Brivio: Riva (Electro Adda) a giudizio per 413,96 € di accise non pagate. E' assolto
Ebbene sì, Lorenzo Riva, in qualità di presidente dell'Electro Adda di Brivio, dopo essersi opposto per il tramite dell'avvocato Stefano Pelizzari, suo legale di fiducia, ad un decreto penale di condanna, si è trovato a giudizio per un nonnulla. Gli veniva contestata una supposta violazione al "Testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi" ed in particolare l'articolo relativo alla
"Sottrazione all'accertamento o al pagamento dell'accisa sugli oli minerali".
Nel dettaglio, Riva era tacciato di aver acquistato all'estero - in Germania - del lubrificante senza corrispondere il "balzello" spettante allo Stato. O meglio ancora di aver saldato l'imposta solo dopo aver ricevuto richiesta di spiegazione circa l'accaduto dall'Agenzia delle dogane, accortasi di una non corrispondenza tra il registro delle importazioni e quello accise versate. La cifra in contestazione, pagata da Electro Adda a pochi giorni di distanza dalla corrispondenza intercorsa con i funzionari dell'Ufficio doganale di Como, è pari a 413.96€. Niente (o quasi) per una società che oggi come allora - la verifica risale al febbraio 2018 - fattura oltre 20 milioni di euro l'anno, come asserito in Aula dai due dipendenti sentiti nel settembre scorso come testimoni. Ma tanto è bastato per incardinare a carico di Riva un procedimento penale, che scatta d'ufficio - come spiegato dal rappresentante dell'Agenzia delle Dogane escusso in apertura di lavori - superato un determinato quantitativo (in termini di peso) di merce importata senza pagare l'accisa.
Se il fatto appare chiaro e in qualche modo incontrovertibile, è spettato all'avvocato Pelizzari cercare di fare luce su come Electro Adda sia incappata nello scivolone (a cui, come detto, ha poi subito rimediato, versando il dovuto). "Non sapevo che il pagamento fosse sottoposto a accisa" ha ammesso, mortificata, la Responsabile dell'Ufficio acquisti della società metalmeccanica, subentrata lo scorso anno ad un collega mancato prematuramente. La donna ha anche chiarito la circostanza dell'acquisto all'estero: solo quel determinato tipo di olio verrebbe - a suo dire - acquistato fuori dai confini nazionali perchè richiesto della Produzione per una sola specifica pressa. "Dell'accisa abbiamo saputo solo quando è arrivato il verbale" ha confermato un impiegato dell'Ufficio amministrativo, deputato al pagamento delle fatture ai fornitori.
Puntualizzata infine, sembre nel corso della striminzita istruttoria, anche la posizione di Riva rispetto all'errore in cui la "non conoscenza" ha portato a incorrere: entrambi i lavoratori hanno sottolineato su precisa domanda dell'avvocato Pelizzari il suo non intervento in una vicenda gestita direttamente dal personale, parte di una schiera di un centinaio di assunti. Elemento quest'ultimo riportato dal penalista anche nella propria discussione, il 2 dicembre scorso. Ammesso pacificamente che le accise non sono state pagate, il difensore ha rimarcato, quasi in maniera polemica con lo Stato, la differenza evidente tra un olio energetico (su cui è scontato versare il balzello) e un olio lubrificate, ben altro prodotto, soffermandosi poi sul tema della "volontà" nel compiere il reato, del tutto assente nella condotta dell'imprenditore, non intervenendo nella sequenza procedurale tra ordine, acquisto e pagamento del bene importato dalla Germania, delegando, come normale sia per il legale rappresentante di una struttura di medie-grosse dimensioni come Electro Adda. Ma del resto, dello stesso avviso si era già detto anche il Pm, chiedendo l'assoluzione del noto imputato, "quantomeno perchè il fatto non sussiste". E assoluzione, ieri, è stata. Ma perchè "il fatto non costituisce reato".