La pandemia ha svelato l’illusione di grande è bello. Negli enti locali storia migliore d’Italia. Per ciò va difeso l’ospedale. Forza Mandic
L'illusione principale è stata in economia come in politica: grande è bello, è efficiente, costa meno.
E allora grandi ospedali, grandi aziende, grandi Comuni (e fondere e cancellare quelli piccoli), via le Provincie.
È un'illusione che nasce da un approccio economicistico che ora si dimostra sbagliato, che la politica supinamente ha subito e talora cavalcato
Per poi scoprire che tutto costa di più, che la ricchezza si concentra per pochi e che laddove la gente lavora, studia, vive e sta male mancano i servizi che il Welfare del dopoguerra aveva garantito.
Guardiamo a cosa è successo in questo ultimo anno in ambito sanitario.
Le cronache della pandemia ci hanno fatto riscoprire ospedali, di cui quasi non avevamo memoria, quali Codogno, Alzano, Seriate, Crema.... e da noi Merate (le cui foto, con le ambulanze in fila, cariche di brianzoli e bergamaschi, sono finite su un network americano).
Abbiamo capito quanto sono importanti e strategici questi Ospedali, e le fatiche che hanno sostenuto per il depauperamento subito nella logica che ha dominato il trentennio.
Si tende a concentrare le eccellenze in Ospedali grandi, di II livello cosiddetti, prevalentemente nella Città metropolitana e nei Capoluoghi di Provincia.
Per poi scoprire che questi stessi faticano a sostenere il fabbisogno diffuso di salute pubblica, se non supportati da un sistema di eccellenze diffuse, di Ospedali spoke o di I livello, che possano esprimere tutta la loro potenzialità, come era un tempo, vicini ai cittadini.
Non a caso gli organi più colpiti con sottrazione di potere e risorse, in questi decenni, sono stati i Comuni.
Ma la pandemia con una forza dirompente ci dimostra che da lì, dall'Italia dei Comuni (degli 8000 Comuni), delle Città (delle 100 Città), degli ospedali vicini a noi, delle scuole nei territori bisogna ripartire.
La storia migliore dell'Italia è lì, nelle sue autonomie, nella varietà dei suoi territori, nei mille paesaggi che non meritano un'omologazione che la globalizzazione dei pochi ci vuole imporre.
Ora si vorrebbe ripartire di nuovo dai soldi, dal Recovery fund.
Sono importanti per carità. Fondamentali.
Ma l'approccio è di nuovo illusorio.
Saremo di parte, impegnati per passione nell' amministrazione locale, ma per noi nessun Governo negli ultimi decenni, neanche quello in carica per ora, ha affrontato seriamente la vera priorità del paese: un serio percorso di riforma delle autonomie locali, tornando a dare loro valore, il valore che deve stare vicino, a fianco dei cittadini, per ristabilire quell'alleanza tra istituzioni e popolo che si sta sfarinando e rappresenta il vero problema del Paese.
Non ci salverà il Recovery fund, se non si mette mano ad una riforma innovativa dei livelli istituzionali e dei loro rapporti, dentro cui sta una capacità di cambiamento vero.
Se qualcuno lo facesse, siamo certi scoprirebbe che il vero federalismo è quello diffuso ed è solidale e non conflittuale.
Bisogna riportare valore (e potere e risorse) nelle comunità territoriali. Vale per i servizi municipali, per la sanità, l'educazione e vale anche per le attività produttive.
Il percorso del Mandic ed il dovere di sostenerlo stanno per noi dentro questa storia, che ci sta interrogando sulla capacità che avremo di cambiare rotta ed innovare, dando valore a quello che ci appartiene, è vicino a noi, definisce la nostra identità, è essenza di comunità viva altrimenti vuota.
Forza Mandic!