Merate: i lavoratori di Retesalute in presidio con i sindacati. ''Si mantengano i livelli occupazionali e le tipologie di contratto''

I sindacati e una rappresentanza dei lavoratori di Retesalute si sono ritrovati alle ore 18 davanti al municipio di Merate in concomitanza con l'avvio dell'assemblea dei soci che decreterà, salvo improbabili colpi di scena, la messa in liquidazione dell'azienda.

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Le preoccupazioni, già espresse nelle sedi istituzionali e poi esternate all'opinione pubblica, riguardano il mantenimento dei livelli occupazionali e la tipologia dei contratti di lavoro applicati al personale già in forze.
Il timore, infatti, è che ci possano essere delle "ristrutturazioni" che vadano a discapito dei lavoratori.

Mentre i sindaci a partire dal presidente dell'assemblea Massimo Panzeri, alla spicciolata facevano il loro ingresso, qualcuno fermandosi ad ascoltare le istanze dei partecipanti al picchetto, qualcun altro tirando dritto verso la porta del palazzo, i lavoratori discutevano con preoccupazione del loro futuro.

"Si tratta dell'unico presidio di gestione pubblica dei servizi sociali" ha commentato Catello Tramparulo di Cgil "chiediamo che si mantengano la gestione ma anche l'erogazione con un modello che sia pubblico e garantisca i livelli occupazionali".

"La nostra presenza qui è d'obbligo" gli ha fatto eco Italo Bonacina della UIL funzione pubblica "stiamo seguendo da un anno la situazione. Le decisioni che saranno prese sono importanti: esce di scena il cda ed entrano in campo i liquidatori. Ci conforta che sia stata scongiurata la liquidazione coatta e che si vada verso la liquidazione volontaria che è percorso più sottocontrollo per il mantenimento dei livelli occupazionali. Noi in realtà auspichiamo che ci sia anche una rinascita e un miglioramento delle condizioni".

Preoccupazione è stata espressa anche da Enzo Cerri della CISL. "Abbiamo timore che durante questo percorso si perdano dei comuni e quindi ci siano poi ripercussioni in termini di personale nel momento in cui il numero delle prestazioni da erogare vada a diminuire, con un effetto a cascata sulla dotazione organica".

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"Come abbiamo avuto modo di esprimere ai sindaci" ha concluso Teresa Elmo di CGIL "siamo più preoccupati che qualcuno metta mano ai contratti delle funzione pubblica locale che sono applicati a questi dipendenti. Chiediamo che non si assista a una trasformazione verso il privato e non ci basta sapere che la gestione pubblica continuerà. Abbiamo assistito a una fuga di personale, in meno di un anno si è passati da 83 a 71 unità e questo è un brutto segnale".

 

Una cinquantina le persone presenti (tra cui anche Salvatore Krassowski della minoranza di Cernusco) che sono rimaste all'esterno del municipio mentre dentro si decidevano le sorti della "loro" azienda.

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