Colnago: è morto Carmine, della pizzeria ed ex K-flex

“Sei il nostro eroe, il nostro idolo, il nostro orgoglio e sarai la luce che guiderà il nostro cammino…ciao papà”. Questa è una delle frasi che sono state scritte su i cartelloni affissi alle saracinesche della pizzeria Spaccanapoli di via Silvio Pellico a Colnago, frazione della Città di Cornate d’Adda. Sono per Carmine Granato, mancato il 22 dicembre a soli 65 anni. A scrivere questa frase piena di dolore e orgoglio sono stati i suoi quattro figli, Rosa, Pasquale, Luigi e Anna.

Carmine Granato

Sull’uscio della pizzeria, dove Carmine era solito incontrare tutti i giorni con un sorriso la sua clientela, ora ci sono dei fiori. “Ti sei sempre battuto per il bene di tutti e per questo sarai il nostro esempio da seguire. Grazie per averci insegnato la vita”. Carmine infatti aveva da pochi anni aperto la pizzeria in piazza a Colnago, dopo essere stato licenziato. Lui era uno dei 187 della K-Flex, l’azienda di Roncello che chiuse i battenti nel 2017. Si trattò di una chiusura tutt’altro che indolore. I 187 dipendenti che avevano ricevuto la lettera di licenziamento di punto in bianco quando la produzione dell’azienda era stata spostata all’estero, intrapresero una battaglia durata ben 100 giorni.

Una battaglia che fece notizia, apparendo in tutti i notiziari e giornali locali per poi approdare alla cronaca nazionale. Praticamente ogni politico di spicco, oltre naturalmente ai sindaci e non solo della zona, fece tappa al presidio. Cento giorni di proteste, prima nella speranza di far cambiare idea all’azienda, poi per cercare di ottenere almeno una buona uscita decorosa. Carmine Granato era sempre lì. Non solo, si fece portavoce delle istanze dei colleghi recandosi con i sindacalisti a Roma al Ministero del lavoro per portare anche lì la voce di tutti.
L’azienda proseguì con i propri piani e ognuno scelse strade diverse. Ma Carmine continuò a far parlare di sé. Lasciato “a casa” a soli cinque anni dalla pensione, non si diede per vinto. Prese i soldi della buona uscita e con la famiglia si rimise in gioco aprendo la pizzeria Spaccanapoli che sotto il logo riportava il numero 187, un locale quindi dedicato a loro. Il suo sogno era infatti di avere tanto successo da aprire una catena e poter assumere i suoi ex colleghi ancora disoccupati. Una missione per lui. “Qui dentro hai messo tutta la tua anima e qui rimarrà pre sempre. Indimenticabile”. Ora a portertarla avanti sarà la sua famiglia.
Ai quattro figli e alla moglie Immacolata si è stretta nel giorno dei funerali tutta la comunità di Cornate e non solo: la pizzeria infatti si era guadagnata una certa popolarità per la qualità dei piatti della tradizione napoletana. E a sottolineare il grande successo raccolto, pochi mesi fa la pizzeria era stata ampliata di un locale. Inutile dire che Carmine lascia un vuoto incolmabile in quei locali, arredati con le foto della sua famiglia, dei suoi colleghi della K-Flex e delle icone napoletane, a ricordare le sue origini: lui lo si trovava sempre, a qualsiasi ora, con un immancabile sorriso. La sua bontà d’animo si era manifestata con il dono di 70 pizze che aveva fatto in piena pandemia, lo scorso 13 marzo, agli operatori dell’ospedale Mandic di Merate. In quell’occasione aveva voluto mandare il suo sostegno a chi combatteva in prima linea contro il Covid. Ed è sicuro (per chi scrive, ndr) che i suoi famigliari sapranno ereditare il coraggio, la tenacia e la bontà del loro papà.
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