Al sig. Enzo. Attentato via Rasella

L'attentato di via Rasella non è stato un caso isolato, ideato da chissà quale mandante ed eseguito da un gruppo di ragazzi annoiati per movimentare una spensierata giornata di primavera all'interno di una città pacifica.
Roma era in guerra e la guerra non stava affatto finendo (per di più quando ci si trova dentro una guerra nessuno può sapere come e quando finirà), sarebbe durata ancora 6 mesi. La città era sotto i bombardamenti degli aerei americani e sotto occupazione tedesca da 6 mesi, conquistata dopo 3 giorni di combattimento contro l'esercito italiano e gruppi di civili armati, ovviamente con centinaia di morti e feriti da entrambe le parti.
A riprova che la guerra non stava finendo è il fatto che gli americani sbarcarono ad Anzio (a 50km da Roma) nel Gennaio ‘44, e a Marzo ‘44 ancora lì stavano, bloccati dal fronte tedesco. Quindi l'esercito nazista non era in ritirata e Roma era un punto strategico fondamentale per dare il cambio alle truppe sul fronte.
In questo contesto di guerra, gruppi di ragazzi e ragazze italiani, poco più che ventenni, di certo non per visibilità politica, decisero di combattere contro l'esercito nazista, con i pochi mezzi a loro disposizione; così l'attentato di via Rasella fu solo una delle diverse azioni svolte dai gruppi di azione patriottica in cui caddero vittima soldati tedeschi. Di certo, quello di via Rasella fu quello con più vittime, ma mai in nessun altro scontro precedente in cui morirono soldati nazisti ci fu una rappresaglia di tali proporzioni (10 italiani uccisi per ogni soldato tedesco morto).
L'attentato di via Rasella fu eseguito alle 16 del 23 marzo '44. Le fucilazioni contro i detenuti italiani iniziarono alle 13 del giorno seguente e come testimoniato dal feldmaresciallo Kesselring in persona durante il processo del novembre 1946, non fu attivato alcun avvertimento pubblico riguardo alla rappresaglia e alla proporzione dieci contro uno e che non fu presentata alcuna richiesta ai partigiani di consegnarsi per evitare l'eccidio. Pertanto nessuno dei partigiani italiani, poteva sapere a quale conseguenza avrebbe portato loro azione.
Davide Stoppini
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