Merate: con il M5S una conferenza con esperti per parlare di violenza e codice rosso
La parola è passata alla dottoressa Elena De Franco, esperta in scienze forensi, criminologia e psicologia investigativa. Prendendo spunto dalle parole di Stefania Ascari, la criminologa ha esordito sottolineando la drammaticità dei dati e delle statistiche: "In Italia, il 50% delle famiglie ha subito almeno un episodio di violenza, e ciò è coadiuvato dal fatto che nel nostro paese sono ancora largamente individuabili delle attitudini che condonano la violenza domestica, con una visione della donna fortemente connotata da mercificazione sessuale". Basti pensare, come ha ricordato la dottoressa, che il delitto d'onore è stato eliminato ufficialmente solo nel 1981, e che la maggior parte delle donne viene assassinata all'interno della casa, da compagni o ex. Il movente è quasi sempre lo stesso: abbandono reale o presagito, e solo il 2% degli assassini viene poi considerato incapace di intendere e di volere. "Le tappe sono ormai sempre le stesse: si parte con l'avere una relazione tossica tra abusante e vittima, e il carnefice si preoccupa poi di isolare la sua preda dal contesto sociale in cui vive abitualmente, perpetrando un comportamento nel corso del tempo tanto da convincere la donna che il compagno è mosso da buone intenzioni" ha proseguito, facendo un focus poi sui fattori di rischio, i campanelli d'allarme da non sottovalutare. Innanzitutto, la presenza di una recidiva: "Se abbiamo a che fare con soggetti seriali, che nel passato si sono già macchiati di un crimine simile, il rischio che lo commettano nuovamente aumenta". Le minacce, poi: se un uomo è solito intimidire la compagna, o addirittura spiegare nel dettaglio gli atti violenti che andrà a compiere, è fondamentale comprendere il rischio. In ultimo, ma non meno importante, l'abuso di alcool e sostanze stupefacenti, in particolare la cocaina. Ma che porta un uomo ad uccidere la compagna? In primis il cosiddetto "cortocircuito abbandonico", in cui il carnefice non riesce ad immaginare la sua vita senza la vittima ed è dunque portato a pensare che o staranno insieme o non ci sarà vita. Un ruolo fondamentale lo gioca qui la presa di coscienza: è infatti necessario, ma allo stesso tempo difficilissimo, per una donna, rendersi conto di avere bisogno di aiuto.
Dopo la puntuale relazione della dottoressa De Franco, la parola è passata all'avvocato e Garante regionale per la tutela delle vittime di reato Elisabetta Aldrovandi. Una figura unica nel suo genere in Italia, che ad oggi esiste solo in Lombardia, regione che - come lei stessa ha precisato - "ha dimostrato sensibilità e attenzione nei confronti delle vittime di reato e ha spinto perché il loro ruolo istituzionale venisse riconosciuto". Ringraziando l'onorevole Ascari per l'abnegazione, l'impegno e la passione dimostrate nel corso del tempo che ha portato all'approvazione della legge "codice rosso", Aldrovandi ha chiarito che dalla sua entrata in vigore, le denunce sono aumentate dell'11%. Una donna su tre ha dichiarato di aver subito una violenza domestica nel corso della vita, di tipo fisico, psicologico o economico. Quest'ultima è poco considerata ma particolarmente grave, poiché è un abuso sottile, che impedisce alla vittima di avere libertà di scegliere chi essere e cosa fare, e la rende dipendente dal suo carnefice. "La pandemia non ha fatto che acuire queste problematiche: nei mesi di lockdown, infatti, si è riscontrato un aumento del 71% di chiamate al numero antiviolenza 1522, causate perlopiù dalla convivenza forzata che ha acuito situazioni latenti e fatto esplodere problemi pre-esistenti". A questo punto, l'avvocato Aldrovandi ha toccato un punto chiave: la formazione. "È fondamentale educare al rispetto fin da bambini, ed è un percorso che va intrapreso fin dalla prima infanzia e non delegato alle sole famiglie, che non sempre sono in grado di formare gli uomini del futuro".
Dopo la presentazione, la serata si è conclusa con alcune domande, poste dagli ascoltatori a cui l'attivista meratese pentastellata Elena Calogero ha dato voce. Le tre relatrici hanno risposto mettendo a disposizione il loro sapere e la loro esperienza, e in chiusura il consigliere Fumagalli ha anticipato che questo non sarà l'unico incontro sul tema del contrasto alla violenza di genere, che verrà anzi discusso in altre occasioni così da sensibilizzare quante più persone possibili.