Mandic: pubblicazione di eccellenza per la Cardiologia e l'impianto di un ''Micra''
Le notizie più recenti sono due: una pubblicazione importante su una rivista scientifica affidata alla cardiologia di Merate e l'impianto, per la prima volta, di un pacemaker senza fili il cosiddetto "Micra" in un paziente particolarmente compromesso ricoverato nel reparto del dottor Stefano Maggiolini.
A corollario di questi due "eventi" straordinari, c'è poi l'ambulatorio di malattie del pericardio che, dal 2016, è attivo settimanalmente nel presidio meratese e segue una cinquantina di pazienti all'anno per un totale di 120/150 visite.
Nel libro della società europea di cardiologia "The ESC textbook of intensive and acute care" il capitolo sulla pericardiocentesi è stato affidato all'équipe meratese che ha raccolto 161 casi di pazienti tra Merate, Lecco e Monza (dal 1993 al 2015) che con versamento pericardico sono stati appunto trattati con la procedura salvavita.
La pericardite può manifestarsi in forma acuta, subacuta, recidivante o cronica o può essere una forma secondaria di un tumore, spesso al polmone. Attorno al cuore si forma un liquido che va a compromettere la funzionalità del cuore che viene compresso, con difficoltà a distribuire il sangue. A volte è sufficiente una terapia medica con antiinfiammatori per far riassorbire il versamento, in altre invece la situazione è più grave ed è necessario intervenire in maniera più importante in quanto si è in presenza di un tamponamento cardiaco. Con apposita strumentazione di un ago montato su una sonda ecografica si interviene nello spazio pericardico che si va a "pungere" per togliere così la compressione dal muscolo. Dei 161 casi studiati per la pubblicazione, 53 erano relativi a una prima manifestazione di pericardite dove, tra l'altro, l'esecuzione della TAC ha aiutato la diagnosi e nessuno dei 161 ha avuto una perforazione del pericardio.
A fare questi interventi è l'équipe del san Leopoldo Mandic dove ha sede un ambulatorio specifico. Il paziente vi accede o per via diretta (da pronto soccorso) oppure su indicazione del medico che, dopo una prima visita, ve lo indirizza. Qui vengono effettuati gli esami diagnostici necessari per inquadrare la situazione e la sua complessità, si valutano le terapie da somministrare, i dosaggi e la loro durata nel tempo e se ne osserva con attenzione il decorso. A volte è sufficiente il trattamento con farmaci per qualche settimana, nei casi più gravi o con recidive è previsto anche il ricovero.
La dottoressa Valentina Bettamio e il dottor Stefano Maggiolini
A corollario di questi due "eventi" straordinari, c'è poi l'ambulatorio di malattie del pericardio che, dal 2016, è attivo settimanalmente nel presidio meratese e segue una cinquantina di pazienti all'anno per un totale di 120/150 visite.
Nel libro della società europea di cardiologia "The ESC textbook of intensive and acute care" il capitolo sulla pericardiocentesi è stato affidato all'équipe meratese che ha raccolto 161 casi di pazienti tra Merate, Lecco e Monza (dal 1993 al 2015) che con versamento pericardico sono stati appunto trattati con la procedura salvavita.
La pericardite può manifestarsi in forma acuta, subacuta, recidivante o cronica o può essere una forma secondaria di un tumore, spesso al polmone. Attorno al cuore si forma un liquido che va a compromettere la funzionalità del cuore che viene compresso, con difficoltà a distribuire il sangue. A volte è sufficiente una terapia medica con antiinfiammatori per far riassorbire il versamento, in altre invece la situazione è più grave ed è necessario intervenire in maniera più importante in quanto si è in presenza di un tamponamento cardiaco. Con apposita strumentazione di un ago montato su una sonda ecografica si interviene nello spazio pericardico che si va a "pungere" per togliere così la compressione dal muscolo. Dei 161 casi studiati per la pubblicazione, 53 erano relativi a una prima manifestazione di pericardite dove, tra l'altro, l'esecuzione della TAC ha aiutato la diagnosi e nessuno dei 161 ha avuto una perforazione del pericardio.
A fare questi interventi è l'équipe del san Leopoldo Mandic dove ha sede un ambulatorio specifico. Il paziente vi accede o per via diretta (da pronto soccorso) oppure su indicazione del medico che, dopo una prima visita, ve lo indirizza. Qui vengono effettuati gli esami diagnostici necessari per inquadrare la situazione e la sua complessità, si valutano le terapie da somministrare, i dosaggi e la loro durata nel tempo e se ne osserva con attenzione il decorso. A volte è sufficiente il trattamento con farmaci per qualche settimana, nei casi più gravi o con recidive è previsto anche il ricovero.
Proprio in questi giorni l'équipe meratese, in sinergia con i colleghi di Lecco, ha proceduto all'impianto del primo pacemaker senza fili "Micra". Poco più grande di una capsula (2 cm circa) ha una durata media di 12 anni e viene impiantato direttamente nella cavità cardiaca attraverso la vena femorale. Viene ancorato al cuore attraverso dei piccoli "ganci" ed emette impulsi elettrici in grado di regolarizzare il battito cardiaco. In questo modo, data l'assenza di "fili", i rischi di infezione per il paziente sono molto ridotti.
Il Micra Transcatherter Pacing System
Soddisfazione è stata espressa dal primario dottor Stefano Maggiolini per il lavoro scientifico di ricerca sulla casistica di malattie del pericardio affidato al reparto meratese e per l'impianto del Micra Transcatherter Pacing System. Medesima soddisfazione anche da parte della dottoressa Valentina Bettamio, direttrice di presidio, per uno spiraglio di "normalità" in fondo al tunnel del covid.
S.V.