Castello di Merate: tra l’attesa messianica e i problemi che toccano il cuore mettete il cervello sotto pressione, un’idea arriverà

Il lettore del settimanale cittadino sfogliando le pagine dedicate al Castello Prinetti è possibile che si sia posto due domande: ma Sindaco e Vice Sindaco si parlano qualche volta? E poi, l'articolista non si pone criticamente rispetto a dichiarazioni di segno opposto?

No, perché la confusione è già tanta sotto il cielo di Merate, non è il caso di aggiungerne altra.

Partiamo dal Sindaco sempre spumeggiante: non appena riuscirò a liberarmi di un paio di questioni che mi stanno a cuore metterò in campo un altro paio di suggestioni che coltivo sul futuro da dare al castello. Urca, chissà cosa sono queste questioni di cuore che gli impediscono di mettere in campo le suggestioni, di pancia si presume.

Però va detto che, quanto meno, il Sindaco resta con i piedi ben piantati a terra, che tradotto significa, cazzi del Prevosto gestirsi una rogna simile, io ne ho già di mie che mi stanno particolarmente a cuore.

Ma è il Vice sindaco a gettarci nello sconforto ricordando l'improvvida assegnazione del titolo onorifico di assessore dell'anno. E' bastata una foto mano nella mano con Silvio Berlusconi per indurlo a offrire le chiavi della città al vecchio marpione che ha sistemato le ville incompiute per un amico, testimone al processo Ruby ter, e la messa a dimora di qualche albero per chiedere l'intitolazione dell'area alla madre dell'ex premier. La successiva levata di scudi ha indotto il nostro Vice a rientrare nella cuccia ma non appena l'occasione è giunta è tornato a invocare Silvio, santo subito, perché acquisti il maniero, affermando che, testuale, "soltanto un imprenditore del suo calibro amante della cultura e del bello (e anche di altro ma su questo il Vice sorvola) potrebbe innamorarsene".

Ecco qua, l'Unto del Signore, lo zio d'America, l'uomo della provvidenza, che arriva e colma il vuoto di idee dell'officiante il rito santificatorio.

Così è facile però, Vice. Non è che poi sotto il cartello stradale Merate, anziché comune denuclearizzato ci mettiamo comune berlusconizzato eh......?

Daì spremetevi che magari qualche idea vi viene. Ad esempio quando si hanno i soldi in cassa non si fanno moratorie sui leasing immobiliari perché il tassametro degli interessi passivi corre lo stesso. Al contrario, come aveva fatto Massironi, si estinguono operando riscatti anticipati, attenzione alle penali, per risparmiare una montagna di oneri finanziari. Gli avanzi di amministrazione si possono bene utilizzare in questo senso. E poi, semmai, contrarre mutui a tassi sicuramente migliori - Merate ha zero mutui - garantirsi le oscillazioni con uno swap e decidere una volta per tutte di acquistare il Castello. Con la proprietà saldamente in mano pubblica qualunque trattativa la si può intavolare senza vincoli o limitazioni.

Non ci sono idee? Pazienza mettiamo in vendita tutti i diritti di superficie e puntiamo sull'edilizia sociale. Un po' di appartamenti per rianimare lo spettrale maniero che nei decenni passati era abitato da numerose famiglie oltre che sede del glorioso Bar Castello e del bellissimo studio dell'architetto Grimoldi - entrambi sfrattati dal poco lungimirante don Felice Viasco - riservando alla cittadinanza i grandi saloni a piano terra e la splendida sala Paolo VI.

Poi se arriveranno gli industriali del Hi-Tech - pensate a due straordinarie realtà a livello mondiale come i gruppi Technoprobe e Elemaster - tanto meglio con le loro visioni internazionali e la capacità di operare sui mercati finanziari sicuramente qualcosa di maggiore pregio e attrattività verrà senz'altro fuori.

Ma agire bisogna agire senza aspettare babbo natale di cui il Vice pare essere la renna guida.

Agire dunque, certo non prima che il Sindaco si sia liberato delle due questioni che gli stanno particolarmente a cuore.

Claudio Brambilla
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