Merate: 76 anni fa la Liberazione, oggi la guerra contro un nemico invisibile. Don Luigi: oggi serve resistere e rinascere

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Un ricordo anche per chi al giorno d'oggi non "resiste" imbracciando un fucile e combattendo al fronte, ma per chi sta dando battaglia contro un nemico invisibile. È stata inevitabile la similitudine con quello che è accaduto nel nostro Paese 76 anni fa, quando l'Italia veniva liberata dal nazifascismo, con la pandemia che sta colpendo da oltre un anno tutto il mondo. "Vorrei ricordare coloro che la guerra l'hanno vissuta senza un fucile in mano, come le donne che hanno resistito nelle loro case: una cosa che si è ripetuta in questi ultimi lunghi mesi, seppur in un contesto diverso" ha detto, ricordando i caduti in pandemia, il Sindaco di Merate Massimo Augusto Panzeri questa mattina nel corso delle celebrazioni per il 76esimo anniversario della Liberazione, dopo aver deposto la corona d'alloro al monumento ai caduti in piazza degli Eroi e omaggiato l'Alzabandiera nel parco delle Rimembranze.

"Un pensiero a quelle famiglie che hanno visto venire meno la loro serenità, il loro lavoro" ha continuato il Sindaco, "A oltre tre quarti di secolo di distanza c'è una nuova ricostruzione, un Paese in parte da reinventare; la lotta di liberazione fu impegno e sacrificio di popolo, un fatto corale e doloroso. Oggi come ieri avvertiamo tutti il bisogno di un clima di rinnovata fiducia e collaborazione, per riuscire ad affrontare insieme l'emergenza e superare insieme la fase più difficile dal dopoguerra. Non vogliamo e non dobbiamo permettere che questa emergenza aumenti le distanze e le disuguaglianze tra tutelati e precari, tra i primi e gli ultimi della fila".



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Concludendo il suo discorso, fatto senza microfono, alla presenza delle Autorità militari e civili, degli Alpini, della Protezione Civile, delle realtà associative e dellerappresentanze delle Forze dell'Ordine- nonché cittadini radunatisi in piazza per ricordare i caduti, il primo cittadino di Merate ha ricordato anche che nella giornata di oggi si celebra San Marco: "nel 1500 i veneziani, al termine della pandemia di peste coniavano il detto "perchè passi la pandemia ci vuole un natale e due pasque" da domani, il 26, ci saranno nuove aperture: auspicio è che la storia si ripeta ancora una volta".


Una similitudine alla situazione difficile è stata fatta anche dal parroco di Merate nel corso dell'omelia della Santa Messa celebrata prima della cerimonia in piazza degli Eroi. Don Luigi Peraboni ha pensato a due verbi che potessero fare un parallelo tra l'emergenza dei nostri giorni con la situazione vissuta 76 anni fa: resistere e rinascere.



Il parroco ha invitato i presenti alla celebrazione a chiedere l'aiuto del Signore affinché ciascuno di noi, attraverso le sue responsabilità e i suoi impegni, si senta per primo promotore della resistenza e della rinascita del nostro Paese: "occorre avere una forte capacità interiore per resistere, per non lasciarsi andare, per non urlare e basta. Dobbiamo resistere, saper trovare tutte le forze migliori che abitano dentro di noi per resistere insieme, ma resistere" ha detto don Luigi "dopo la seconda guerra l'Italia ha saputo rinascere, riprendere, costruire, creare condizioni di pace. Sono 76 anni che noi non siamo in guerra e così penso che anche ai nostri giorni occorra saper trovare le nostre forze migliori per rinascere, per sapere che questa pandemia ad un certo punto finirà e ci sarà il bisogno di rinascere".
F.F.
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