Merate: con il M5S una conferenza con esperti per parlare di violenza e codice rosso

Tutela, prevenzione e sanzione. Sono stati questi i primi temi introdotti da Marco Fumagalli, consigliere regionale e moderatore dell'incontro online "Codice rosso e prevenzione: cultura contro la violenza di genere", nato da una proposta degli attivisti del Movimento Cinque Stelle meratesi Elena Calogero e Salvatore Santaniello. Si è partiti da un breve excursus sulla legge 19 luglio 2019, che ha visto fondamentali modifiche al codice penale e alle altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. "Ci sono argomenti di cui si fa fatica parlare, oppure che arrivano alla ribalta della cronaca solo quando capitano delle disgrazie" ha detto il consigliere Fumagalli, auspicandosi dunque una maggiore tutela nei confronti di quanti subiscono abusi. La parola è passata alla prima delle relatrici, Stefania Ascari, membro della Commissione giustizia alla camera dei deputati nonché prima firmataria della legge "codice rosso". "All'interno della legge è confluito l'80% del materiale che, in fase di progettazione, depositai" ha esordito Ascari, sottolineando che non ci si improvvisa legislatori, soprattutto quando si parla di tematiche così delicate, ma che è stato fondamentale un confronto quotidiano con chi si occupa di contrastare la violenza: avvocati, magistratura, forze dell'ordine, associazioni - che tutelano in prima battuta le donne che escono da veri e propri circuiti dell'orrore - ma anche operatori sanitari ed enti locali. Il cuore è quindi una rete di prossimità, a cui la vittima può rivolgersi.

 

È stato proprio da questo confronto che è nato "Codice rosso", un punto di partenza ma non di arrivo. "Quando si parla di violenza di genere, dobbiamo pensare ad un fenomeno criminale che deve essere fermamente contrastato, non ad un'emergenza ma ad un elemento ampio, diffuso e strutturato". Dietro ai numeri, ha proseguito Ascari, ci sono donne, persone, e la statistica è allarmante: si parla infatti di una donna uccisa ogni tre giorni, dove in tre casi su quattro l'omicida è qualcuno che aveva le chiavi di casa della vittima e che avrebbe dovuto proteggerla ed amarla. Tra i punti focali c'è sicuramente la tempestività: nel momento in cui, infatti, una donna presenta una denuncia, ogni minuto è prezioso e bisogna agire immediatamente, senza lasciare che il documento rimanga a prendere polvere in qualche archivio. "Vi cito, a testimonianza, il caso di Marianna Manduca, che firmò 12 denunce nei confronti di quello che poi sarebbe diventato il suo assassino. Ecco, fatti del genere non devono accadere mai più" ha detto con un velo di emozione Ascari.


Colonna portante della legge "codice rosso" è sicuramente la formazione: le forze dell'ordine infatti devono essere messe in condizione di saper interloquire con le donne vittime di violenza, e che hanno subito, magari per anni, maltrattamenti fisici, psicologici ed economici. A questo punto dell'incontro è stata di nuovo una donna a fornire lo spunto alla relatrice, che ha citati infatti Filomena Lamberti, che dopo 30 anni di abusi ha trovato il coraggio di uscire dalla spirale della violenza, denunciando il marito, che per punirla le ha versato addosso dell'acido, lasciandola con ustioni sul 95% del corpo. Una volta in carcere, l'aguzzino ha scontato 18 mesi per poi patteggiare, e una volta uscito di galera ha detto che, trovandosi ancora in quella situazione, avrebbe compiuto nuovamente il gesto. "Oggi, questo non può più accadere, in quanto la legge stabilisce che la pena deve essere conforme e proporzionale al crimine commesso".

Un altro passo importante è stata l'introduzione nella normativa del "revenge porn", ufficialmente certificato come reato, cioè la condivisione pubblica di immagini o filmati senza il consenso dei protagonisti. "Si tratta di un gesto gravissimo, che lede la persona, la privacy, l'intimità, ed è un reato particolarmente sottovalutato" ha specificato la relatrice, concludendo il suo efficace intervento dicendo che "non esiste legge perfetta, ma legge più condivisa che nasce da tanti confronti".

La parola è passata alla dottoressa Elena De Franco, esperta in scienze forensi, criminologia e psicologia investigativa. Prendendo spunto dalle parole di Stefania Ascari, la criminologa ha esordito sottolineando la drammaticità dei dati e delle statistiche: "In Italia, il 50% delle famiglie ha subito almeno un episodio di violenza, e ciò è coadiuvato dal fatto che nel nostro paese sono ancora largamente individuabili delle attitudini che condonano la violenza domestica, con una visione della donna fortemente connotata da mercificazione sessuale". Basti pensare, come ha ricordato la dottoressa, che il delitto d'onore è stato eliminato ufficialmente solo nel 1981, e che la maggior parte delle donne viene assassinata all'interno della casa, da compagni o ex. Il movente è quasi sempre lo stesso: abbandono reale o presagito, e solo il 2% degli assassini viene poi considerato incapace di intendere e di volere. "Le tappe sono ormai sempre le stesse: si parte con l'avere una relazione tossica tra abusante e vittima, e il carnefice si preoccupa poi di isolare la sua preda dal contesto sociale in cui vive abitualmente, perpetrando un comportamento nel corso del tempo tanto da convincere la donna che il compagno è mosso da buone intenzioni" ha proseguito, facendo un focus poi sui fattori di rischio, i campanelli d'allarme da non sottovalutare. Innanzitutto, la presenza di una recidiva: "Se abbiamo a che fare con soggetti seriali, che nel passato si sono già macchiati di un crimine simile, il rischio che lo commettano nuovamente aumenta". Le minacce, poi: se un uomo è solito intimidire la compagna, o addirittura spiegare nel dettaglio gli atti violenti che andrà a compiere, è fondamentale comprendere il rischio. In ultimo, ma non meno importante, l'abuso di alcool e sostanze stupefacenti, in particolare la cocaina. Ma che porta un uomo ad uccidere la compagna? In primis il cosiddetto "cortocircuito abbandonico", in cui il carnefice non riesce ad immaginare la sua vita senza la vittima ed è dunque portato a pensare che o staranno insieme o non ci sarà vita. Un ruolo fondamentale lo gioca qui la presa di coscienza: è infatti necessario, ma allo stesso tempo difficilissimo, per una donna, rendersi conto di avere bisogno di aiuto.

 

Dopo la puntuale relazione della dottoressa De Franco, la parola è passata all'avvocato e Garante regionale per la tutela delle vittime di reato Elisabetta Aldrovandi. Una figura unica nel suo genere in Italia, che ad oggi esiste solo in Lombardia, regione che - come lei stessa ha precisato - "ha dimostrato sensibilità e attenzione nei confronti delle vittime di reato e ha spinto perché il loro ruolo istituzionale venisse riconosciuto". Ringraziando l'onorevole Ascari per l'abnegazione, l'impegno e la passione dimostrate nel corso del tempo che ha portato all'approvazione della legge "codice rosso", Aldrovandi ha chiarito che dalla sua entrata in vigore, le denunce sono aumentate dell'11%. Una donna su tre ha dichiarato di aver subito una violenza domestica nel corso della vita, di tipo fisico, psicologico o economico. Quest'ultima è poco considerata ma particolarmente grave, poiché è  un abuso sottile, che impedisce alla vittima di avere libertà di scegliere chi essere e cosa fare, e la rende dipendente dal suo carnefice. "La pandemia non ha fatto che acuire queste problematiche: nei mesi di lockdown, infatti, si è riscontrato un aumento del 71% di chiamate al numero antiviolenza 1522, causate perlopiù dalla convivenza forzata che ha acuito situazioni latenti e fatto esplodere problemi pre-esistenti". A questo punto, l'avvocato Aldrovandi ha toccato un punto chiave: la formazione. "È fondamentale educare al rispetto fin da bambini, ed è un percorso che va intrapreso fin dalla prima infanzia e non delegato alle sole famiglie, che non sempre sono in grado di formare gli uomini del futuro".

Dopo la presentazione, la serata si è conclusa con alcune domande, poste dagli ascoltatori a cui l'attivista meratese pentastellata Elena Calogero ha dato voce. Le tre relatrici hanno risposto mettendo a disposizione il loro sapere e la loro esperienza, e in chiusura il consigliere Fumagalli ha anticipato che questo non sarà l'unico incontro sul tema del contrasto alla violenza di genere, che verrà anzi discusso in altre occasioni così da sensibilizzare quante più persone possibili.

G.Co.
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