Virus, vaccini, informazione, misure restrittive: grande e pericolosa la confusione che regna sotto il cielo
Stiamo vivendo un tempo presente così frammentato, instabile, discontinuo che fatichiamo a cogliere quello che sta accadendo attorno a noi. A dare una mano di buona lena si è messo il virus malevolo che continua a cancellare volti, storie che ci hanno accompagnati per anni. Con un colpo di ali sbattute o come foglie si staccano e scompaiono nel nulla persone, storie, autori; tutto è così tremendamente veloce che scivolano come un pezzo di carta accartocciato nel tombino sotto casa.
Tutto questo ci mette in difficoltà nel comprendere quello che sta accadendo. Prendiamo come esempio il vaccino, la grande difficoltà e confusione di quando assumerlo: la mattina vengono date delle indicazioni dai vari apparati statali, regionali, comunali, categoriali poi cambiano prima o dopo cena.
La lunga diatriba sulla validità del farmaco, sull'opportunità di renderlo obbligatorio con una legge oppure lasciarlo libero, la stressante martellante questione della sicurezza, dell'approvvigionamento del farmaco, il dibattito che vi ruota accanto, il mantra di produrlo in Europa al posto di importarlo, quando si sa che, dopo decenni di globalizzazione e delocalizzazione della produzione di una serie di prodotti, per il solito basso costo, è impossibile produrlo.
Per non parlare della solita questione della sicurezza del farmaco: ogni farmaco assunto è un rischio per definizione perché ogni persona è diversa sul piano immunologico dall'altra; inoltre c'è da considerare la filiera della distribuzione che è complessa e articolata.
Anche la questione del lockdown è sottoposta a questo stato di confusione. Prima, quando c'era un governo a guida Giuseppe Conte, le Regioni governate dalla Lega e non solo, ( Bonaccini, Emilia Romagna), gridavano, strimpellavano che era inopportuno chiudere, oggi, con il governo a guida Mario Draghi, tutto passa in silenzio, tutti accettano, non solo i governi regionali ma anche le varie corporazioni produttive dagli industriali ai commercianti. Solo qualcuno accenna a qualche dissidio.
A facilitare la confusione si mette anche la comunicazione di massa: è martellante, cacofonica tanto da indurre una certa difficoltà cognitiva a discernere, valutare la miriade di messaggi che colpiscono il cervello.
Con la comunicazione virtuale la confusione a livello cognitivo cresce e sbatte da tutte le parti imbrattando senza mezze misure qualsiasi cosa. I commenti, i messaggi sono un involucro indefinito d’impulsi indecifrabili. Se si assomma il tutto, sotto questo piccolo cielo terreste, la confusione regna ed è pericolosa.
In Lombardia si sta entrando ancora in una fase di chiusura, di restrizione, le strade si sono svuotate, sta calando un silenzio galoppante, fastidioso, nessuno che governa questa regione, economicamente la più ricca, ma mal messa sul piano sanitario, ha avuto il coraggio di metterci la faccia e spiegare: facile gridare al lupo per poi scappare quando compare.
I bambini, quelli della prima e della seconda infanzia stanno sopportando uno stress e una condizione di disagio profonda che avrà effetti più avanti; i preadolescenti e gli adolescenti incominciano a dare segni di scompenso, non c'è un piano strategico socio-pedagogico per loro: non bastano i supporti economici o il controllo securitario.
E' necessario mettere in atto delle politiche pedagogiche integrate alla scuola per favorire i bisogni primari e secondari di questa popolazione che è delegata nel silenzio e nel nuovo neo familismo costrittivo. La scuola non può essere la sola a rispondere a questo disagio.
I Comuni, per primi, devono costruire delle strategie d’interazione, di partecipazione; non basta lo sportello virtuale dell'ascolto del disagio, non si può e non si deve psicologizzare una questione che è più complessa e più articolata..poi ci si meraviglia se accadono manifestazioni di micro violenza tra ragazzi...prevenire prima di curare.
Tutto questo ci mette in difficoltà nel comprendere quello che sta accadendo. Prendiamo come esempio il vaccino, la grande difficoltà e confusione di quando assumerlo: la mattina vengono date delle indicazioni dai vari apparati statali, regionali, comunali, categoriali poi cambiano prima o dopo cena.
La lunga diatriba sulla validità del farmaco, sull'opportunità di renderlo obbligatorio con una legge oppure lasciarlo libero, la stressante martellante questione della sicurezza, dell'approvvigionamento del farmaco, il dibattito che vi ruota accanto, il mantra di produrlo in Europa al posto di importarlo, quando si sa che, dopo decenni di globalizzazione e delocalizzazione della produzione di una serie di prodotti, per il solito basso costo, è impossibile produrlo.
Per non parlare della solita questione della sicurezza del farmaco: ogni farmaco assunto è un rischio per definizione perché ogni persona è diversa sul piano immunologico dall'altra; inoltre c'è da considerare la filiera della distribuzione che è complessa e articolata.
Anche la questione del lockdown è sottoposta a questo stato di confusione. Prima, quando c'era un governo a guida Giuseppe Conte, le Regioni governate dalla Lega e non solo, ( Bonaccini, Emilia Romagna), gridavano, strimpellavano che era inopportuno chiudere, oggi, con il governo a guida Mario Draghi, tutto passa in silenzio, tutti accettano, non solo i governi regionali ma anche le varie corporazioni produttive dagli industriali ai commercianti. Solo qualcuno accenna a qualche dissidio.
A facilitare la confusione si mette anche la comunicazione di massa: è martellante, cacofonica tanto da indurre una certa difficoltà cognitiva a discernere, valutare la miriade di messaggi che colpiscono il cervello.
Con la comunicazione virtuale la confusione a livello cognitivo cresce e sbatte da tutte le parti imbrattando senza mezze misure qualsiasi cosa. I commenti, i messaggi sono un involucro indefinito d’impulsi indecifrabili. Se si assomma il tutto, sotto questo piccolo cielo terreste, la confusione regna ed è pericolosa.
In Lombardia si sta entrando ancora in una fase di chiusura, di restrizione, le strade si sono svuotate, sta calando un silenzio galoppante, fastidioso, nessuno che governa questa regione, economicamente la più ricca, ma mal messa sul piano sanitario, ha avuto il coraggio di metterci la faccia e spiegare: facile gridare al lupo per poi scappare quando compare.
I bambini, quelli della prima e della seconda infanzia stanno sopportando uno stress e una condizione di disagio profonda che avrà effetti più avanti; i preadolescenti e gli adolescenti incominciano a dare segni di scompenso, non c'è un piano strategico socio-pedagogico per loro: non bastano i supporti economici o il controllo securitario.
E' necessario mettere in atto delle politiche pedagogiche integrate alla scuola per favorire i bisogni primari e secondari di questa popolazione che è delegata nel silenzio e nel nuovo neo familismo costrittivo. La scuola non può essere la sola a rispondere a questo disagio.
I Comuni, per primi, devono costruire delle strategie d’interazione, di partecipazione; non basta lo sportello virtuale dell'ascolto del disagio, non si può e non si deve psicologizzare una questione che è più complessa e più articolata..poi ci si meraviglia se accadono manifestazioni di micro violenza tra ragazzi...prevenire prima di curare.
Dr. Enrico Magni