Vaccinazioni anziani al Mandic: ultraottantenni al 4° piano a compilare questionari assurdi. Un servizio di cui vergognarsi
Il documento che l’ultraottantenne dovrebbe compilare e firmare prima di assumere il vaccino anticovid chiede, tra l’altro: è incinta o sta pensando di rimanere incinta nel mese successivo alla prima o alla seconda somministrazione?
D’accordo è un prestampato e due risate su questa domanda si possono anche fare. Ma su tutto il resto no, non si può passarci sopra. Anche se pare che nessuno, compreso il signor sindaco di Merate che trattiene la delega alla sanità, abbia sinora emesso almeno uno sbuffo di irritazione.
Ma in che cazzo di ospedale siamo? Possibile che il glorioso San Leopoldo Mandic, che ebbe natali illustri con i nobili Cerri, benefattori come il commendator Villa e il dottor Rusca, medici come Saputo, Guareschi, Montanari, Sartori, migliaia di cittadini volontari che nei decenni hanno lavorato per ingrandirne spazi e prestazioni oggi sia organizzato come un presidio da terzo mondo?
Ma vogliamo, signori sindaci del meratese, picchiare quattro pugni sul tavolo e rimandare a casa loro chi non sa fare il proprio mestiere?
Dovrebbe essere il medico di base a trasmettere il questionario del proprio paziente, il quale arrivato in ospedale avrebbe solo l’onere di mostrare la tessera sanitaria e farsi vaccinare.
Davvero anche scrivere qualche riga diventa difficile tanto monta l’incazzatura di fronte a queste situazioni. Denunciarle è il nostro dovere, combatterle tocca a chi ha l’autorevolezza istituzionale per farlo.
Autorevolezza però, non autorità del tipo io sono il signor sindaco!.
D’accordo è un prestampato e due risate su questa domanda si possono anche fare. Ma su tutto il resto no, non si può passarci sopra. Anche se pare che nessuno, compreso il signor sindaco di Merate che trattiene la delega alla sanità, abbia sinora emesso almeno uno sbuffo di irritazione.
Queste righe andrebbero indirizzate alla dottoressa Valentina Bettamio in Maullu nella sua veste di direttore medico di presidio. Ma, come non risponde alle domande, così pensiamo non dia seguito ai commenti.
E allora ci domandiamo noi: è mai possibile che una persona di più di ottant’anni, spesso accompagnata per evidenti ragioni debba entrare in ospedale, passare dall'ingresso dopo l'aula scientifica adibito a sala di “prima attesa”, portarsi davanti a uno dei due ascensori che salgono al quarto piano del padiglione Villa, approdare sul pianerottolo, mettersi in fila davanti a quella che è una sorta di “accettazione” con un addetto alla vigilanza, farsi prestare una penna (la stessa passata di mano in mano), sedersi davanti a un tavolino oppure stendere i fogli in grembo, compilare prima la privacy e poi il lungo questionario che trovate allegato (CLICCA QUI), stando in mezzo ad altre persone anziane con accompagnatore in attesa di essere chiamata per l’iniezione? Sì, per quanto sembri assurdo al Mandic è possibile. Anzi è proprio quello che accade ogni giorno.
Ma in che cazzo di ospedale siamo? Possibile che il glorioso San Leopoldo Mandic, che ebbe natali illustri con i nobili Cerri, benefattori come il commendator Villa e il dottor Rusca, medici come Saputo, Guareschi, Montanari, Sartori, migliaia di cittadini volontari che nei decenni hanno lavorato per ingrandirne spazi e prestazioni oggi sia organizzato come un presidio da terzo mondo?
Ci vuole tanto a organizzare un servizio a terra, sotto adeguate tensostrutture, con un sistema modello drive-in o un’accettazione decorosa per vaccinare i nostri anziani?
Dovrebbe essere il medico di base a trasmettere il questionario del proprio paziente, il quale arrivato in ospedale avrebbe solo l’onere di mostrare la tessera sanitaria e farsi vaccinare.
Davvero anche scrivere qualche riga diventa difficile tanto monta l’incazzatura di fronte a queste situazioni. Denunciarle è il nostro dovere, combatterle tocca a chi ha l’autorevolezza istituzionale per farlo.
Autorevolezza però, non autorità del tipo io sono il signor sindaco!.
Claudio Brambilla