Merate: in piazza prevale il sì al vaccino anticovid. ''Segno di rispetto per gli altri''

Il 21 dicembre dello sfortunato 2020 che ci siamo appena lasciati alle spalle sarà ricordato per lungo tempo come il giorno in cui l'Ema, European Medicines Agency, ha dato l'ok per l'utilizzo del vaccino anti Covid-19 della Pfizer-BioNTech.
Da quel giorno, l'Europa ha iniziato ad intravedere una luce in fondo al tunnel in cui siamo piombati ormai quasi un anno fa, e domenica 27 dicembre, anche nel lecchese sono finalmente arrivate le prime dosi. Sul territorio ha dunque preso il via la campagna di vaccinale, partita da medici, infermieri e personale sanitario, a cui sono state fatte le prime iniezioni, tra gioia e soddisfazione. Non sono mancati però gli scetticismi, che emergono anche domandando alle persone che animano piazza Prinetti a Merate la loro opinione sui vaccini.  C'è chi si dice assolutamente favorevole e soprattutto pronto a sottoporsi alle tanto attese due iniezioni di vaccino anti SARS-CoV-2, come i pensionati Marco, 70 anni, Alberto 69, Franco 75 e Nicola, Angelo e Raimondo, tra i 60 e i 65 anni. "Siamo pronti a vaccinarci, non siamo certo pazzi" dicono con serietà, mascherina al volto e distanza di sicurezza mantenuta.


"È un dovere" fa eco Enrico, 71 anni, anch'egli pronto a vaccinarsi non appena toccherà a lui. "Purtroppo, mi sono sottoposto all'antinfluenzale solo settimana scorsa" commenta poi uno di loro, dicendosi preoccupato delle tempistiche della sanità italiana e temendo che il suo turno arriverà tra mesi. Convinti anche Fulvio e Gianni, rispettivamente 70 e 71 anni, che si dicono pronti a rispondere ad una convocazione quando sarà il loro turno. Il 68enne Italo ha spiegato che si sta ancora facendo un'idea, ma semplicemente perchè attualmente gode di ottima salute e non si è mai vaccinato, nemmeno per l'influenza; "ma alla fine lo farò" ha concluso bonariamente.  Tra chi ricorda che vaccinarsi è un diritto e soprattutto un dovere c'è anche Marina, pensionata di 65 anni, che ha raccontato che la figlia, operatrice socio sanitaria, si è sottoposta all'iniezione solo qualche giorno fa tra la contentezza di parenti ed amici. "Ha sentito un leggero pizzicore seguito da un dolore al braccio" ha commentato "ma assolutamente una cosa sopportabile".


Come lei, anche Augusta e Piera, uscite per alcuni acquisti, si sono dette desiderose di tornare ad una vita normale, e soprattutto di poter abbracciare di nuovo i nipotini, che in questi ultimi mesi hanno visto poco e non hanno potuto "strapazzare" come solo delle nonne sanno fare.  I più giovani vedono poi l'iniezione come una speranza, un'opportunità di poter ritornare, con le dovute tempistiche e precauzioni, alla vita di una volta, scandita da appuntamenti, incontri, serate con gli amici, partite di calcio e film al cinema. Ivan e Mattia, rispettivamente 19 e 22 anni, letteralmente "non vedono l'ora di potersi vaccinare", anche se, come ricordano quasi ridendo, non sanno quando e se arriverà il loro turno. Ciò che è certo è che l'iniezione è attesa con la trepidazione con cui si aspetta qualcosa di veramente bello. Tra la fascia dei più giovani anche Andrea, 38 anni, che come loro è risponde "assolutamente sì" alla domanda se si sottoporrà o meno alla puntura.



Ciò che traspare dalle risposte è dunque un senso di assoluta fiducia nei confronti del tanto atteso vaccino, e la stessa contentezza traspare dalla voce della giovane Camilla, studentessa di medicina di 25 anni che, come i colleghi, si è sottoposta alla prima delle due iniezioni di vaccino anti Covid. "É un gesto di solidarietà nei confronti di chi mi sta vicino" ha commentato "ed è finalmente un modo per poter cambiare le cose". Come lei, anche il 57enne Ambrogio, dipendente dell'ospedale Mandic di Merate, ha raccontato di aver fatto solo due giorni fa la puntura e di essersi sentito fiducioso e tranquillo. 


Angelo, meratese di 58 anni

Tra quelli che ancora sono scettici nei riguardi del trial clinico che ha portato l'EMA all'approvazione del vaccino ci sono, infine, Angelo e Walter, coscritti di 58 anni. "Ovviamente spero per il meglio" ha commentato Angelo, dicendosi però perplesso nei confronti di questo vaccino, "approvato alla velocità della luce". Gli fa eco Walter, che vorrebbe vedere come evolverà la situazione ed avere a disposizione più dati: "Per ora non sono convinto, ed io, che sono un comune cittadino, nel vedere che sono gli stessi lavoratori della sanità ad avere delle opinioni divergenti non faccio che perdere fiducia nelle istituzioni e nel governo che sovrintende alle operazioni di vaccinazione". 
G.Co.
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