Retesalute: capitale azzerato, va ricostituito quanto prima per ripianare i debiti e ripartire
Un dibattito scarso, vivacizzato soltanto dagli interventi dei "tecnici", Laura Mattiello, responsabile amministrativa, Stefano Maffi, revisore dei conti e Daniele Villa, sindaco di Robbiate ma nella sua veste di commercialista, quello di giovedì sera tra i soci dell'azienda speciale pubblica Retesalute. Di fatto non si è arrivati ad alcuna conclusione se non la richiesta da parte del Presidente dell'assemblea ai comuni soci di approvare rapidamente la nuova versione del bilancio 2018, per poi passare al consuntivo 2019 e agli adempimenti successivi condizionati però dall'apparentemente inevitabile apertura della procedura di messa in liquidazione volontaria della società, salvo successiva revoca della delibera.
Daniele Villa e Stefano Maffi
I primi dubbi sulla effettiva veridicità dei conti sono emersi nel 2019, definiti dal revisore dottor Maffi- "errori contabili rilevanti", da ricercarsi anche nel passato, cioè negli anni precedenti almeno fino al 2015.
La situazione via via emersa ha indotto il Consiglio di Amministrazione presieduto dall'avvocata Alessandra Colombo ad affidare a una società esterna la revisione dei bilanci 2015-2017 al fine di rideterminarne il reale risultato economico e riscrivere la contabilità del 2018 per riapprovare il bilancio ed ottenere da Stefano Maffi una relazione che certifichi il tutto.
Come illustrato durante l'assemblea, nel bilancio 2018 sono confluiti tutti gli errori del passato, unitamente alla perdita maturata nel 2018 e ciò consentirà di tracciare una linea di demarcazione tra la situazione al 31/12/2018, quando nella compagine sociale c'era la Provincia ma non gli Oggionesi che giustamente si rifiutano di coprire perdite prodotti in esercizi durante i quali non erano ancora soci, e quella successiva.
I bilanci predisposti dal CdA per il 2018 e il 2019 rispettano il principio della continuità aziendale, come richiesto dai soci anche nell'ultima assemblea. Principio che però deve poter poggiare sulla copertura delle perdite pregresse e l'inversione economica già a partire dal 2020.
A fine 2018 il patrimonio netto è negativo per circa tre milioni e mezzo e il capitale circolante netto è negativo per un importo di circa tre milioni e cento. Le passività correnti di 5,6 milioni sono maggiori delle attività a breve, pari a 2,4 milioni ma di questo differenziale circa cinquecentomila non sono propriamente debiti ma fondi da impiegare nel futuro, un milione è un debito nei confronti di Comuni e seicentomila euro sono verso i Distretti limitrofi. Quindi, il capitale circolante netto, tolti i debiti verso i comuni soci ed i fondi è pur sempre negativo, ma non più per i tre milioni e cento, bensì di circa un milione e sei/settecentomila euro. Se poi togliamo i debiti verso i distretti contermini, che possono essere gestiti con un po' di flessibilità, il saldo negativo scende ancora a poco più di un milione. Sicuramente una situazione non facilissima da gestire ma ben diversa da quella rappresentata dai dati iniziali.
Certo, resta il fatto incontrovertibile che il patrimonio netto è azzerato, ed anzi è negativo per cui come avviene nelle società private occorre ricostituirlo con atto notarile mediante un nuovo aumento di capitale sociale. Oppure, come ha spiegato il dottor Maffi deliberare lo scioglimento della società e la messa in liquidazione. La faccenda però si complica ulteriormente nelle aziende speciali poiché il comma 555 della Legge 147/2013, impone lo scioglimento delle aziende speciali con 4 esercizi su 5 in perdita.
L'opinione nostra è che se l'assemblea straordinaria dopo aver deliberato l'azzeramento del capitale procede alla sua ricostituzione per ripianare i debiti con un budget che punta al pareggio grazie al riequilibrio dei costi e ricavi dei servizi sia possibile non applicare il disposto del comma 555. Tuttavia anche il Revisore si è detto cauto trattandosi appunto di una ASP per cui torna quanto espresso dall'assemblea di novembre, ossia dare mandato al CdA di avviare la procedura di scioglimento e la messa in liquidazione (temporanea), con l'idea di una successiva revoca della liquidazione. Su tale procedura hanno concordato sia Filippo Galbiati di Casatenovo che Massimo Panzeri di Merate.
C. B.