Lago: dal 1974 ai giorni nostri, una storia da leggere per trarne utili consigli alla gestione

"Un grande stagno". Il lago di Sartirana, senza il primo intervento pilota del 1978 sarebbe proprio come ha detto Andrea Massironi, un grande stagno. E, seguendo la logica dell'ambientalismo integralista, tra 2-300 anni una torbiera, più o meno come l'ampio terreno a sud di via don Consonni che appena piove diventa un lago tanto sotto lo strato di terra corre ancora acqua. Tra l'uso dissennato e il rigorismo estremo c'è una via di mezzo. Soprattutto di questi tempi in cui le persone, costrette nel perimetro comunale da 13 mesi, vedono nella riserva una fonte di sopravvivenza psicologica. E chiuderla dal 1° aprile al 15 giugno è una decisione assurda, incomprensibile, dannosa che sta sollevando un'ondata di polemiche, oltre che generare trasgressioni di massa.



Siamo certi che anche Marco Molgora, ex capo dei Verdi in provincia, abbia abbandonato l'estremismo ambientalista sposando una posizione più ragionevole, l'uomo al centro della natura nel rispetto di flora e fauna. Crediamo operi così alla guida del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone ma, per quanto la riserva andrà annessa al Parco auspichiamo che la gestione resti in capo al comune di Merate attraverso il Consiglio di gestione che comprende esponenti di maggioranza, minoranza e rappresentanti di associazioni a diverso titolo interessate al lago. 

Mario Bellani


Ma torniamo indietro negli anni. 1974: Mario Bellani, "capo" dei pescatori, con un gruppo di giovani sartiranesi tra cui Andrea Massironi, già in crescita nella Dc e futuro sindaco della città, decide che qualcosa bisogna fare: il lago è malato scrive in una relazione alle famiglie della frazione Giampaolo Milani, segretario tutto-fare del gruppo. Il 18 dicembre 1974 in tantissimi si riuniscono per cercare una soluzione, con un solo scopo: la salvaguardia ecologica, ittica e paesaggistica del lago. Si costituisce così il Comitato lago di Sartirana.



Il 6 maggio 1976 il Comitato si struttura e diventa "Cooperativa lago di Sartirana, società cooperativa a responsabilità limitata", con atto del notaio Bosisio. Ogni azione ha un valore nominale di 10mila lire. Gli iscritti si autotassano per finanziare gli interventi. Azione numero 1: Mario Bellani; azione numero 2: Andrea Massironi. Non sappiamo quante siano state le azioni sottoscritte, arriviamo alla numero 81, Angelo Massironi.




La Cooperativa presenta il piano di intervento al comune di Merate, sindaco Giuseppe Ghezzi, assessore all'urbanistica Roberto Milani. Intanto la Coop. ha firmato un compromesso per acquisire il terreno adiacente alla palude in località Bagnolo di 2mila mq. circa al costo di 1 milione di lire, previo versamento della caparra di 200mila lire. Il piano d'intervento prevede di installare su quel terreno i macchinari necessari a iniziare un'opera di dragaggio del fondo per ridurre lo spessore della fanghiglia e realizzare alcuni canali anche per contenere l'avanzata del canneto.


I lavori partono l'1 ottobre 1978 e si concludono a fine mese. Vengono estratti masse ingenti di fango e ripristinato un vecchio canale lungo 100 metri, largo 5 e profondo un metro e mezzo. L'intera frazione segue il lavoro mentre il comune dal canto suo progetta la fognatura circumlacuale. VIDEO Il 30 novembre 1983, la legge regionale n.86 inserisce l'area nell'elenco delle riserve naturali da istituire e il 15 novembre dell'anno successivo viene costituita ufficialmente la riserva naturale del lago di Sartirana. A quel punto lo scopo sociale della Cooperativa è stato raggiunto: il patrimonio viene "donato" al Comune affinché prenda con decisione in mano le sorti del lago.  

Delibera regionale 3 agosto 1990, approvazione piano riserva naturale
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La Giunta regionale approva il piano della riserva naturale "Lago di Sartirana" (art. 4 L.R. 30 novembre 1982 n.86) con deliberazione della G.R. 3 agosto 1990 n, 4/56753, pubblicato dal Burl il 9 novembre 1990. E qui, alle pagine 6 e 7 si trovano elementi che il pur bravo assessore Robbiani dovrebbe leggere con attenzione perché non solo depongono a favore della tesi di Andrea Massironi ma ne danno proprio una indicazione precisa: contemperare tre finalità, tutela del paesaggio, ripristino degli equilibri, fruizione del territorio. "Il piano - recita l'art.7 della deliberazione regionale - dovrà quindi consentire mediante la sua normativa il conseguimento in modo equilibrato di tutte le tre finalità". Non solo, l'art.4, forse il cuore della legge perché crea lo spazio al volontariato, stabilisce che: "La scuola, la stampa, la biblioteca, la Pro loco, l'associazione pescatori, tutte le associazioni che già agiscono sul territorio debbono essere contattate e coinvolte in un movimento culturale di "riappropriazione" del lago. Solo quando verrà realizzato un movimento di tali dimensioni si potrà dichiarare conseguito l'obiettivo della conservazione del lago".

Mario Bellani pesa il pesce pescato dopo una gara


Il lago negli anni Cinquanta

Così torniamo al punto di partenza: coniugare la tutela ecologica con la fruibilità umana dell'ambiente. Si può senz'altro impedire in un determinato periodo l'accesso alla fascia più sensibile (nella quale peraltro si dovrà comunque intervenire prima che la terra inghiotta l'acqua) e cioè dal Bagnolo al pontile, punti che già sono indicati. Ma consentendo però il passeggio nella parte meno sensibile. Altrimenti si sposano le teorie più integraliste. Che allontanano le persone dal loro territorio. Destinandolo all'inevitabile fine. Non sempre la presenza umana è dannosa.   C.B.
C. B.
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