Osnago: Marco Molgora illustra le attività del Parco del Curone e i piani di fruizione

L'associazione Progetto Osnago ha organizzato per martedì 13 aprile una serata di confronto con il presidente del Parco di Montevecchia e Valle del Curone, l'ex sindaco osnaghese Marco Molgora. Un momento per conoscere da vicino cosa fa l'Ente Parco e con quali finalità. L'associazione politica ha in mente di sviscerare in successive date i compiti e le prospettive di tre aziende partecipate dal Comune: Lario Reti Holding, Silea e Retesalute.


Marco Molgora

Molgora ha cominciato con alcuni cenni storici, risalenti agli anni Settanta. "Un gruppo di persone cominciò a pensare che ci fosse una necessità di tutela per una delle zone più belle del nostro territorio e non solo - ha ricordato il presidente - Partì una raccolta firme, ci furono iniziative, ci furono molti amministratori comunali che si attivarono per riuscire a costituire un'area tutelata". Due nomi di ex amministratori comunali di Osnago sono stati menzionati in particolare: Luigi Arlati e Fabrizio Mavero. "Una lunga marcia" l'ha definita Molgora per arrivare alla Legge regionale n. 77 del 1983 che istituì il Parco.
Attualmente i Comuni afferenti sono 10. I confini del Parco Naturale si estendono per 2041 ettari, caratterizzati quindi da un elevato grado di naturalità e destinate a una maggiore conservazioni. Inoltre ci sono 949 ettari di Parco Regionale, in cui si cerca di trovare un equilibrio tra la tutela dell'ambiente e le attività economiche e sociali. A Osnago circa il 41% del territorio si trova all'interno del Parco. Il Parco si è via via ampliato, da 1600 ettari iniziali agli attuali 2990. "Ricordo che, quando è stato costituito l'ampliamento del 1995, in Consiglio Regionale ci fu una sorta di mercato per ridefinire i confini, con consiglieri che spingevano per allargarli e altri per restringerli - ha dichiarato l'ex sindaco - Il fatto che le amministrazioni comunali abbiano scelto negli anni di ampliare sempre di più la superficie delle aree tutelate mi sembra un segnale importante e molto positivo".


Quanto alla fruizione massiva è stata riconosciuta l'enorme criticità nell'ultimo anno in particolare. Molgora ha parlato di "compromesso dinamico" tra rispetto della natura e presenza umana perché "le scelte vanno continuamente ritoccate in base alle nuove situazioni che si creano". L'approccio da perseguire è quello di tenere le auto lontane dalle aree più delicate e critiche, immaginando una sorta di cordone di sicurezza attorno alle zone di più grande valore del Parco. L'accesso sarà consentito a chi è in possesso di una prenotazione per uno degli agriturismi della zona. In campo c'è l'idea di realizzare parcheggi in punti che non hanno particolare valore dal punto di vista ambientale. "Poi dovremo pensare di realizzare dei tratti di collegamento tra i nuovi parcheggi che realizzeremo e la rete di sentieri, non certo aprire nuovi sentieri che andrebbero poi mantenuti, cosa che le risorse di cui disponiamo non ci consentono" ha specificato il presidente. La mobilità è pensata per essere leggera, con la possibilità di attivare un servizio di bike sharing tra le stazioni ferroviarie di Osnago e Cernusco. Qui partirà anche una navetta verso la stazione di Olgiate Molgora. Il Parco promuoverà iniziative volte a far conoscere degli angoli del Parco ancora poco conosciuti, anche con l'intento di fluidificare la fruizione.




Tra le domande che sono state poste è emerso il tema della presenza delle serre. Molgora ha osservato che va distinto l'aspetto visivo da quello ambientale. Su quest'ultimo fronte ha sostenuto che tutto rispetta la normativa e che il Parco non poteva porre vincoli ulteriori. "Le coltivazioni sotto queste serre sono di tipo integrato. Per la gran parte vengono utilizzati prodotti naturali, ma quando questi non sono sufficienti si integra con dei prodotti chimici - ha affermato il presidente del Parco - Tutti i concimi sono naturali. In alcuni casi vengono fatti interventi con diserbanti, in altri l'intervento è di tipo meccanico con la rimozione. Questo genere di agricoltura è controllato da Regione Lombardia. Quindi esiste un sistema di controllo". È stato fatto presente inoltre che questi operatori lavorano per la grande distribuzione, che esige il rispetto di protocolli sulla tipologia di coltivazione per i prodotti da vendere al consumatore. Ha concluso sul punto: "C'è la possibilità anche all'interno del Parco di poter realizzare questo tipo di interventi tecnologici legati all'attività agricola per una copertura al massimo del 48% delle aree agricole che un imprenditore ha e che devono avere una dimensione minima di 15 ettari. Non c'erano molte possibilità per impedirlo".


Il moderatore Davide Castellazzi

Il moderatore della serata Davide Castellazzi ha domandato quali programmi ci siano per evitare le secche del torrente Molgora, che sono diventate più frequenti da quando sono stati fatti i lavori per il raddoppio ferroviario. Il presidente del Parco ha dichiarato va ricercata la collaborazione con Regione Lombardia, anche perché quel tratto fa parte del reticolo idrico principale. "I periodi di secca preoccupano, non sono positivi per il mantenimento dell'equilibrio di un ecosistema. Teniamo monitorata la situazione, però il Parco non ha le forze per svolgere un intervento definitivo. Bisognerà coordinarsi con la Regione per vedere in che modo mitigare questo fenomeno se si dovesse ripetere".


Giovanni Zardoni

È intervenuto alla videoconferenza anche il coordinatore delle Guardie Ecologiche Volontarie, Giovanni Zardoni, che può contare sulla forza di una cinquantina di persone per svolgere attività di vigilanza, informazione, monitoraggio ambientale e di manutenzione. 7302 ore di servizio e 116 verbali di accertamento nel 2019, specialmente su parcheggi in aree non consentite. Inoltre 30 verbali di segnalazione, soprattutto verso i Comuni per indicare discariche abusive in aree verdi. Questi alcuni dei numeri snocciolati da Zardoni. Ci sono poi trenta volontari della Protezione civile intercomunale, specializzata nell'antincendio boschivo. Il coordinatore delle GEV ha informato che l'anno scorso è stata fatta una sperimentazione puntuale nell'uso dei droni dotati di termocamera per rilevare i focolai ancora attivi in un eventuale incendio boschivo. "Ha avuto degli esiti anche abbastanza soddisfacenti, quindi un primo eventuale impiego dei droni, viste le criticità, potrebbe essere sull'antincendio" ha dichiarato Zardoni. Sempre sull'antincendio, ha aggiunto in chiusura della serata: "Ci estenderemo. È in corso di definizione, in fase avanzata, una convenzione con la Provincia e gli altri Enti competenti. Sostanzialmente il Parco di Montevecchia con l'aiuto della Squadra Antincendio dell'associazione di Olgiate Molgora coprirà tutta la parte a Sud della Provincia di Lecco, compresi i Comuni della Valletta".
M.P.
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