Merate: sicurezza in...transito
Ma detto questo - e rassicurati circa la miglior sorte che avrà il signor Sindaco dopo la benedizione del cardinale Delpini e l'ascolto "in presenza" della sua omelia - veniamo al tema che sta davvero a cuore a tutti noi. La sicurezza.
Che è la questione centrale. I "continui passaggi serali" di cui favoleggia il Primo Cittadino di Merate - a nostro sommesso parere - non rispondono minimamente all'esigenza di prevenzione dei reati. E non servono alla loro repressione. Diversi lettori hanno concordato - e noi con loro - che se l'auto con i colori d'istituto e i lampeggianti accesi transita lungo una via oggetto delle oscure attenzioni dei ladri, questi si acquattano finché il mezzo si è allontanato e poi riprendono il lavoro con la certezza statistica di avere tempo per portarlo a termine senza rischi.
Così, sempre a nostro sommesso parere- non si va da nessuna parte e a "girare" come cestelli di lavatrice sono le chat - ufficiali e non - che segnalano a ciclo continuo tutto ciò che si muove, fosse anche un gatto o un coniglio scappato dalla gabbia.
L'indagine. Ecco la parolina magica che dovrebbe sovrintendere il lessico militare. L'appostamento. Come modalità operativa che impone abiti civili, magari trasandati e vecchie Punto. L'incrocio di dati, le immagini delle telecamere, quelle vere però, il minuzioso lavoro di ricerca di persone estranee all'ambiente, il controllo sui soggetti di cui non si sa come campino.
In una parola la vecchia investigazione coniugata con la tecnologia. Il semplice "continuo passaggio serale" raramente dà risultati apprezzabili. Così, quando il furto è andato a buon fine tocca anche sentire le proteste dei cittadini e finisce che il lavoro delle forze dell'ordine si riduce a raccogliere verbali buoni per le assicurazioni. Dopodiché provvede la polvere a completare l'opera.
Da metà novembre a oggi le frazioni sono state flagellate dai furti. E ancora non si cava un ragno dal buco. Molti cittadini hanno paura quando calano le ombre, e alle 17 già è buio. Altri, al contrario, sperano di essere presi di mira. Convinti che c'è solo un modo per fermare la razzia: affrontare di persona i razziatori.
A questo siamo arrivati.