Caso Gilardi: soldi per progetti immobiliari e un allevamento di polli in Tunisia tra le richieste dei 7 imputati contestate dal PM
Era un continuo chiedere soldi per ragioni le più disparate e con buona probabilità fasulle: un telefono cellulare, il pagamento della pratica di ricongiungimento famigliare, il rientro al paese d'origine per assistere la madre malata, l'acquisto di medicinali per curare l'arto amputato.
In alcuni casi le richieste di denaro erano in forma di "prestito" in altre di regalie oppure come gesto di "beneficenza".
E' un lungo elenco quello che il pubblico ministero Andrea Figoni ha depositato lo scorso 2 febbraio a integrazione dei capi di imputazione a carico dei 7 extracee, su istanza della parte civile, rappresentata dall'avvocato Stefano Pelizzari, per la vicenda che vede il professor Carlo Gilardi parte lesa di un presunto disegno criminoso con danni importanti al suo patrimonio.
Si parla di cifre di diverse migliaia di euro, in alcuni casi anche di qualche decina "prestate" e mai tornate indietro oppure prelevate dai conti e in diverse occasioni fortunatamente mai elargite per l'intervento e il diniego dell'amministratore di sostegno.
Tra le motivazioni che gli imputati fornivano a Gilardi approfittando, in base alle accuse a loro mosse, delle sue "compromesse capacità critiche e dell'indebolimento di quelle volitive" nonchè della sua "profonda fede, della vulnerabilità, dello stile di vita improntato al francescanesimo e della patologica propensione alla prodigalità", c'era davvero di tutto: da progetti immobiliari in Marocco addirittura al "rimborso di un prestito" mai contratto da Gilardi, fino all'acquisto di una autovettura e alla volontà di avviare in Tunisia un allevamento di polli.
In alcuni casi le richieste di denaro erano in forma di "prestito" in altre di regalie oppure come gesto di "beneficenza".
E' un lungo elenco quello che il pubblico ministero Andrea Figoni ha depositato lo scorso 2 febbraio a integrazione dei capi di imputazione a carico dei 7 extracee, su istanza della parte civile, rappresentata dall'avvocato Stefano Pelizzari, per la vicenda che vede il professor Carlo Gilardi parte lesa di un presunto disegno criminoso con danni importanti al suo patrimonio.
Si parla di cifre di diverse migliaia di euro, in alcuni casi anche di qualche decina "prestate" e mai tornate indietro oppure prelevate dai conti e in diverse occasioni fortunatamente mai elargite per l'intervento e il diniego dell'amministratore di sostegno.
Tra le motivazioni che gli imputati fornivano a Gilardi approfittando, in base alle accuse a loro mosse, delle sue "compromesse capacità critiche e dell'indebolimento di quelle volitive" nonchè della sua "profonda fede, della vulnerabilità, dello stile di vita improntato al francescanesimo e della patologica propensione alla prodigalità", c'era davvero di tutto: da progetti immobiliari in Marocco addirittura al "rimborso di un prestito" mai contratto da Gilardi, fino all'acquisto di una autovettura e alla volontà di avviare in Tunisia un allevamento di polli.
Ora bisognerà attendere il 27 aprile per la decisione del giudice che dovrà esprimersi sull'eventuale rinvio a giudizio di Ameur Rougui, Hichem Harroun, Abdelmalak Rougui, Brahim El Mazoury, Nedal Abushunar, Abdellatif Ben Mustapha, Khalifa Mejbri.
Nel caso di un pronunciamento positivo gli imputati dovranno difendersi dall'accusa prevista dal capo di imputazione dell'articolo 643 del codice penale, circonvenzione di incapace in concorso (art. 81).