Merate: ritorna il mercato in centro tra delusione e rabbia degli ambulanti, con ristori irrisori ma tanta voglia di lavorare
Lunedì sono tornate nelle piazze tutte le bancarelle non alimentari dei mercati rionali. Dopo settimane ininterrotte di stop alla loro attività, gli ambulanti sono potuti finalmente rimettersi in moto e ritrovare quella socialità che è l'essenza del loro lavoro. Ma la situazione è a dir poco drammatica. Emergono sentimenti di rabbia e sconforto soprattutto se, a fronte dello stop forzato del mese di marzo, si rapportano i pochi aiuti ricevuti. Ma nonostante ciò gli ambulanti non si sono persi d'animo e continuano a mostrare la loro voglia di lavorare, nella speranza che questa sia finalmente la volta buona. Queste le testimonianze raccolte al mercato del martedì a Merate.
Rocco Urso, bancarella di intimo
Abbiamo riaperto ieri dopo esser stati chiusi 25 giorni a marzo. La perdita è quella di un mese di lavoro, non è possibile quantificarla. Sta di fatto che non siamo per nulla d'accordo con la chiusura dei mercati in zona rossa quando vi sono i centri commerciali aperti. E non siamo nemmeno d'accordo con la differenza che vi è tra una bancarella di alimentari e una che vende vestiti o articoli per la casa. Purtroppo non hanno tenuto in considerazione questi fattori. Speriamo in un miglioramento della situazione nelle prossime due tre settimane.
Gianni e Antonella
Antonella e Gianni, bancarella di trapunte
Non mi vengono altre parole per definire la situazione, se non tragica. Non so cosa succederà se andremo avanti così, con lo sblocco dei licenziamenti poi, a mio parere, ne vedremo delle belle. Io e mia moglie facciamo il mercato da 44 anni e abbiamo sentito eccome il cambiamento: per noi prima, un giorno di pioggia avrebbe rappresentato un evento straordinario, adesso, che abbiamo dovuto abituarci a stare in casa tre mesi, quasi sembra strano dover riaprire. E ci rincresce dirlo, ma l'entusiasmo non è più quello di una volta. Anche le persone ci sembrano cambiate, quasi spaventate, incerte della situazione. Prima invece accorrevano ed era facile creare rapporti di fiducia con i nostri clienti. Siamo cresciuti insieme a loro. Questa pandemia sta avendo un impatto non solo sull'economia ma anche sulla psiche delle persone, sta cambiando tutto. Probabilmente questo sarà il nostro ultimo anno di attività.
Luigi Imposti
Patrizia Milanesi e Luigi Imposti, bancarella di indumenti solo uomo
Se i numeri che ci vengono detti sono giusti ed è vero che i contagi continuano a crescere, sono d'accordo nel restare chiusi. Non condivido il continuo apri e chiudi, non credo favoreggi nessuno. Noi fortunatamente vendiamo articoli solo per uomo, quindi subiamo poco la moda, ma se penso ai colleghi che hanno articoli da donna credo la situazione sia davvero più complessa. Quest'anno per i ristori ancora non si sa, aspettiamo. L'anno scorso abbiamo preso in totale 2.200 euro, non credo vi sia da commentare. Per non parlare delle chiusure di settore che hanno colpito solo i mercati mentre nei centri commerciali continuano ad essere venduti intimo e indumenti di moda. È normale che queste differenze ci penalizzino ulteriormente.
Roberto Ferrani e Marina Gaggero
Roberto Ferrani e Marina Caggero, bancarella di giochi/articoli di cartoleria
Il 2021 si è aperto con un mese a casa. Purtroppo le distinzioni di categoria che sono state fatte solo per il mercato ci danneggiano. Noi vendiamo anche articoli di cartolibreria quindi al pari di edicole e librerie dovremmo rimanere aperti. È chiaro che noi piccoli ci vediamo declassati a vantaggio dei grandi commercianti, che con molta probabilità, è il governo stesso ad avere interesse nel tenere aperti. Inutile dire che i ristori che abbiamo ricevuto lo scorso anno siano stati irrisori, mentre le perdite (30 % circa) sono state consistenti, a tal punto da essere sufficienti per accedere al "decreto sostegno" e senz'altro tali da intaccare anche i nostri risparmi. Martedì scorso sono stato alla manifestazione autorizzata a Milano, mi sono spaventato dalla tanta gente che ho visto. Non si tratta più di aver finito i soldi per acquistare la merce, là c'è gente che non ha più soldi per fare la spesa alla sua famiglia oppure per mettere benzina nel furgone. È spaventoso.
Pietro e Davide
Pietro e Davide, bancarella detersivi e articoli per la pulizia
Non dovevamo chiudere perché se dicono che il virus ha meno probabilità di essere contratto all'aperto, allora io che lavoro all'aperto e ad almeno due metri di distanza dal cliente non avrei dovuto fermare l'attività. Siamo tutti d'accordo che qui si tratta di potere politico. Noi piccoli messi da parte mentre i grandi avanzano e soddisfano gli interessi dei potenti. Io non voglio i soldi, voglio lavorare. Anche perché se le dico i ristori che ho ricevuto...non vanno a coprire nemmeno la metà dei costi fissi che ho in un anno, circa 1800 euro ogni 4 mesi, quasi 8.000 euro all'anno. A me hanno dato 2.600 euro nel 2020, faccia lei i conti. Ho sempre dovuto pagare, e di tasca mia: fornitori, iva, tari, non abbiamo avuto nessuno sconto. Non mi resta altro che continuare a sperare.
Lorenzo
Lorenzo, bancarella di bigiotteria e oggettistica
Meno male che abbiamo riaperto. Non trovo ammissibile che non si sia ancora capito che lavorare all'aperto costituisce una realtà a parte che deve essere trattata come tale. Sono i dati scientifici ad affermare che la minore probabilità di contagio la si ha proprio all'aperto. A questo punto credo che siano i sindaci e le rispettive amministrazioni comunali a dover fare la voce grossa in difesa del nostro lavoro e dei nostri interessi. Ribadisco che si tratta di scelte politiche, il governo deve smettere di pensare che abbiamo messo da parte i soldi e che quindi sia giusto dover andare ad intaccare i nostri risparmi per tirare avanti. Io faccio un appello ai Sindaci: anche in zona rossa il mercato deve rimanere aperto al pari di ogni altra attività commerciale.
F. Fu.