Olgiate, omesso versamento Iva: un anno e sei mesi (pena sospesa) a Panzeri di Tipes. Da confiscare 4 milioni di euro

Angelo Panzeri
Un anno e sei mesi, pena sospesa, e sequestro per equivalente ai fini di confisca di 4 milioni di euro. È questa la sentenza pronunciata questa mattina dal giudice monocratico Martina Beggio in Tribunale a Lecco nei confronti di Angelo Panzeri, ex patron di Tipes spa, società di trasporti con sede ad Olgiate dichiarata fallita tre anni fa, accusato di omesso versamento di Iva per gli anni 2014 e 2015. Secondo la tesi della pubblica accusa, l’imprenditore non avrebbe versato rispettivamente un milione e 900 mila euro e due milioni e 700 mila euro. Il giudice ha irrogato nei confronti del meratese una pena ancora più aspra rispetto a quella inizialmente formulata lo scorso dicembre dal Vpo Caterina Scarselli, che aveva chiesto nella sua requisitoria una pena finale di 9 mesi, sostenendo che l’imputato non avesse fatto tutto il possibile per pagare la somma dovuta allo Stato. In particolare, per avvalorare la sua tesi, la Vpo aveva ricordato - come dichiarato da uno dei testimoni sentiti nel corso dell’istruttoria – che la Tipes versasse in uno stato di crisi già dal 2011, circostanza che avrebbe dovuto rendere l’imprenditore molto più prudente. L’accusa, quindi, non aveva ritenuto sufficienti come “giustificazioni” al mancato versamento di Iva né gli accertamenti finanziari cui la società è stata sottoposta a partire dal 2013 per la vicenda “Crisana Spedition” - la società romena che secondo la ricostruzione della Finanza sarebbe stata utilizzata come “cartiera” per generare fatture ai fini Iva, vicenda per la quale l’imprenditore è stato assolto nel 2018 - né lo stato di crisi in cui versava il maggior debitore della Tipes, ovvero l’Ilva di Taranto, commissariata dal Governo. L’acciaieria sita in Puglia infatti risultava debitrice della società brianzola di quasi 4 milioni e mezzo di euro nel 2015, cifra molto vicina a quanto l’imprenditore olgiatese non aveva versato come quota Iva negli anni in contestazione. Ed è proprio su questi due fattori che il pool di difesa di Panzeri, gli avvocati Paolo Faini e Andrea Artusi, si erano concentrati lo scorso dicembre nel chiedere l’assoluzione del loro assistito. Le due toghe ora annunciano di voler aspettare il deposito delle motivazioni della sentenza di condanna - che avverrà entro 45 giorni- per capire il perchè il giudice non abbia ritenuto non sussistente il dolo nella commissione del reato. Il legale Artusi infatti lo scorso dicembre, sottolineando insieme al collega Faini come Panzeri abbia fatto di tutto pur di evitare il dissesto della sua azienda, rimettendoci anche di tasca propria finché gli era stato possibile farlo - essendo sopraggiunto nell’ottobre del 2015 un decreto di sequestro- aveva affermato che non erano presenti né la prevedibilità del fatto, né la volontà e l’intenzionalità di commettere l’illecito. Secondo i suoi difensori quindi, Panzeri andava assolto perchè il fatto non costituiva reato in quanto l’imprenditore non poteva prevedere che il suo maggior cliente sarebbe stato commissariato dallo Stato e poiché si era speso anche in prima persona stipulando una fideiussione con le banche per potere dare liquidità alla sua azienda. Con tutta probabilità quindi, la difesa ricorrerà in appello.
Beatrice Frigerio
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