La storia dell’azienda speciale pubblica retesalute finisce qui. Inizia il calvario dei liquidatori col personale avvilito pronto a lasciare. Vincono politica mercantile e ''convenienti'' letture

Così iniziò RS: Antonio Colombo, Giovanni Battista Albani, Daniela Mazzuconi, Marco Panzeri, Dario Perego

 

Così finìrà l’Asp: Massimo Panzeri, Filippo Galbiati, Renato Ghezzi, Daniele Villa, Davide Maggioni

A questo mondo nulla accade per caso. Lo ha scritto Paulo Coelho nel libro Veronika decide di morire. La frase è tornata in mente ascoltando la vistosa segretaria comunale di Merate spiegare perché Retesalute deve morire. Al Sindaco serviva un soccorso tecnico perché il dato politico da sdoganare, pur sotto traccia, è apparso evidente a quanti hanno smesso di credere alla befana. L'ultimo dei pensieri del primo cittadino di Merate è quello di far rivivere l'azienda speciale pubblica. Affossarla non solo perché parto per quattro quinti del centrosinistra ma, soprattutto, perché il momento è straordinariamente irripetibile: arrivano miliardi dal recovery plan per il sociale e il sanitario. Bisogna farsi trovare preparati per accaparrarsi la fetta. E un'azienda speciale siffatta non è idonea per composizione a facilitare la conquista di un posto a tavola.

Missione compiuta dunque: i sindaci di Casatenovo, Osnago, Viganò, Sirtori, Imbersago, Paderno, Robbiate e altri hanno ottenuto ciò che volevano, portare alla chiusura Retesalute. Il passo successivo sarà quello di affidare i servizi all'impresa sociale lecchese al 51% privata da parte di un gruppo ben identificato di comuni e costituire una nuova società a cura dell'altro gruppo. Dietro le quinte da anni l'ex sindaco di Lecco Virginio Brivio spinge nella direzione di una sola azienda sociale provinciale. Per raggiungere lo scopo però occorreva prima far fuori il vecchio CdA e poi nominare persone di fiducia che, cavalcando anomalie contabili, facessero esplodere il petardo. Sì perché di petardo si tratta. Nessun denaro, fino a prova contraria, è stato distratto. Le perdite, seppure occultate sono state semplicemente causate da rapporto inverso tra costi e ricavi. La ragioneria non prevede scappatoie, se non c'è dolo. Il petardo è stato montato ad arte dipingendo situazioni catastrofiche che in realtà si possono riassumere in 2-3 milioni di disavanzo che diviso per 25 comuni, senza medie ponderate né oggionesi, fanno 120mila euro per comune. Soldi da investire per avere sotto casa ottimi servizi sociali.

Invece i segretari comunali sono serviti per giustificare tecnicamente la scelta della liquidazione spinta da qualche consulente più che interessato alla questione. E con l'alibi del rischio di danno erariale il gioco è fatto.

Purtroppo, e spiace dirlo, a assumere la maggiore responsabilità del fallimento del progetto Retesalute è stato Filippo Galbiati di Casatenovo che ha convinto i sindaci del circondario casatese a votare la delibera di messa in liquidazione, dando per primo l'esempio.

E a cascata tutti gli altri.

Ora cosa succederà? Le grandi cooperative creditrici ingloberanno i servizi mentre i distretti, gli stessi comuni, gli asili nido, il CDD ecc. se i soci (ossia ancora i comuni) non pagheranno, resteranno senza soldi e senza servizi.

Proprio adesso che con i soldi del Recovery si poteva finalmente varare il grande progetto di integrazione tra il sociale e il sanitario, cioè tra Retesalute e il San Leopoldo Mandic con la collaborazione indispensabile delle cooperative di medici di base.

Un grande piano di rilancio della medicina territoriale, con particolare attenzione alle fragilità e all'assistenza al domicilio.

Proprio adesso che dopo vent'anni il meratese-casatese poteva diventare di nuovo fucina e modello sperimentale. Come negli anni ottanta. E invece salta tutto.

Che peccato. Ricordiamo qui i nomi dei cinque che ebbero vent'anni fa l'idea di una società della salute poi ribattezzata Retesalute e i nomi dei cinque che ne hanno a vario titolo e con responsabilità diverse, deliberato la liquidazione.

Perché resti nella storia di questo splendido territorio, capace di grandi intuizioni ma malato di cronica subalternità politica.

 

P.S. Corre voce che la dottoressa Laura Mattiello, responsabile dell'area amministrativa e finanziaria di Retesalute abbia presentato le dimissioni nelle mani del direttore Enrico Bianchini. La notizia non è ancora ufficialmente confermata ma sembra che la goccia che ha fatto traboccare il vaso siano stati gli interventi tecnici pronunciati durante il Consiglio comunale di Merate.

Claudio Brambilla
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