LIBRI CHE RIMARRANNO/15: ''L’ultimo Catone'' di Matilde Asensi

Quando nel Medioevo si capì che il mondo non sarebbe finito con l'anno Mille si incominciò a pensare che anche il passaggio dalla morte alla vita ultraterrena potesse non essere immediato e fulmineo, che ci sarebbe stata una sorta di spazio e tempo di transito. Dico per le anime dei più, nelle quali confido di essere io stesso più tardi che presto annoverato, vale a dire non i peccatori incalliti, che quelli finiscono dritti all'Inferno, né i santi impettiti, che anche loro dritti in Paradiso. Io che nella vita un po' ho goduto, un po' ho sbagliato, un po' ho tentato di essere migliore e non sempre ci sono riuscito, finirò in Purgatorio.
Come ben insegnò Jacques Le Goff, il Purgatorio nasce come spazio e tempo tra il 1170 e il 1220 circa, e costituì l'evoluzione della credenza cristiana nella possibilità di riscattare certi peccati in determinate condizioni anche dopo la morte. Intanto verso la fine del XII sec. lo si autorizzò. Poi ci si adoperò a cercarne i fondamenti nelle Scritture.

Quando a Roma si capì che bisognava far cassa per pagare le spese della Curia papale e qualche stravizio di qualche prelato (che infatti Dante colloca ben ficcato a testa in giù e con le piante dei piedi infuocate all'inferno), il Purgatorio era lì pronto per essere usato: chi meglio dei parenti ancora in vita avrebbe potuto accorciare le fatiche dei loro defunti purganti che anelavano al Paradiso? Potevano pregare a suffragio delle anime del Purgatorio, certo. Se nel caso avessero anche versato una qualche somma di denaro per acquistare una qualche indulgenza nessun ecclesiastico avrebbe detto di no.

Quando si pensa alla Divina Commedia si incappa inevitabilmente nella climax (per favore, docenti e discenti: "climax" è un sostantivo greco che significa "scala" ed è femminile: LA climax, non IL climax) Inferno-Purgatorio-Paradiso: del primo se ne leggono molti canti, del secondo qualcuno, del terzo si dice che sia un'altra lingua e si sorvola volentieri. L'Inferno appare persino più sapido e gustoso, con le sue pene e i suoi contrappassi. A ben vedere ci sono penitenze nel Purgatorio che appaiono quasi più dolorose delle pene dei dannati: quando penso agli invidiosi della seconda cornice, con le palpebre cucite e le lacrime di dolore che a malapena escono, oltre che venirmi in mente qualche nome e cognome di persone ben conosciute anche ai nostri lettori, mi dico che quasi quasi l'inferno è persino più passabile.
Non sono il dolore o la minore efferatezza della pena a rendere più sopportabile il Purgatorio: è il fatto che le anime sanno che prima o poi questa avrà un termine. Mentre l'Inferno è "etterno", e questa è la punizione più terribile.

Quando gli antichi erano presi da smanie esplorative cercavano di individuare la soglia dell'Ade, la porta degli inferi, il pertugio di accesso all'inferno: chi lo individuò nel lago d'Averno, chi nell'inghiottitoio carsico dentro cui scompare il fiume Timavo, chi a capo Matapan, chi nell'antro della sibilla Cumana, chi sotto il vulcano Ecla in Islanda. Nessuno cercava la montagna del Purgatorio perché a nessuno era ancora stato detto che esisteva.

Quando Dante e Virgilio approdano sulla spiaggia del Purgatorio chi li accoglie è un pagano suicida, Marco Porcio Catone Uticense, e qui la situazione dottrinale si complica non poco.
Esiste il Purgatorio su questa terra? Dove si trova? Quali tappe di penitenza si devono compiere per potervi accedere? C'è un custode di nome Catone? E cosa custodisce, questo "Purgatorio"?
"L'ultimo Catone", romanzo bellissimo di Matilde Asensi, ci accompagna in una caccia al tesoro bellissima (l'ho già detto che è bello?), sulle tracce di una setta misteriosa che sta trafugando i resti della reliquia più importante della Cristianità sparsi nelle chiese di tutta Europa (che quando nel Medioevo si capì che il culto delle reliquie poteva rimpinguare le casse non ci si fece troppi scrupoli a fabbricarne a bella posta). Suor Ottavia Salina, paleografa, il capo delle Guardie Svizzere Kaspar Glauser-Röist e l'archeologo Farag Boswell dovranno riprendere in mano la cantica più delicata e interessante della "Commedia" e trovare nelle parole di Dante la guida.
Se vi piacciono le storie alla Indiana Jones, se non avete letto a fondo il "Purgatorio" in quarta superiore e un po' vi sentite in colpa, se avete un po' di illuministico scetticismo nei confronti delle reliquie, se amate Roma, Ravenna, Siracusa, Istanbul, Gerusalemme e altre città (naturalmente il totale farà sette), se come me avete qualche peccatuccio da espiare e volete sapere che fatica vi toccherà una volta trascorsi i nostri giorni terreni, se amate le sfide intellettuali e vi piace fare a gara con l'autore e i protagonisti per arrivare prima di loro alla soluzione dell'enigma, il romanzo di Matilde Asensi fa per voi.
Qualche anno fa ne è uscito anche il seguito, bello ma non al livello di questa prima e geniale avventura.

Stefano Motta
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