Fabio Citterio
Stava scontando una condanna a trent'anni.
Fabio Citterio è morto nelle scorse settimane dietro le sbarre, nel
carcere di Busto Arsizio. Il suo nome resterà legato al
fatto di sangue che il 10 maggio del 2012 sconvolse Paderno D'Adda. Quella sera, nel box della propria abitazione, Antonio Caroppa, operaio di 42 anni, padre di famiglia, venne freddato con un colpo di pistola esploso, secondo le risultanze dell'autopsia, a bruciapelo. Presto indagati, grazie ai filmati estrapolati dai circuiti di videosorveglianza, l'operatrice sanitaria con casa a Dolzago Tiziana Molteni e suo cugino, Fabio Citterio, per l'appunto, allora 46enne. Il tecnico informatico, testimoniando in Corte d'Assise a Como nel processo a carico di Valerio Santo Pirrotta, presunto mandante dell'assassinio e unico dei tre imputati ad optare per il dibattimento, ebbe modo di raccontare di aver esploso accidentalmente il colpo di pistola che ferì e poi uccise Caroppa, all'esito di quella che a suo dire avrebbe dovuto essere soltanto una spedizione intimidatoria alla quale avrebbe preso parte per denaro, trascinato dalla Molteni. Quest'ultima e Citterio vennero invece definiti "spietati killer" da chi li processò. Assistiti rispettivamente dagli avvocati Vito Zotti e Marcello Perillo, scelsero il rito abbreviato. Come da richiesta del sostituto procuratore Rosa Valotta, vennero condannati in primo grado dal Gup Massimo Mercaldo a trent'anni di reclusione, nel 2013 con la sentenza poi confermata in via definitiva. A 8 anni abbondanti dall'omicidio, il 24 novembre la morte di Citterio, comunicata solo nei giorni scorsi al legale.