Brivio, 'rileva' l'autotrasporti di Santo Parisi e con Benedetto si trova far a viaggiare i rifiuti del clan. La vicenda della Ferrari

Non ce ne voglia la signora ma andando alla ricerca di storie dentro la storia in parte già sviscerata ieri dando notizia dell'esecuzione delle 18 ordinanze di custodia cautelare autorizzate dal Gip Alessandra Clemente, colpisce quella di Clara Ferrari, ora ai domiciliari. Classe 1973, nata a Bergamo, è cresciuta a Brivio. O meglio a Beverate dove ha sede anche la società che l'ha "inguaiata". Colpisce dunque - e lo diciamo consci del rischio di passare per "nordisti" - già per le origini, come nell'ambito di "Infinito" tra i vari Strangio, Varca e Pavone l'attenzione cadeva su Ivano Perego (e famiglia). Ferrari. Perego. Cognomi di qui. Brianzoli messi in correlazione con 'ndranghetisti, supposti nel caso dei coinvolti nell'operazione "Metal Money" (pur con Cosimo Vallelonga già condannato in due distinte operazioni antimafia) non essendoci ancora stata una pronuncia in sede giudiziaria e invece riconosciuti tali fin in Cassazione per quanto concerne "Infinito" e dunque le disavventure della Holding di Tremoncino di Cassago, comuni con quelle dei costruttori Oricchio di Nibionno.
Se però a Perego veniva contestato di aver "aperto le porte" della sua Perego Strade ai calabresi, la storia della Ferrari - marginale se si vuole nel marasma dell'indagine - colpisce invece anche per come la donna si è ritrovata - secondo gli inquirenti in piena consapevolezza - ad essere una pedina in un sostanzioso (anche economicamente) traffico illecito di rifiuti. La sua SB Trasporti con sede in via ai Campi a Beverate insieme ad altra società sarebbe stata - stando all'impianto accusatorio ancora chiaramente tutto da provare in sede giudiziaria - utilizzata per i trasporti irregolari che alimentavano il business capeggiato - si ritiene - da Cosimo Vallelonga e del suo supposto braccio destro Vincenzo Marchio (ora entrambi in carcere). Business basato sull'acquisto di merce in nero e l'emissione di fatture false da parte di società cartiere in grado di farsi lavatrice del denaro movimentato, così sintetizzato dal GIP (in un passaggio che non vede coinvolta la Ferrari): "Alcune società come la A.M. Metalli, la M.L. Metalli, la ALL METAL e COPPER POINT assolvono alla fondamentale funzione di fornire, tramite l'emissione di fatture soggettivamente inesistenti, la "copertura" contabile necessaria alle aziende utilizzatrici, effettivamente operanti nello specifico settore commerciale dei rifiuti (tra le quali la Truciolo srl, la Iron srl, la New Steel srl, la E-metale srl e la New Service srl), per la cessione di carichi di prodotto (rottami e cascami metallici) acquistati in nero. Queste ultime società, a fronte della citata fatturazione, corrispondevano un pagamento con regolare bonifico: le somme così incassate, sempre grazie ad una falsa documentazione contabile, venivano successivamente trasferite su rapporti intestati alle altre società del gruppo tra cui, in particolare, la Metal Point, la ditta individuale Monti Danilo e la Torinese Metalli (avanti funzione di cartiere di secondo livello, giustificando la movimentazione del denaro provento del traffico illecito mediante l'emissione di fatture oggettivamente inesistenti) oppure su conti correnti individuali intestati a diversi prestanome (tra i quali Luciano Mannarino, Vincenzo Pace, Claudio Gentile, Fabrizio Motta e Monti Danilo). Tale denaro veniva quindi in parte riciclato in altre attività imprenditoriali nel settore del commercio di autovetture e della ristorazione (accreditando le relative somme, mediante bonifici, sui conti correnti delle società appositamente costituite a tale scopo ovvero la Monti Auto e la G.C. Auto srls - entrambe ora poste sotto sequestro ndr) e in parte prelevato in contati presso i diversi uffici postali dislocati sul territorio (tracciati movimenti per ben 29 milioni di euro tra il 2015 e il 2018 ndr)".


Il camion della SB Trasporti di Ferrari Clara guidato da Benedetto Parisi fermato dalla Polstrada

In almeno un'occasione un carico va però male. La Polstrada di Brescia nel maggio 2018 ferma infatti un camion con 16 tonnellate di rame trinciato. E radioattivo. Chi l'ha messo in strada sa benissimo della non corrispondenza tra la bolla d'accompagnamento e l'effettiva natura del materiale, pericolo ("in cavi da Chernobyl per avere una radioattività del genere?" è captato in una telefonata intercettata dagli inquirenti). L'autista - e qui torniamo alla "nostra" signora - è Benedetto Parisi (ora in cella), ritenuto vicino a Vincenzo Marchio (tra i due tra maggio 2016 e gennaio 2018 sarebbero intercorsi ben 1092 contatti telefonici) e dipendente proprio della SB Trasporti di Clara Ferrari di cui gli investigatori indicano come amministratore di fatto anche "il vecchio" Santo Parisi (ora ai domiciliari), classe 1944, nato a Caronia (Messina) ma olginatese dalla gioventù, padre di "Benny" ma anche di Antonella, la vedova di Salvatore De Fazio, freddato nel settembre scorso nell'ambito di un regolamento di conti proprio in quel di Olginate, giusto per dare qualche indicazione più d'attualità.
Tornando dunque al gioco dei cognomi iniziale viene da chiedersi cosa di fa una Ferrari in affari con due Parisi. A rispondere è l'imprenditrice stessa. Nell'ordinanza del Gip sono contenuti infatti ampi stralci dell'interrogatorio reso dalla donna dopo il sequestro del rame radioattivo nel 2018, con una serie di affermazioni "auto e etero accusatorie" come si usa dire in gergo. Spiega di essere stata dipendente della Parisi Autotrasporti dal 2008 fino al pignoramento dell'impresa di Santo, nel 2013. Per mantenersi un lavoro - sostiene - avrebbe così deciso di affittare un ramo d'azienda, avviando la SB Trasporti "sulle ceneri" della precedente attività andata a rotoli, assumendo come autista Benedetto e facendosi aiutare invece in amministrazione dal padre, suo ex titolare, fino a consegnare di fatto ai due l'azienda a seguito di problemi famigliari che l'avrebbero allontanata dalla società. Sapendo però dei "traffici" di Parisi jr? Si, secondo le risultanze investigative. Scrive ancora il Gip nell'ordinanza: "Con riferimento alla società SB Trasporti di Ferrari Clara deve ritenersi senz'altro provata la consapevole partecipazione al traffico illecito di rifiuti non solo di Benedetto Parisi indicati nei relativi FIR quale autista di tutti i trasferimenti constatati ma anche dell'amministratore di diritto Ferrari Clara e nell'amministratore di fatto Santo Parisi, padre di Benedetto nonchè precedente titolare dell'attività. A tale proposito, occorre sottolineare che la consapevolezza dell'irregolarità dei trasporti da parte di Ferrari Clara e Parisi Santo, risulta oltremodo acclarata da quanto attestato nella documentazione ufficiosa rinvenuta presso al sede della società". Con la sua grafia - nonché con quella dell'anziano calabrese - sarebbero stati trovati in sede a Beverate "pizzini" necessari per tener traccia degli effettivi viaggi compiuti dalla SB Trasporti, in una sorta di contabilità dunque parallela a quella ufficiale necessariamente "taroccata" per coprire le movimentazioni illecite. Non avrebbe avuto però contatti diretti con la ALL METAL, la società formalmente del co-indagato Fabrizio Motta (di Carenno, ora in carcere) ma avente, per gli inquirenti, quali titolari occulti Vallelonga e Marchio, per cui viaggiava, essendo un cliente portato - guardacaso - direttamente da Benedetto Parisi. "Era un ottimo cliente in quanto pagava non appena presentavo la fattura dei trasporti effettuati per suo conto" è scritto nel verbale di interrogatorio. Forse c'era da chiedersi però come. O perchè.
A. M.
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