La sceneggiata dei vaccini ha ignorato il personale del Mandic. Il Presidio soffre di scarsa rappresentanza?
L’immagine iconica lo rappresenta a bordo di un catepillar, secondo pilota, inverno 2005, ore cinque del mattino a togliere la neve dal centro di Merate. Giovanni Battista Albani, del resto, poteva magari litigare con i congiuntivi ma quando c’era da fare, faceva. Dopo anni di nevare scarsi ecco che a dicembre di questo dannato 2020 i fiocchi calano sulla città. Annunciati, peraltro. La tecnologia ci ha precisato con giorni di anticipo anche sulla quantità di neve che sarebbe caduta, ora per ora. Non è servito. Fino alle nove del mattino nessun mezzo spazzaneve si è visto in centro e, ben pochi sono apparsi a giorno già inoltrato in alcune frazioni. Anche senza prove ci sentiamo di affermare che non c’era un vero e proprio piano antineve, di quelli in uso negli anni passati. Ingannati dalla rarità di nevicate la Giunta non ha predisposto un programma di intervento. E la città si è fermata. A dispetto di quanto aveva affermato l’attuale Sindaco in una lettera da noi pubblicata il 27 giugno 2018 a proposito di Albani il cui mandato, secondo Massimo Panzeri non passerà alla storia. Può essere. Di sicuro però ci si ricorderà del fallimento di questa prima prova della nuova Amministrazione, sancito da decine di fotografie. Addì 28 dicembre 2020.
Ma non è di questo che vogliamo intrattenere i lettori. Domenica, come in tutta Italia, si è consumata la sceneggiata dei vaccini. Una narrazione invereconda diffusa a reti unificate con tanto di scorta militare dei 9mila vaccini dal Brennero a Roma. Poi ci domandiamo perché siamo sempre il fanalino di coda dell’Europa e spesso anche lo zimbello. Ma, a parte questo, anche la nostra Azienda Socio-Sanitaria Territoriale, non ha voluto essere da meno inscenando una analoga rappresentazione dal vago sapore natalizio. Ecco quindi Piero Poli offrire proditoriamente il braccio all’infermiera per l’iniezione, poi Pierfranco Ravizza e poi Carlo Signorelli, che è professore al San Raffaele e Stefania Picone delle malattie infettive. Una carrellata di foto su nessuna delle quali però appare un medico o un infermiere o una Oss del San Leopoldo Mandic. Ma i due presidi non sono di pari livello? Non dovrebbero avere pari dignità? Il personale del Mandic ha combattuto e sta combattendo la battaglia contro il virus come quello del Manzoni. Non meritava di avere un proprio rappresentante nel presepe del Covid 19?
Temiamo che il problema stia ancora in chi dovrebbe rappresentare il presidio e invece in qualche caso sembra remare contro. Siamo lieti che il reparto di Ostetricia Ginecologia abbia superato i cinquecento parti, ponendosi così in sicurezza, pur operando da oltre un anno con appena cinque medici. E ciò grazie al sacrificio del personale, il cui senso di appartenenza al reparto e al presidio è straordinario. Eppure questo sforzo che andrebbe incoraggiato pare sia addirittura malvisto se non addirittura ostacolato.
Ci fermiamo qui. Ma da dire abbiamo ancora molto. A chi di dovere consigliamo una ricerca su questo portale della risposta del territorio agli attacchi strumentali portati al reparto. Date una bella occhiata. E’ un attimo trovarsi la portineria invasa da pazienti grati al personale e incazzati come bisce con la direzione.
Ma non è di questo che vogliamo intrattenere i lettori. Domenica, come in tutta Italia, si è consumata la sceneggiata dei vaccini. Una narrazione invereconda diffusa a reti unificate con tanto di scorta militare dei 9mila vaccini dal Brennero a Roma. Poi ci domandiamo perché siamo sempre il fanalino di coda dell’Europa e spesso anche lo zimbello. Ma, a parte questo, anche la nostra Azienda Socio-Sanitaria Territoriale, non ha voluto essere da meno inscenando una analoga rappresentazione dal vago sapore natalizio. Ecco quindi Piero Poli offrire proditoriamente il braccio all’infermiera per l’iniezione, poi Pierfranco Ravizza e poi Carlo Signorelli, che è professore al San Raffaele e Stefania Picone delle malattie infettive. Una carrellata di foto su nessuna delle quali però appare un medico o un infermiere o una Oss del San Leopoldo Mandic. Ma i due presidi non sono di pari livello? Non dovrebbero avere pari dignità? Il personale del Mandic ha combattuto e sta combattendo la battaglia contro il virus come quello del Manzoni. Non meritava di avere un proprio rappresentante nel presepe del Covid 19?
Temiamo che il problema stia ancora in chi dovrebbe rappresentare il presidio e invece in qualche caso sembra remare contro. Siamo lieti che il reparto di Ostetricia Ginecologia abbia superato i cinquecento parti, ponendosi così in sicurezza, pur operando da oltre un anno con appena cinque medici. E ciò grazie al sacrificio del personale, il cui senso di appartenenza al reparto e al presidio è straordinario. Eppure questo sforzo che andrebbe incoraggiato pare sia addirittura malvisto se non addirittura ostacolato.
Ci fermiamo qui. Ma da dire abbiamo ancora molto. A chi di dovere consigliamo una ricerca su questo portale della risposta del territorio agli attacchi strumentali portati al reparto. Date una bella occhiata. E’ un attimo trovarsi la portineria invasa da pazienti grati al personale e incazzati come bisce con la direzione.
Claudio Brambilla