LIBRI CHE RIMARRANNO/12: ''Non c’era una volta...'' di Aldo Martina

Perché mai i bambini li porterebbero le cicogne?
Ed è vero che gufi e civette portano rogna?
E perché ai pipistrelli piacerebbe sopra ogni cosa impigliarsi nei capelli delle belle bambine?
E le aquile, che rapiscono i bambini?
Questa non è una leggenda: è scritto a caratteri cubitali sui giornali, che diamine. "La Domenica del Corriere" 23 giugno 1957: "A Zambana una bimba di cinque anni viene ghermita da un'aquila ma salvata dal nonno che con un badile riesce a liberarla". Carta canta, che diamine.
E cantano anche gli strigiformi, come l'assiolo, che cadenza col suo "chiù" una delle più belle poesie di Pascoli.
E i tori si infuriano se vedono il rosso. Per questo quando siamo in montagna mio figlio piccolo si arrabbia con me, che indosso magliette rosse, se passiamo in mezzo ai pascoli.

È sempre la "Domenica del Corriere", sempre nel giugno del '57, ma questa volta il 19, a ricordarcelo: "Toro si infuria per le vesti della Lollobrigida. Il manifesto esposto davanti al cinema di Desenzano al Serio presenta la popolarissima attrice in abito rosso. Passa per la via un garzone trascinandosi dietro un torello destinato al mattatoio. Come vede la macchia rossa sanguigna la bestia si arresta a corna abbassate verso il cartellone riducendolo a brandelli. Ci vollero i muscoli di sei robusti e coraggiosi giovani per ridurla all'impotenza e farle riprendere la via del macello".
Sono convinto che i sei giovani, della Lollo, avessero piuttosto notato altri particolari che non il rosso della gonna. Il toro non lo so, ma non mi stupirebbe.
E comunque o nel '57 c'era un gusto particolare per le fake news etologiche, o c'è qualcosa che non va nel nostro rapporto col mondo animale.

Ma se Aristotele credeva
che gli istrici scagliassero i loro aculei come frecce, chi siamo noi per essere da meno dello Stagirita?

Ne parla Aldo Martina, nel suo "Non c'era una volta. Il mondo animale tra fantasia e realtà: miti, leggende, luoghi comuni e fake news", Edizioni del Faro, 2020, pagg. 143+137, Euro 16.
Il numero delle pagine è indicato in modo insolito? Perché si tratta di due libri in uno, con due copertine, che si può leggere prendendolo da una parte, o rigirandolo e iniziando dall'altra. Dalla parte bianca la voce incantata dei bambini e dei poeti, da quella nera quella esperta dei naturalisti, che riconducono l'aura leggendaria di alcuni animali a spiegazioni ben più prosaiche, ma come diceva il padre del metodo scientifico, Galileo, "è meglio una piccola verità che una grande bugia".

"Non c'era una volta..." fa luce con spirito logico e scientifico su alcune fra le leggende più fantasiose, spesso deleterie, che si raccontano sugli animali. I nostri coinquilini, così diversi da noi eppure così uguali di fronte a un destino comune, devono sopportare la coesistenza con la nostra specie, che siamo quanto di più ingombrante e più globalmente dannoso abbia mai calcato la terra. Per questo dovremmo sentirci un po' in debito nei loro confronti, e conoscerli meglio, se non altro.

Si legge come una serie di racconti d'avventura questo libro di Martina, divulgatore scientifico e naturalista del Parco Naturale di Paneveggio. È un caro amico, Aldo, ma so di non essere fuorviato dalla stima che ho per lui nel consigliare questo suo libro: ho sempre come benchmark mio figlio Andrea, che ogni tanto prende in mano i miei, di libri, e con la sfacciataggine di un preadolescente mi dice: "Papà, non si capisce niente di quello che hai scritto".
Si è letto in due giorni il libro di Aldo e mi ha detto: "Il tuo amico fa il naturalista ma scrive meglio di te che fai lo scrittore". Sarà perché vive sulle Dolomiti: quando finisce questa storia delle regioni colorate devo assolutamente trasferirmi là anche io.

Stefano Motta
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