavoro finalizzato anche al reinserimento sociale. Tutti interventi questi coordati con il Parco Adda Nord, l'ex sindaco Renzo Rotta di Paderno d'Adda e l'architetto Peo Nava dell'allora amministrazione di Cornate.

 

"Quando ho preso a cuore la sorte della Rocchetta la zona era completamente coperta di rovi e non si riconosceva la chiesa stessa e nascondeva alla vista dei turisti di passaggio" ha raccontato Fiorenzo "Ora la fruibilità del luogo è notevole ed è visitato da migliaia di persone l'anno, in particolare per il pellegrinaggio del cammino di Sant'Agostino. Nel periodo estivo, per via dell'edera e della vegetazione in alcuni punti davvero molto fitte non si riusciva quasi ad individuare la chiesetta. Alcune piante molto pericolanti, vuote all'interno, cadevano senza alcun preavviso, con rischio per le cose e le persone. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a lavorare. Le piante nuove sono state messe a dimora gratuitamente dal Parco. Per anni mi sono battuto affinchè questa chiesina rimanesse aperta, salvaguardata e valorizzata. Poi improvvisamente è successo quello che sappiamo. E ora tutti vogliono dire la loro senza lavorare, ignorando quello che si è fatto, soprattutto lo sforzo che si è profuso nel salvaguardare una testimonianza storica, religiosa, ambientale importante come quella del Santuario della Rocchetta. Come cambia il mondo: da angeli a demoni a seconda della convenienza. Meno male che abbiamo la Madonnina "Lei" vede sempre!".

I fatti accaduti hanno creato non poco scompiglio, generando prese di posizione da ambo le parti. Don Emidio Rota, da noi contattato telefonicamente, ha fornito la sua versione dei fatti, preferendo però la non pubblicazione della stessa.
Lo spazio resta comunque a disposizione per eventuali repliche o precisazioni.

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S.V.
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