Merate, l'ex sindaco Mario Gallina ricorda don Isidoro Meschi: un prete già nato prete

Era sindaco di Merate ed era anche coetaneo del fratello Giuseppe, Mario Gallina. La sera del 14 febbraio 1991 a dargli la notizia dell'assassinio di don Isidoro “il ragazzo che trascorreva più tempo in chiesa che sui campi da calcio”, era stato don Felice Viasco.
Un fatto che fermò la città per alcuni giorni, sconvolta nell'apprendere della morte violenta di uno dei suoi figli, per la cui consacrazione si era fatta grande festa visto che erano 15 anni che la parrocchia non “donava” alla Chiesa un sacerdote.



Il corteo con in testa il gonfalone, Mario Gallina e Giovanni Battista Albani

Al funerale celebrato nella basilica di Busto Arsizio, cui parteciparono 15mila persone, c'erano Gallina con Giovanni Battista Albani, in corteo dietro il gonfalone di Merate.
“Era una giornata plumbea, grigia e fredda” ha ricordato l'allora primo cittadino “è stata una cerimonia molto toccante specialmente quando è stato letto il suo testamento spirituale, profondissimo. Al termine della funzione in chiesa, dove eravamo seduti accanto alle autorità del posto, ci siamo recati al cimitero e lì ho incontrato il fratello Giuseppe, mio compagno di scuola”. Una famiglia molto conosciuta quella dei Meschi, tanto che Guido il papà di Isidoro, era stato anche vicesindaco negli anni Cinquanta. Naturale dunque che tutti i ragazzi si frequentassero, nel luogo allora per eccellenza deputato all'aggregazione e alla crescita: l'oratorio.



“Don Isidoro era un prete nato prete. Da giovane era sempre in chiesa a pregare. Era molto ascetico ma aveva anche una grandissima capacità di intrattenere rapporti umani con le persone, di stare loro vicino e far sentire la sua compassione. Aveva uno sguardo bellissimo che ti penetrava nell'anima e aveva un animo puro pervaso dal Signore di cui era affascinato. Era dotato di una intelligenza profonda e acuta. Aveva rinunciato a tanti incarichi per rimanere a Busto, dove c'era la comunità che aveva fondato. Lui viveva in modo frugale, lo si vedeva sempre in giro in bicicletta. Ha scritto anche diversi libri, ricordo "Empatia e sballo" dove affrontava il tema della droga e della debolezza giovanile. Lo ricordo bene da giovane: un animo libero e puro, senza una pagliuzza. Lui sicuramente ha vissuto la fede in maniera eroica, tutti i giorni".


La targa commemorativa all'ingresso della sala intitolata a don Isidoro



Nella chiesa di santa Marta a Merate, anni dopo gli è stata intitolata una sala, alla presenza del cardinale Carlo Maria Martini.
S.V.
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