Retesalute: cassa vuota, l’azienda sollecita i comuni a pagare i servizi. I sindaci hanno deciso, liquidazione nell’assemblea del 20
I sindaci del meratese, del casatese e quelli dell'oggionese che avevano aderito a Retesalute si sono incontrati di nuovo per decidere tutti assieme in vista dell'assemblea ufficiale dei soci in programma per il 20 maggio alle ore 18 presso l'auditorium del comune di Merate - trasmessa sulla piattaforma youtube del comune di Merate - alla presenza del notaio Francesco Brini.
In quella sede i soci delibereranno la messa in liquidazione volontaria di Retesalute, ripromettendosi - come hanno fatto anche mercoledì - di rilanciare l'azienda per riportarla in bonis. Il sospetto che si voglia far melina, però, è avvalorato dal fatto che il "tesoriere" della società pubblica, Cesare Perego, ha dovuto sollecitare diversi comuni a pagare i servizi arretrati - tra questi sembra anche Viganò - perché la cassa è vuota. La banca Intesa - sempre secondo indiscrezioni - pare abbia sospeso il castelletto anticipo su fatture, appresa la notizia della probabile liquidazione societaria. Una decisione - se confermata - più che comprensibile da parte del primo istituto di credito italiano. Ora i comuni dovranno saldare a vista fattura i servizi acquistati da Retesalute per consentire all'azienda di pagare il personale e i servizi che, a sua volta, appalta a cooperative esterne. Insomma una situazione sempre più spinosa che molti osservatori ritengono poteva essere evitata procedendo speditamente con la ricapitalizzazione della società, in modo da soddisfare il principio secondo cui i soci pubblici di un'azienda pubblica possono coprire le perdite anche se prodotte da quattro esercizi su cinque se in presenza di un solido e credibile piano industriale di rilancio.
In quella sede i soci delibereranno la messa in liquidazione volontaria di Retesalute, ripromettendosi - come hanno fatto anche mercoledì - di rilanciare l'azienda per riportarla in bonis. Il sospetto che si voglia far melina, però, è avvalorato dal fatto che il "tesoriere" della società pubblica, Cesare Perego, ha dovuto sollecitare diversi comuni a pagare i servizi arretrati - tra questi sembra anche Viganò - perché la cassa è vuota. La banca Intesa - sempre secondo indiscrezioni - pare abbia sospeso il castelletto anticipo su fatture, appresa la notizia della probabile liquidazione societaria. Una decisione - se confermata - più che comprensibile da parte del primo istituto di credito italiano. Ora i comuni dovranno saldare a vista fattura i servizi acquistati da Retesalute per consentire all'azienda di pagare il personale e i servizi che, a sua volta, appalta a cooperative esterne. Insomma una situazione sempre più spinosa che molti osservatori ritengono poteva essere evitata procedendo speditamente con la ricapitalizzazione della società, in modo da soddisfare il principio secondo cui i soci pubblici di un'azienda pubblica possono coprire le perdite anche se prodotte da quattro esercizi su cinque se in presenza di un solido e credibile piano industriale di rilancio.