Merate, Moni Ovadia ospite della Semina per il 27 Gennaio: ''Senza memoria non avremmo più un'identità''

La memoria è uno strumento che costruisce l’identità. Senza memoria non avremmo più un’identità". Non lascia spazio a fraintendimenti il pensiero di Moni Ovadia -  attore, drammaturgo, scrittore e compositore di famiglia ebraica - che ieri 25 gennaio è stato ospite dell'associazione La Semina di Merate. Il webinar è stato organizzato in occasione della Giornata della Memoria, anche se lo sterminio degli ebrei è stato solo uno dei tanti temi toccati.  Il concetto di memoria deve essere ancorato al presente, essere un  ponte necessario per costruire il futuro. Le commemorazioni del 27 gennaio, infatti,  corrono il rischio di essere retoriche e cristallizzare l'orrore di un determinato momento storico."La memoria - ha ammonito Ovadia - non è il ricordo del passato. La memoria serve al presente e al futuro. Un uomo che non ha memoria di sé, è costretto a subire gli altri". 


Moni Ovadia e Stefano Covino dell'associazione La Semina

Durante la conferenza l'attore ha ricordato gli altri genocidi della storia, spesso dimenticati o completamente ignorati. La Giornata della Memoria, secondo Ovadia, dovrebbe cambiare nome in "Giornata delle Memorie" per ricordare tutti coloro che hanno subito e subiscono ancora oggi discriminazioni di ogni genere. Nei campi di concentramento sono stati sterminati insiemi agli ebrei anche 2 milioni di rom e sinti (solo ad Auschwitz), 3 milioni di slavi, oppositori ai nazifascisti, i portatori di handicap, i testimoni di Geova, gli omosessuali. Ovadia ha poi ricordato anche i genoci perpetrati durante il colonialismo, il genocidio del popolo armeno, quello della cirenaica ed etiope da parte dei fascisti comandati dal generale Rodolfo Graziani, la strage dei Tutsi in Ruanda nel 1994, la ex Jugoslavia, la Cambogia, la Manciuria. L'invito di Ovadia è quello di partire dallo sterminio degli ebrei e di vederlo come paradigma di tutti i genocidi della storia.


"Non dobbiamo sottacere o sminuire gli altri genocidi di massa. La memoria della Shoah si dovrebbe comportare come la sorella maggiore e abbracciarli tutti, ricordarli tutti. Solo quando noi avremo fatto capire ai giovani che ogni essere umano che viene colpito, perseguitato, discriminato, deve essere nostro fratello; solo allora potremmo dirci sicuri.  Quanti scempi vengono compiuti oggi? Duemila persone detengono la stessa ricchezza di 4 miliardi. È possibile costruire giustizia in un mondo così? È possibile costruire pace? La memoria deve essere uno strumento poderoso della pace, dell’uguaglianze e della fratellanza. Non posso dividere tutto questo dalla memoria della Shoah". 
I negazioni sono stati definiti dal relatore della conferenza come "razzisti non redenti" che negano "per ricominciare come prima".  "C'è gente che non riesce a vivere senza odio: noi dobbiamo pedinarli in ognuna delle loro manifestazioni e costringerli ad ammettere che hanno un problema con loro stessi. Non c'è una ricetta, ma una pratica costante e paziente. Bisogna smontare le loro convinzioni con costanza e con pazienza".
Ovadia ha infine ricordato che il Giorno della Memoria non è stato istituito dagli ebrei, che conoscono benissimo e sono consapevoli delle atrocità della Seconda guerra mondiale: "Questa giornata deve essere una vaccinazione per impedire che si riproduca nuovamente quella pestilenza. La memoria non deve essere imposta, ma viva e partecipata. La conoscenza va data, poi ognuno è libero di scegliere".
B.V.

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