De Angelis riscopre la figura di G. Galilei con 'La Semina'
Genio, iracondo, compiacente con i potenti, amante delle scienze. Cercare di definire la figura di Galileo Galilei non è semplice. Conosciuto ai più per aver inventato il metodo scientifico, le biografie ufficiali tacciono i suoi aspetti umani, che egli stesso tentò di nascondere perfino alla sua famiglia.
Per approfondire la vita e le idee di questo grande scienziato, l'Associazione culturale La Semina di Merate ha invitato il fisico e astrofisico Alessandro De Angelis. Titolare della cattedra di fisica sperimentale a Padova, durante l'incontro on line De Angelis ha rianalizzato l’opera fondamentale di Galilei: “Discorsi e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze”.
Come ha spiegato De Angelis, i libri di Galilei sono complessi, non semplici da leggere. Ma per capire a pieno lo scienziato è necessario anche capire l’uomo. “Era un iracondo, beveva troppo (secondo le figlie), era una persona che cercava di non dispiacere ai potenti. Non era certo un eroe, ma si divertiva con la scienza. Per l'epoca era solo un uomo solo che cercava un punto di equilibrio nella sua vita” – ha spiegato De Angelis. Nelle lettere che riguardano il processo, ad esempio, Galilei non esprime ciò che prova, non critica i dettami della Chiesa, è molto misurato nel linguaggio e spesso preferisce non esprimere le sue idee per paura “degli invidiosi”: non c’è spazio, dunque, per i suoi sentimenti.
Dopo un breve excursus sulle tappe della vita, il professor De Angelis ha illustrato il contesto storico dell'università di Padova, il più grande ateneo dell'epoca. Con oltre 40mila abitanti, 1500 studenti in gran parte stranieri, 120 professori provenienti da tutto il mondo, Padova era un esempio di libertà accademica. In quegli anni, inoltre, la Repubblica di Venezia era al culmine della sua potenza con un sistema postale avanzatissimo e un'editoria di punta. In questo ambiente Galilei passa sicuramente anni molto proficui, i suoi “18 anni più felici”. In questo periodo come accademico, infatti, inventa l’astrofisica, propone il principio di relatività, fonda la fisica sperimentale e probabilmente il metodo scientifico in generale.
Durante l'incontro De Angelis ha presentato due libri freschi di stampa: “Discorsi e dimostrazioni matematiche per i lettori moderni” (Codice) e “I diciotto anni migliori della mia vita”, edito da Castelvecchi. Sebbene l'idea iniziale era quella di scrivere una biografia, questo secondo libro si è poi trasformato in un romanzo storico proprio per i pochi documenti giunti fino a noi e per le stesse reticenze dello scienziato, che evita di parlare della sua vita privata. Sebbene sia stato possibile ricostruire nel dettaglio le frequentazioni, le abitudini, le passioni di una persona nel vigore della giovinezza, De Angelis ha ritenuto il materiale recuperato non sufficiente.
Come spesso capita alle figure più rilevanti dell’umanità, Galileo spesso idealizzato come archetipo della scienza e della lotta contro il pensiero oscurantista. Inevitabile qualche riferimento a “La vita di Galileo” di Bertolt Brecht. Nella serata di ieri il principale merito di De Angelis è stato quello di restituirci un Galileo molto meno stereotipato e molto più umano.
Per approfondire la vita e le idee di questo grande scienziato, l'Associazione culturale La Semina di Merate ha invitato il fisico e astrofisico Alessandro De Angelis. Titolare della cattedra di fisica sperimentale a Padova, durante l'incontro on line De Angelis ha rianalizzato l’opera fondamentale di Galilei: “Discorsi e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze”.
Come ha spiegato De Angelis, i libri di Galilei sono complessi, non semplici da leggere. Ma per capire a pieno lo scienziato è necessario anche capire l’uomo. “Era un iracondo, beveva troppo (secondo le figlie), era una persona che cercava di non dispiacere ai potenti. Non era certo un eroe, ma si divertiva con la scienza. Per l'epoca era solo un uomo solo che cercava un punto di equilibrio nella sua vita” – ha spiegato De Angelis. Nelle lettere che riguardano il processo, ad esempio, Galilei non esprime ciò che prova, non critica i dettami della Chiesa, è molto misurato nel linguaggio e spesso preferisce non esprimere le sue idee per paura “degli invidiosi”: non c’è spazio, dunque, per i suoi sentimenti.
Dopo un breve excursus sulle tappe della vita, il professor De Angelis ha illustrato il contesto storico dell'università di Padova, il più grande ateneo dell'epoca. Con oltre 40mila abitanti, 1500 studenti in gran parte stranieri, 120 professori provenienti da tutto il mondo, Padova era un esempio di libertà accademica. In quegli anni, inoltre, la Repubblica di Venezia era al culmine della sua potenza con un sistema postale avanzatissimo e un'editoria di punta. In questo ambiente Galilei passa sicuramente anni molto proficui, i suoi “18 anni più felici”. In questo periodo come accademico, infatti, inventa l’astrofisica, propone il principio di relatività, fonda la fisica sperimentale e probabilmente il metodo scientifico in generale.
Come spesso capita alle figure più rilevanti dell’umanità, Galileo spesso idealizzato come archetipo della scienza e della lotta contro il pensiero oscurantista. Inevitabile qualche riferimento a “La vita di Galileo” di Bertolt Brecht. Nella serata di ieri il principale merito di De Angelis è stato quello di restituirci un Galileo molto meno stereotipato e molto più umano.
B.V.