Merate: un anno e 6 mesi per i maltrattamenti sulla moglie
Un anno e sei mesi. E' la condanna inflitta questa mattina dal giudice in ruolo monocratico Martina Beggio a un uomo di 33 anni di origini marocchine residente a Merate, denunciato dalla moglie per maltrattamenti in famiglia a seguito di una serie di episodi avvenuti tra le mura domestiche che avevano fatto scattare il cosiddetto ''codice rosso''.
Sentita dalle forze dell'ordine nei giorni immediatamente successivi alla querela, la donna avrebbe riferito di atteggiamenti dettati da un'esagerata gelosia che avrebbero spinto il coniuge a metterle le mani al collo, con conseguenti minacce di morte. Era così scattato il provvedimento di allontanamento del 33enne dall’abitazione di famiglia.
Qualche mese fa però, sapendo che il marito non aveva un tetto sopra la testa e che dormiva su una panchina in un parco, la donna aveva deciso di riaccoglierlo nell'abitazione comune, ritirando le denunce per i reati rimettibili (minacce, violenza privata e lesioni personali). Cosa che non è stato possibile fare per i maltrattamenti; l'istruttoria si è quindi chiusa dopo la discussione e la richiesta delle parti.
La scorsa udienza il viceprocuratore onorario Caterina Scarselli - in rappresentanza della Procura - aveva chiesto per l’imputato una condanna a un anno e sei mesi. Si era invece battuto per l'assoluzione l'avvocato difensore Arveno Fumagalli. Stamani la sentenza finale, con l'accoglimento della pena chiesta dal pubblico ministero.
Sentita dalle forze dell'ordine nei giorni immediatamente successivi alla querela, la donna avrebbe riferito di atteggiamenti dettati da un'esagerata gelosia che avrebbero spinto il coniuge a metterle le mani al collo, con conseguenti minacce di morte. Era così scattato il provvedimento di allontanamento del 33enne dall’abitazione di famiglia.
Qualche mese fa però, sapendo che il marito non aveva un tetto sopra la testa e che dormiva su una panchina in un parco, la donna aveva deciso di riaccoglierlo nell'abitazione comune, ritirando le denunce per i reati rimettibili (minacce, violenza privata e lesioni personali). Cosa che non è stato possibile fare per i maltrattamenti; l'istruttoria si è quindi chiusa dopo la discussione e la richiesta delle parti.
La scorsa udienza il viceprocuratore onorario Caterina Scarselli - in rappresentanza della Procura - aveva chiesto per l’imputato una condanna a un anno e sei mesi. Si era invece battuto per l'assoluzione l'avvocato difensore Arveno Fumagalli. Stamani la sentenza finale, con l'accoglimento della pena chiesta dal pubblico ministero.