Il Mandic vale bene una Madonna

Sono consapevole che quello che sto per scrivere è uno dei “pezzi” più delicati della mia lunga carriera giornalistica.  Del resto, sin da piccolo mi hanno insegnato di… giocare con i fanti ma non con i Santi. E in questo caso oltre che di Santi (San Leopoldo Mandic) dovrò parlare anche della Madonna, la Madre dell’umanità.
Dopo lo scoop del collega Daniele De Salvo, che ha messo in pagina prima di altri la storia del quadro della Madonna dipinta dall'artista missagliese e amico Gerry Scaccabarozzi sfrattato dalla sua grotta dal Parco del Curone, nella rete è in corso un vivace dibattito tra chi si è indignato della decisione e chi invece sostiene la scelta del presidente del Parco del Curone.
Premesso che per formazione personale, fin da giovane sono sempre stato dalla parte di chi contesta, vorrei inserirmi in questa delicata vicenda, schierandomi dalla parte di San Leopoldo Mandic, il Santo a cui è intitolato l'ospedale di Merate.
L’esercizio acrobatico che vorrei tentare di compiere, con tutti i rischi che questo comporta alla mia età, è un vero e proprio salto mortale.
Utilizzo come pedana di lancio la grotta di Missaglia, dove il “grande artista missagliese” - per usare le parole del presidente del Parco del Curone Marco Molgora - ha collocato, accanto alla storica statuetta della Madonna, un piacevole dipinto.
“In quel luogo da anni c'è una Madonnina e nessuno intende rimuoverla – ha assicurato Molgora sui social – Il problema è che alla statuetta sono stati aggiunti vasi di fiori, posati rimuovendo pezzi di muschio pietrificato. Non vorremmo che la situazione sfugga di mano e si creino alla fine danni gravi   ad uno dei luoghi più belli e delicati”.
In pratica si vorrebbe evitare, anche se francamente il rischio appare remoto, che la grotta di Missaglia si trasformasse in una sorta di Monte Krizevac di Medugorje, costellato di Corone del rosario ed ex voto. Sulla questione è intervenuto niente meno che il coordinatore delle Guardie ecologiche difendendo a spada tratta la scelta del Parco.
Ben venga il confronto e la discussione, del resto sono la riprova di una società viva e sensibile.
Quello che mi lascia invece molto perplesso, per non dire sconcertato è la mancanza di sensibilità e vitalità per altri… santi. Mi riferisco al “nostro” San Leopoldo Mandic.
 Chi mi conosce - e mi conoscono tutti i protagonisti di questa vicenda - sa che da quasi quarant’anni mi adopero per il Mandic. E non solo per la sua sopravvivenza ma anche per la sua valorizzazione.
Negli ultimi anni stiamo assistendo, per una serie di motivi, non ultimo il Covid, ad un costante impoverimento del nostro ospedale. Ci vorrebbe troppo spazio e troppo tempo per elencare gli interventi, spesso dissennati, che nel tempo sono stati effettuati a danno del presidio e che ancora oggi rischiano di trasformare il nostro ospedale in un lazzaretto.
Chi segue questo giornale ha certamente memoria delle situazioni al limite del grottesco che ci vengono spesso segnalate dai cittadini ma anche dagli stessi operatori, costretti loro malgrado a far buon viso a cattiva sorte.
Tutto questo per dire che lascia sgomenti l'indifferenza dei nostri pubblici amministratori, sindaci in prima fila ma anche semplici cittadini, di fronte a scelte in evidente contrasto con il futuro del Mandic. Sacrosanto indignarsi per un quadro sacro che viene rimosso, ma ci si aspetterebbe una reazione almeno uguale, per un reparto chiuso o per un primario non sostituito o un servizio sanitario sospeso.
Certo, diranno che siamo i soliti allarmisti, che sono anni che gridiamo al lupo al lupo, ma lo sanno tutti poi come va a finire quella storia.
Purtroppo quella che raccontiamo e documentiamo non è altro che la realtà e mai come oggi il Mandic è in pericolo. La sa chi ci lavora, lo percepiscono i pazienti. E nostri amministratori cosa aspettano?
Per questo vorrei suggerire all'artista Scaccabarozzi di portare la Madonna a Merate (se non rilascia dichiarazioni a Merateonline è possibile che il dg Paolo Favini chiuda un occhio), accanto a San Leopoldo Mandic.
Il nostro ospedale val bene un miracolo.
Angelo Baiguini
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