Comodamente sedute/5: ''in vino veritas'' C'è sempre un valido motivo per brindare


Ogni tanto la domenica arrivano a pranzo la mia primogenita Sara con il suo fidanzato Fabrizio.

“Cosa portiamo?” mi chiedono ogni volta.

Vorrei rispondere che mi basta averli qui, perché per me è sempre una gioia pranzare con le persone che amo, ma so che loro ci tengono a non arrivare a mani vuote e allora stavolta ho fatto una richiesta esplicita.

“Portate del vino, bianco, frizzante”.

Uno dei momenti di cui sento grandissima nostalgia da quando ho perso mio marito, sono le nostre cenette quando tutti i figli erano fuori casa.

Magari non preparavo granché, però non mancava mai una bottiglia di vinello bianco frizzante che eravamo capaci di finire prima del termine della cena.

Ricordo ancora quanto ridevamo insieme, perché il vino mi fa un po’questo effetto, se ne bevo più di un bicchiere comincio a ridere e non mi fermo più.

Bere vino è anche questo, è leggerezza, allegria, buonumore, è un po’ come mettere in stand by pensieri e preoccupazioni per qualche ora, e lasciarsi andare.

Ma non solo.

In vino veritas” recita un proverbio latino che letteralmente significa: «Nel vino è la verità».

Ciò significa che quando una persona ha bevuto un bicchiere di troppo, diventa pericolosa, perché rischia di rivelare fatti e pensieri che da sobria non racconterebbe mai.

Questo proverbio mi ha fatto riflettere sulla parola verità.

Noi umani abbiamo uno strano rapporto con questa parola.

In realtà non dovremmo nemmeno mettere in discussione il fatto di dire la verità quando parliamo con altre persone, ma non sempre è così.

La storia ci insegna che siamo sempre stati molto abili a manipolare questa parola, a girarla e rigirarla fino a stravolgerne il significato.

Abbiamo inventato le bugie bianche che vengono socialmente accettate perché sono dette a fin di bene e ci sollevano dai sensi di colpa.

Abbiamo imparato la parola omissione, che ci salva dalle situazioni difficili, perché evitiamo di raccontare bugie ma al contempo anche di dire la verità.

Siamo diventati abili a convincere noi stessi e gli altri che le parole che pronunciamo corrispondono sempre al vero, anche se in realtà spesso si tratta di una nostra personale versione di verità, che come un perfetto copione abbiamo imparato a memoria.

E così la verità è diventato un bene prezioso, perché potendo scegliere preferiamo decisamente il quieto vivere.
Cos’è quel piccolo chalet, Lloyd?”
“È il rifugio delle mezze verità, sir. È dove si nasconde chi è in cima a una montagna di bugie”.
“Pare affollato. Vale la pena di salirci, Lloyd?”
“No, sir. Da lì il panorama è davvero desolante, sir”
“Per via del paesaggio che si vede?”
“Per colpa dell’umanità che ci si incontra, sir”
“Andiamo al mare, Lloyd?”
“Scelta saggia, sir. Scelta molto saggia”
Vita con Lloyd

Oppure raccontiamo la verità sempre, a prescindere.

A volte mi imbatto in persone che mi dicono: “Io sono sempre sincero, dico quello che penso anche a costo di sembrare maleducato, perché la verità viene prima di tutto”.

Non sono poi così sicura che la verità debba venire sempre prima di tutto.

E cos’è questo tutto?

I sentimenti delle persone?  Il rispetto nei loro confronti? La stima, l’affetto?

Vale davvero sempre la pena esprimere il nostro pensiero consapevoli di ferire chi ci sta ascoltando?

Perché mica sempre ascoltare una verità è ciò che vogliamo. A volte sostenerne il peso è inammissibile.

Confessare un tradimento alleggerisce il cuore di chi lo confessa, ma costringe chi è in ascolto a fare i conti con un dolore che destabilizza, sconvolge, ferisce.

Perché la verità richiede coraggio.

Quando mio marito si è ammalato, abbiamo scelto di condividere questo dolore con pochissime persone, non perché volessimo custodirla, ma perché raccontarla ci avrebbe costretto a vederla riflessa negli sguardi delle persone ogni qualvolta le avremmo incontrate, e il solo pensiero ci era intollerabile.

E voi amiche?

Cosa ne fate delle vostre verità? Le condividete? O le serbate nel vostro cuore?

Siccome non volevo lasciarvi senza il dolce domenicale, sono andata alla ricerca di una ricetta da realizzare con il vino bianco ed eccola qui.

TARALLI DOLCI AL VINO BIANCO

  • 200 ml vino bianco

  • 200 ml olio di semi di girasole

  • zucchero 2 cucchiai + q.b. per guarnire

  • 1 bustina di lievito per dolci

  • 500 g farina 00

N.B. Io ho usato la metà delle dosi e ne sono venuti una trentina.

In una ciotola ho versato il vino bianco, l’olio, lo zucchero e la bustina di lievito per dolci. Ho aggiunto a poco a poco la farina impastando fino a formare un bel panetto. Ho preparato un piatto con un po’ di zucchero, ho dato la forma ai taralli prendendo un pezzetto di pasta e allungandolo sul tavolo con le mani fino a formare un bastoncino che ho rigirato su se stesso per creare il tarallo. L’ho passato nello zucchero e poi posto sulla teglia dove avevo messo la carta forno. Ho infornato per circa 30 minuti a 170 gradi. Non avete idea di quanto siano squisiti, friabili e leggeri! Da provare !

Se avete la fortuna di avere accanto qualcuno che amate, stasera aprite una bottiglia di quello buono e brindate insieme a lui.

C’è sempre un valido motivo per brindare.

Non fosse altro che la certezza di essere vivi.

E amati.

Vi auguro una buona domenica e volete visitare il mio blog, ecco il link

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Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo
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