Merate, Sant'Ambrogio: l'invito di don Luigi ad essere ''marinai che esplorano rotte nuove''

Per i meratesi, quella di quest'anno sarà una festa patronale diversa dal solito, ma non certo meno sentita. Ad aprire ufficialmente la ricorrenza di Sant'Ambrogio, questa mattina, la tradizionale Messa celebrata nella chiesa parrocchiale da don Luigi Peraboni, coadiuvato da don Luca Rognone e da don Arivu Mariappan. Presente tra le prime file e con le dovute distanze l'amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Massimo Panzeri e dagli assessori Alfredo Casaletto e Franca Maggioni. A gremire le panche, se pur in numero molto ridotto rispetto al solito, i membri dell'Arma, della Polizia locale, della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco e delle associazioni cittadine, Aido, Avis e Alpini.



Il sindaco Massimo Panzeri


A fare da fil rouge di tutta la celebrazione è stata la similitudine utilizzata durante l'omelia da don Luigi, che, riallacciandosi alle letture, è partito dal concetto dell'essere "tutti sulla stessa barca". La stessa immagine, come ha spiegato il prevosto, è stata usata anche a marzo da Papa Francesco, che parlando in piazza San Pietro ha ricordato l'episodio del Vangelo in cui Gesù si trova su una barca insieme ai suoi discepoli, in balia del mare in tempesta.


Don Luigi Peraboni

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"Dobbiamo attenerci fermamente alla fede, che è la nostra rotta sicura, perchè le tempeste del mondo non ci rendano naufraghi" ha spiegato, proseguendo la sua riflessione proprio sul concetto di fede, che diventa "ricerca continua, nello stile di chi attraversa gli oceani e si avventura per rotte inesplorate". Da qui, l'invito a dubitare di chi mostra convinzioni incrollabili, poichè la vera fede è quella che sa offrire segni di riconciliazione, soprattutto di fronte a momenti di sconforto ed isolamento come quello che stiamo vivendo oggi. "San Paolo aveva intuito che l'annuncio di Cristo non era riservato a pochi eletti, ai buoni e ai giusti" ha proseguito il religioso durante la predica "ma è invece rivolto a tutte le genti". Riprendendo una riflessione dell'arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, che tempo fa aveva auspicato l'esistenza di un sinodo minore, don Luigi ha spiegato che la comunità meratese è chiamata a sentirsi parte di questa "chiesa delle genti", dimostrando di saper accogliere l'invito ad andare per il mondo e parlare di Cristo ad ogni uomo.



"Ma qual è l'atteggiamento interiore da mantenere per vivere bene questa navigazione?" si è domandato, trovando risposta nel Vangelo odierno, quello del buon pastore. "Si può essere mercenari, che vedendo il lupo abbandonano  le pecore e fuggono, dimostrandosi così parte del cosiddetto 'individualismo contemporaneo'. Oppure si decide di essere come il buon pastore, che conosce le sue pecore ed è capace di  dare la vita per loro. Il buon pastore conosce, e chi conosce ama". Nel concludere l'omelia, don Luigi ha di nuovo preso spunto dalle parole di Papa Francesco, che ha invitato i cristiani a farsi carico del fratello, soprattutto di quello più vulnerabile. "Ciò che dà fondamento ad una società, anche nel mutare di economie e governi e che mantiene l'identità di un popolo nelle sue molteplici sfaccettature è l'avere una visione condivisa, il sognare insieme che ci rende parte dello stesso pellegrinaggio" ha chiosato don Luigi, invitando tutti ad alzare gli occhi al cielo, perchè "ogni navigante deve avere la capacità di fermarsi e guardare l'orizzonte, desiderando una meta".







Don Luca



Dopo la predica, il sindaco Massimo Panzeri ha proceduto con la tradizionale accensione del cero nella cappella dedicata proprio a Sant'Ambrogio.
A chiudere la celebrazione sono state le parole di gratitudine espresse da don Luigi, che ha salutato e ringraziato di cuore l'amministrazione, le autorità civili e militari e le associazioni per la presenza che è ormai una certezza in questo momento così importante per la comunità meratese.
G.Co.
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